Capitolo 12

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Marinette osservò gli abiti disposti sul letto, sorridendo e allungando le mani, sfiorando il broccato rosso scuro del gilet e seguendone la trama floreale: un capo di abbigliamento che non avrebbe mai indossato in vita sua, se non fosse finita in quella casa. Mikko aveva abbinato a ciò anche altri indumenti, creando una mise elegante e adatta a lei.
Dopo le insistenze iniziali, Mikko e Tikki si erano arrese davanti ai suoi costanti rifiuti di indossare abiti che, nonostante la bellezza e magnificenza, le risultavano scomodi per muoversi e lavorare nell’officina: «Oggi siete proprio luminosa» commentò l’enorme guardaroba, agitando le ante e i cassetti, facendo sorridere la ragazza mentre si sedeva sul letto per infilare gli stivali di morbida pelle scura: «Una luce che, oserei dire, innamorata.»
«Co-co-cosa?»
Mikko gorgogliò alla voce della giovane, che incespicava sulle parole, ignorando lo sbuffò infastidito e il discorso senza senso che lo seguì. Marinette s'imbronciò, iniziando a vestirsi e rabbrividendo appena quando sentì la stoffa fredda contro la pelle: «Io non…» bofonchiò, ritrovando un po' di padronanza di se stessa e scuotendo il capo: «Io non sono innamorata.»
«Certamente» commentò l'armadio, aprendo le sue ante e mostrando lo specchio interno: Marinette sorrise al proprio riflesso, finendo di allacciare i bottoni scuri del gilet e osservando la propria figura, notando come la camicetta candida risaltava contro la stoffa scura del gilet e della gonna corta a balze: «Posso suggerire un paio di parigine nere?» buttò lì Mikko, mentre un cassetto si apriva e mostrava le calze: «Direi che sono perfette per la mise odierna, a cui penso abbinerà i suoi soliti stivali.»
«Beh, vado in officina perché dovrei mettermi delle altre scarpe?»
«Quello che mi chiedo anche degli abiti, madamoiselle» commentò l'armadio, richiudendo il cassetto non appena Marinette prese le calze: «Che motivo avete di vestirvi così elegantemente, se poi passerete tutto il tempo con quel vecchio brontolone di Vooxi?»
«E-ecco…» Marinette deglutì, sedendosi sul letto e iniziando a infilarsi le calze, cercando di trovare una risposta per Mikko che non implicasse in nessun modo il padrone di casa: poteva negarlo a parole, rifiutarsi di ammettere ciò che, in verità, sapeva benissimo.
Cercava di essere carina per lui, tentava in ogni modo di attirare la sua attenzione e questo perché…
Si morse il labbro, scuotendo appena la testa e alzandola, notando gli stivali già pronti nel ripiano inferiore dell'armadio: le sue vecchie scarpe erano state pulite e tirate a lucido e, sebbene consumate in alcuni punti, non sembravano da buttare, come sempre aveva pensato sua madre.
Si alzò e afferrò le calzature per i lembi, portandosele al petto e stringendole con forza, mentre chinava la testa e inspirava l'odore di cuoio: «Qualcosa non va, madamoiselle?» domandò Mikko, facendola sorridere appena per il tono premuroso e preoccupato che aveva subito assunto: «Io non volevo…»
«Stavo solo pensando a casa. A mia madre» mormorò Marinette, sedendosi nuovamente sul materasso e infilando senza problemi, la calzatura sinistra, stringendo i lacci con forza e tirando appena su con il naso: «Ormai manco da…» si bloccò, storcendo la bocca e fissando il pavimento: «Starà bene? Si starà preoccupando? Non le ho fatto avere nessuna notizia e papà…»
«Madamoiselle…»
«Quando potrò vederlo? Quando guarirà? Vorrei solamente vederlo, ma Plagg e Wayzz me lo vietano, dicendo che è pericoloso.»
«Ecco, madamoiselle…» Mikko si zittì, incapace di continuare il discorso e immergendosi nel silenzio: avrebbe voluto dire qualcosa a quella ragazza che aveva iniziato ad apprezzare nel periodo passato assieme, rivelarle la verità e parlare dell'inganno perpetrato alle sue spalle; allo stesso tempo, però, non voleva poiché l'unico a rimetterci sarebbe stato il padrone e non voleva, non ora che erano così vicini a spezzare la maledizione e tornare umani.
Era un pensiero egoistico e lo sapeva fin troppo bene, ma cosa poteva fare?
Marinette la ignorò, avvicinandosi alla toelette e prendendo la spazzola, ridacchiando a qualcosa che la cameriera trasformata le stava dicendo e poi pettinandosi i capelli e sistemandoli in una treccia: «Mikko?» il richiamo riportò l'armadio al presente e lei aprì e chiuse le ante, come a far intendere che era attenta a ciò che le stava per dire: «Grazie.»
«Per cosa, madamoiselle?»
«Per avermi ascoltato» dichiarò Marinette, sorridendo appena e uscendo poi velocemente dalla stanza: non merita i ringraziamenti di quella fanciulla, non meritava neanche un sorriso. La stava ingannando, come tutti in quel luogo: il padre, per cui era tanto preoccupata, era scappato e nessuno di loro sapeva dove si trovasse, poteva essere tornato a Parigi oppure essere disperso per il bosco che circondava il maniero, o ancora…
Mikko aprì le ante, richiudendole subito e cercando di non pensare all'opzione peggiore di tutte.

La bella e la bestia || Miraculous Fanfiction {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora