10. Piper

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Odio le idee di Annabeth.
Cioè, non fraintendetemi. Ci ha salvato molte volte con i suoi magnifici piani da figlia di Atena, ma non capisco cosa le era saltato in mente quando mi ha detto che dovevamo andare a "conversare amichevolmente" col re degli dei.
Capite la mia reazione!
Mi immagino perfettamente la scena:
Io: Ehii! Salve Zeus!
Zeus: *la fulmina*
FINE

Già...
Ma io seguo i consigli di Annabeth. E, oltre a grande stratega, è anche la mia migliore amica, mi fido di lei.
La mattina successiva ci alzammo all'alba e uscimmo di soppiatto dal campo. Facemmo un lungo pezzo a piedi per le colline e i boschi di Long Island. Ammetto di non aver mai guardato bene il luogo esterno al campo e me ne pento abbastanza. Il panorama era bellissimo di prima mattina ma a Annabeth sembrava non importare.
Si era legata i capelli alti, come al solito, pensai io, ma instravidi qualcosa di diverso nel suo modo di fare e di vestire.
I ricci color miele erano bene ordinati nella coda di cavallo che solitamente aveva la particolarità di essere sempre spettinata, mentre adesso era ben fatta, con cura e, a dirsi, anche con molta precisione. Annabeth indossava la solita maglietta arancione del Campo Mezzosangue ma anzi che averla fuori dai pantaloncini di jeans si trovava all'interno facendo bella mostra della sua spada d'osso di drago.
Adoro osservare i comportamenti umani, forse questo deriva dal potere di mia madre, ma non ho mai riflettuto al riguardo.
- Annabeth? - la chiamai.
Non mi rispose, il passo svelto e lo sguardo fisso all'orizzonte.
- Annabeth! - riprovai e lei si distolse dal suo momento di trans.
- Oh, scusami Piper! Dimmi. - disse infine.
- Volevo sapere cosa avevi intenzione dire a Zeus, non possiamo andare nell'Olimpo senza un piano ben preciso. E questo lo sai meglio di me. - affermai.
- Beh, io pensavo... - un frastuono la interruppe.
- Cos'è stato? - chiedi mentre sguainavo la spada dei Boreadi. Annabeth fece lo stesso con la sua.
- Non lo so - sussurrò lei.
Una risatina squarcia il silenzio.
- Chi va là! - urlai.
Nessuna risposta.
Passarono parecchi minuti ma non successe nulla.
Mi rimisi la spada sul fianco destro.
- Forse è stato il vento - dissi poco sicura.
- Mmh... - Annabeth sembrava sospettosa. - Continuiamo il tragitto, la fermata dell'autobus è lontana. Dobbiamo arrivare entro mezzogiorno all'Olimpo, voglio capire come stanno le cose.
Per tutto il percorso Annabeth continuava a girarsi e guardare dietro di noi, ma non c'era niente.
Anche io sentivo una sottospecie di essenza alle nostre spalle e la cosa non mi piaceva affatto.
Ormai eravamo a meno di dieci metri dalla fermata del autobus e nessuno si era fatto vivo per staccarci le braccia o romperci la colonna vertebrale.
Annabeth si fermò di colpo come pietrificata. Il volto sembrava paralizzato, i suoi occhi puntavano dritti verso la sua spada e le mani sembravano pronte ad afferrarla, ma era totalmente immobile.
Sulle sue gambe si stavano formando piccole stalattiti di ghiaccio, le sue labbra un tempo rosee erano ormai color del cielo.
Sguainai la spada.
- Tu... - ringhiai tra i denti.
Una giovane donna sui vent'anni si trovava difronte a me. I lunghi capelli neri erano appogiate alle spalle, la carnagione pallida faceva risaltare gli occhi color ghiaccio. La tunica bianca le arrivava poco più in basso delle caviglie.
- Lieta di rincontrarti, Piper McLean - disse Chione. - E ora muori.

Scambio di ruoli ~ PJ & HPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora