Capitolo 11

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Marinette sorrise, osservando il riflesso nello specchio del grande armadio il cui nome era Mikko: «Sto bene?» domandò la ragazza, posando le mani all'altezza dello stomaco e lisciando la stoffa cremisi del corpetto, impreziosito di pietre nere come l'onice; la gonna si allargava dal punto vita ed era arricchita da un tulle rosso che rifletteva la luce delle candele, anche quello tempestato di pietre nere che davano all'intero abito l'aspetto di una...
«Coccinella» mormorò Mikko, aprendo e chiudendo alcuni cassetti, mentre un nastro volava nell'aria, subito agguantato da un bastone per appendere gli abiti: «Le coccinelle portano fortuna, sa?»
«Ne avrò bisogno stasera...»
«Madamoiselle, si ha sempre bisogno di fortuna» dichiarò Mikko, mentre Marinette si voltava e lasciava che la sarta del castello le acconciasse i capelli in un morbido chignon, da cui alcune ciocche sfuggirono adagiandosi sul collo nudo: «E voi siete assolutamente bellissima. Sono certo che il padrone non vi toglierà gli occhi di dosso» riprese, tirando fuori una collana con una pietra rossa come ciondolo e la posò attorno al collo della ragazza, chiudendola: «Sì, assolutamente bellissima.»
«Sono...» mormorò Marinette, osservando nuovamente il suo aspetto e sorridendo a quella se stessa così differente rispetto a ciò che lo specchio le rimandava sempre: «...diversa.»
«Essere diversi non è un male» commentò Mikko, sospingendola con le ante verso la porta: «E adesso andate. Il vostro principe vi attende.»

«Mi raccomando, Nooroo» dichiarò Plagg, marciando sopra il pianoforte a corde che aveva visto giorni migliori: il legno candido era, in alcuni punti, scheggiato e i decori sembravano sbiaditi; le uniche cose che erano ancora tirate a lucide erano i tasti bianchi e neri, che si muovevano di tanto in tanto: «Voglio qualcosa d'effetto, che crei l'atmosfera giusta. Dobbiamo fare sì che sia il massimo del romanticismo.»
«Con il piano che hai in mente ne dubito» commentò il pianoforte, suonando alcune note: «Ma vedrò quel che posso fare. Romantico, eh?»
«Romantico e d'effetto?»
«Hai altro? Magari vuoi anche un minuetto o una tarantella? Poi? Un po' di valzer?»
«Per l'amor del cielo, no! Sai bene che il padrone non può ballare nelle sue condizioni.»

Adrien sorrise, mentre osservava la giovane che scendeva la rampa di scale antistante la sua, il lungo e vaporoso abito cremisi che ondeggiava a ogni passo, lo sguardo celeste che brillava e il sorriso radioso completamente rivolto a lui: «Sei...» mormorò, quando fu davanti a lei e si fermò, osservandola alzare la mano e sfiorargli appena lo zigomo con le nocche: «Sei...»
«Sei vestito decentemente» constatò Marinette, studiando la giacca di broccato scuro e i calzoni neri, riportando poi lo sguardo sul suo volto e sorridendogli dolcemente: «Per una volta non sembri un barbone.»
«E tu non sembri uno straccio per pulire i motori» commentò Adrien di rimando, sentendo il cuore che batteva furioso nel suo petto: «Sei splendida.»
«Tutto merito di Mikko, è lei l'artefice di questo meraviglioso abito» dichiarò Marinette, prendendosi le gonne con le punta delle dita e allargandole appena; Adrien rimase in silenzio, senza dire che la bellezza della ragazza centrava poco o nulla con l'abito che indossava: certo, la valorizzava ma lui sapeva che Marinette era bella anche con i suoi soliti abiti e sporca di olio da motori.
«Vogliamo andare?» le domandò, offrendole il braccio metallico e rimanendo in attesa, quasi trattenendo il respiro finché lei non posò la mano nell'incavo del suo gomito, stringendolo appena e lasciandosi guidare nell'ultima parte della scalinata, diretti verso la sala ove li attendeva qualsiasi cosa avesse preparato la servitù di quello strano posto.

«Ma chére madamoiselle et mon cher maître, è con profondo orgoglio e con grande piacere, che vi diamo il benvenuto stasera» Plagg s'inchinò ai due ospiti per quanto il suo corpo metallico glielo permettesse e poi si rialzò, muovendo uno dei bracci con un movimento lento: «E ora, vi invitiamo a rilassarvi. Avviciniamo una sedia» dichiarò, osservando una delle poltroncine muoversi e fermarsi dietro a Marinette: «Avviciniamone un'altra» continuò Plagg, muovendo l'altro braccio e osservando una seconda poltroncina muoversi in direzione di Adrien: «La sala da pranzo è fiera di presentare...» si fermò, lasciando che Nooroo eseguisse un piccolo assolo, facendo muovere i tasti bianchi e neri: «...la vostra cena!»
Adrien sospirò, passandosi la mano metallica sul volto e osservando il candelabro saltellare davanti a loro e sfoderare un sorriso, un presagio di qualcosa di catastrofico che stava per abbattersi; il giovane artigliò la sedia con l'altra mano, mentre la servitù abbassava le luci della sala e alcuni piatti si misero a rifrangere la luce delle poche candele, creando dei giochi di luci per tutta la sala: «Stia con noi. Qui con noi» mormorò Plagg, quasi canticchiando le parole mentre i tovaglioli planavano dolcemente attorno a lui, piegati in quel modo complicato che Adrien tanto ammirava: «Si rilassi d'ora in poi» il portabiti si avvicinò a entrambi, posando un tovagliolo sulle gambe di Marinette e poi, con una piroetta, raggiunse la parte opposta, lasciandone uno sulla gamba metallica di Adrien: «Leghi al collo il tovagliolo, dopo ci pensiamo noi.»
«Sarà così per tutta la cena?» domandò Marinette, chinandosi appena verso Adrien e vedendolo mentre negava con la testa, scoccandole una fugace occhiata di pura disperazione: «Vediamo dove andrà a parare» decretò alla fine la giovane, sorridendo alle scodelle che planarono con delicatezza avanti a loro, accompagnate da due piatti pieni di crostini.
«Soupe du journe, antipasti, li serviamo entusiasti» continuò Plagg, afferrando un vassoio di metallo e mostrandolo ai due, allontanandolo poi quando Adrien allungò la zampa: «Il caviale non lo batti. Ha dei dubbi? Chieda ai piatti.»
«Non importa chiederlo ai piatti» sospirò il ragazzo, provando ad acciuffare alcune tartine: «Basta assaggiarlo!»
Marinette ridacchiò, notando come Plagg balzò lontano dal campo di azione del giovane e cercò a sua volta di recuperare qualcosa dai vassoi ma i piatti e il portabiti erano più veloci di lei a muoversi: «Non mangeremo di questo» mormorò, storcendo la bocca quando si accorse di essere quasi riuscita ad afferrare un piccolo voulevant.
«Penso sia il loro piano: stia con noi. Certo, ma da cadavere.»
«Vive l'amour» continuò Plagg, completamente immerso nel suo soliloquio, balzando fra i due e piegando le labbra in un sorriso malizioso: «Vive la dance. Dopotutto, Madamoiselle, c'est la France.»
«Mi chiedo cosa sarebbe successo se fossimo stati in Italia» bofonchiò Adrien, guardando male un piatto pieno di tartine: «Volavano pizze?»
«E una cena qui da noi c'est fantastique» continuò Plagg, infischiandosene di ciò che aveva detto Adrien e alzando un braccio, facendo volare i menu fino a loro: «Prenda il menù in mano. Un pasto luculliano.»
«M'interessa poco che sia luculliano, se non posso mangiarlo» bofonchiò Adrien, abbassando lo sguardo e sospirando, leggendo velocemente le righe vergate in una grafia elegante.
«Dovremmo mangiare tutta questa roba?»
«Se continuano a fare così, ci alzeremo da tavola con la pancia vuota.»
«E allora perché hanno cucinato?»
«Non li hai ancora imparati a conoscere?»
«Stia con noi» dichiarò Plagg, abbassando la carta di entrambi e sorridendo, muovendo le sopracciglia verso l'alto mentre un sorriso sfavillante gli piegò le labbra: «Qui con noi. Sì con noi.»
«Plagg, siamo qui. Dacci da mangiare ora.»
«Che ragout, che soufflé, torte e caramel flambé» Plagg saltò al centro della tavola, mentre alcuni portavivande comparvero e vennero illuminati dai piatti che, continuando a riflettere la luce, facevano sembrare la tavola il palco sul quale Plagg si stava esibendo: «Preparati e serviti come un grande cabaret.»
«Forse stavolta mangiamo...» mormorò la ragazza, poggiando una mano in quella metallica di Adrien e stringendola appena, sorridendo di fronte all'espressione di pura esasperazione dell'altro: «Voglio sperarci almeno.»
«Lei è sola, impaurita...»
«Plagg, non è né sola e né impaurita» sospirò Adrien, osservando i portavivande girare attorno al tavolo e poi spostò lo sguardo su Tikki che, da una parte, osservava tutto con un sorriso sulle labbra: «Tikki! Puoi fare qualcosa?»
La teiera trasalì, osservando il proprio padrone e poi muovendosi da una parte del proprio portavivande: «Dalla gioia urlerei» dichiarò Tikki, facendo muovere il proprio carrello e avvicinandosi al tavolo: «Ora il vino è già versato e il tovagliolo è accanto a lei; col dessert vorrà il tè...»
«Non vogliamo il dessert, Tikki! Vogliamo mangiare.»
«Ma la tavola è imbandita» s'intromise Plagg e un ringhio provenne dalle labbra di Adrien, mentre Marinette al suo fianco sorrideva piena di divertimento, continuando a tenere la mano in quella di Adrien: «Via la noia e la tristezza, viva la spensieratezza.»
«Mangeremo mai?»
«Se vuoi dopo provo a fare qualcosa io» mormorò Marinette, allungando la mano e punzecchiandogli la guancia con l'indice: «Qualcosa di semplice sono capace di farlo.»
«Almeno non andremo a letto a stomaco vuoto» bofonchiò Adrien, ignorando Plagg che continuava con il suo soliloquio: «A quanto pare preferiscono recitare questa pantomima piuttosto che darci da mangiare.»
«In alto i calici, facciamo un brindisi» dichiarò Plagg, facendo muovere i bicchieri di vino: «Poi resti qua e vedrà, soddisfatta se ne andrà...»
«A stomaco pieno, però non assicuro» commentò Adrien, sussurrando le parole all'orecchio di Marinette e la risata di lei si riverberò in lui: «Stia con noi» bisbigliò, ripetendo la frase di Plagg e sorrise, vedendo lo sguardo celeste di lei posarsi su di lui: «Qui con noi.»
«Qui con voi.»
«Sì, con noi.»

La bella e la bestia || Miraculous Fanfiction {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora