Le manette le stringevano i polsi, era quasi sicura che le avrebbero lasciato dei solchi profondi. Né Quertyn né Kyla ebbero il tempo di reagire all'arresto improvviso da parte di Monroe, che l'aveva trascinata a forza dentro una stanza buia, piccola, senza finestre e con un odore forte e persistente di aria viziata. Si soffocava. Il calore era insopportabile, nonostante la fredda stagione, e il panico che la ragazza provava non faceva che peggiorare le cose. Durante il viaggio l'ispettore non le disse molto, rispondendo alle sue domande con un semplice "Alla centrale ti spiegheremo, tranquilla dovremo solo parlare". Ma adesso, chiusa da almeno un'ora, sola tra quelle quattro mura come la peggiore delle criminale e dopo essere stata aggredita e trascinata con forza. Non aveva nemmeno opposto resistenza, troppo sorpresa da ciò che stava succedendo e troppo spaventata per muovere anche solo un muscolo. Il detective spalancò la porta e la luce improvvisa le ferì gli occhi. L'uomo che entrò era di bell'aspetto, incuteva timore con la sua statura imponente, le spalle larghe e la muscolatura pronunciata sotto la camicia. Nonostante avesse la barba sfatta e le occhiaie marcate, gli occhi neri ti paralizzavano. Era un predatore che aveva addocchiato la sua preda e non l'avrebbe lasciata andare per nessuna ragione al mondo. La mascella contratta e i pugni che si aprivano e si chiudevano ritmicamente indicavano che si stava trattenendo dall'aggredirla come poco prima. Kyla deglutì a vuoto. Un agente entrò giusto il tempo di portare un pacco marrone, con un grande adesivo bianco sul lato, e di appoggiarlo sul tavolo davanti alla ragazza. Poi fece un rispettoso cenno col capo in segno di saluto ed uscì velocemente dalla stanza, non prima di aver lanciato uno sguardo impaurito in direzione della sospettata. Appena egli uscì, Monroe indicò il tavolo.
- È opera tua? - Lei alzò le mani mostrando le manette.
- Non riesco ad aprirlo con queste. Sono troppo strette e sto perdendo la sensibilità alle dita. Vi prego.- Assunse un tono neutro, troppo stanca per supplicare o per arrabbiarsi. Ci riflettè qualche secondo, per valutere i rischi. Davanti a lui c'era una ragazzina minuta e docile, inoltre era sicuro di sopraffarla in caso di scontro. Si avvicinò e le liberò le mani, posizionandosi poi a distanza di sicurezza mentre lei apriva la scatola. All'interno c'era una sfera, della grandezza di un pugno di un bambino, con una dozzina di spilli distribuiti in tutta la superficie. Lei si tolse i guanti per poter avere più presa e sentire ogni imperfezione o indizio che potessero indicarle la funzione e il costruttore. Non percepiva nient'altro che quello strumento nelle sue mani, il caldo e la sensazione di soffocamento erano spariti lasciando il posto al liscio, freddo metallo a contatto con la pelle. Passò il pollice sulla superficie, sentendo i colpi dati con il martello per lavorarla e mallearla, sentendo la differenza delle saldature, imprecise probabilmente per la mano inesperta che le aveva ideate. C'era anche un cassettino semiaperto, che doveva aver contenuto qualcosa di piccolo come una chiave o un biglietto. Poi notò una lieve rientranza, ruvida, su di uno spillo. Con un'espressione corruciata toccò tutti gli altri per sentire se anche gli altri presentassero lo stesso segno e trattenne un sorriso quando scoprì che tutti ne avevano una soltanto e ad altezze diverse. Continuò a cercare allora l'unica cosa che ancora non aveva trovato, avvistandola poco dopo proprio vicino al taglio che divideva la sfera in due emisferi. Girando si richiudeva in cassetto e si riapriva, ma c'era ancora un blocco che impediva di guardare dentro questo rompicapo.
- Dentro il cassetto cosa c'era? - Alzò gli occhi verso il suo carceriere, scoprendo che aveva uno sguardo cupo. Quando si accorse di essere stato osservato e interpellato, distolse gli occhi quasi con vergogna. Kyla non capì il motivo fino a quando, abbassando lo sguardo, vide il suo indice destro, ora non più coperto dai guanti. Lo aveva perso anni prima per colpa di una macchina mal riuscita e lo aveva sostituito con uno totalmente metallico, di una lega che non arrugginiva per non doverlo cambiare spesso. Grazie ad un medico, folle quanto lei, che lo aveva riallacciato ai nervi, lo poteva muovere e oramai non ci faceva nemmeno più caso, ma visto per la prima volta poteva sconvolgere non poco.
- Un foglio col nome di Quertyn, per questo ti abbiamo allontanata da lui. Non ci possiamo fidare di nessuno. - Lo ringraziò mentalmente di non fare domande, mentre proseguì con il rompicapo.
- Non è l'unico indizio che contiene. Vedi, su ogni ago c'è un taglio. Bisogna farli scorrere fino al segno per far aprire la sfera. - la girò per fargli vedere i segni ora che si stava avvicinando a lei.
- Inoltre, come ogni artigiano e arista, ha lasciato la sua firma. - Monroe si irrigidì e la sua attenzione si moltiplicò. Prese la sfera e cercò di leggere in controluce la scritta.
- Sappiamo quindi chi l'ha mandato? - Kyla si sentì a disagio a doverlo deludere.
- Non proprio. È un nome d'arte, non sarà così facile capire a chi corrisponde. Ma sappiamo che non è un esperto e nemmeno un orologiaio, perchè non ha utilizzato strumenti del mestiere. Ma finchè non la apriamo non so dirle nient'altro se non il come vuole essere riconosciuto.
- "Il Trovatore". Si crede un intellettuale probabilmente.
- Di certo ha una grande visione di sé, visto che ha minacciato formalmente un ispettore di polizia lasciando una firma. Crede di poter giocare con la polizia senza conseguenze.
- Ci sottovaluta. Abbiamo i migliori agenti della Gran Bretagna, secondi solo a Scotland Yard. Forza, apra questo dannato affare e poniamo fine a questa storia.
Spinse gli spilli, cercando di posizionarli perfettamente all'altezza della fessura, anche se dubitava che fosse uno strumento di alta precisione. All'ultimo spuntone si sentì un sonoro click, segno che l'intuizione di Kyla fosse corretta. Trattenendo il fiato fece scorrere le due mezze sfere tra di loro. Ma queste non si aprirono. Con uno scricchiolio si bloccò al terzo giro che le fecero fare e si accese una luce sulla sommità di uno degli emisferi. Subito dopo un "bip". Non fu particolarmente forte ma nel silenzio teso che si era creato fece trasalire entrambi. Succese tutto in pochi secondi. Il secondo "bip" li fece guardare negli occhi terrorizzati. Al terzo riguardarono la sfera, metabolizzando quello che istintivamente avevano già capito. Al quarto lo stesso Monroe urlò.
- Bomba! - Ci fu un trambusto immediato, con un fuggi fuggi generale che portò tutti gli agenti, fortunatamente addestrati alle situazioni di emergenza, fuori dall'edificio. Ognuno cercò con gli occhi colleghi e amici, raggiungendoli con sollievo. Ci furono molte pacche sulle spalle, ma il terrore si riprese i cuori di chi era scampato alla morte con una sola domanda.
- Avete visto l'ispettore Quertyn? - Il tono preoccupato e quasi piagnucoloso della recluta fece voltare tutti nella direzione della stazione di polizia. Monroe fece qualche passo disperato in quella direzione, rallentando appena quando lo vide sulla porta che camminava con un po' di fatica appoggiandosi al bastone. L'uomo si fermò, affaticato, e guardò il giovane che gli correva incontro. Con affetto paterno gli fece segno di fermarsi alzando la mano verso di lui. Aveva le lacrime agli occhi, ma sorrideva. Chiuse gli occhi, nell'istante esatto in cui si udì lo scoppio.
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Mechanical puzzle
Mystery / ThrillerLe vie dell'Inghilterra vittoriana sono il teatro del paradosso. All'ombra di grandi chiese nascono fumerie d'oppio e squallide taverne, il benestare delle città industriali contrasta con le periferie grigie e senza luce. In quest'atmosfera trova la...