Capitolo 7

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PORTAMI VIA CON TE
chapter seven !

" ON THE TOP "

" ON THE TOP "

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Sarah's pov.

Avete presente quella sensazione di farfalle nello stomaco?
Quel momento in cui ti viene da sorridere senza un preciso motivo?
Quando guardi negli occhi una persona e capisci che quello sguardo ti fa un effetto strano, che non avresti guardando negli occhi di nessun altro?

Questo mi succedeva con Cole.
Assurdo.
Lo conoscevo da solo una settimana.

In classe, dato che seguivamo la maggior parte delle lezioni insieme, progettavamo la nostra prima vacanza.
Sarebbe stata tra un mese poiché in quel periodo avevamo troppe verifiche e interrogazioni per riuscire a staccare almeno tre giorni.

Immaginavo già come sarebbe stato stare tre giorni insieme a lui.

«Allora, che posto visiteremo per primo?» mi chiese sussurrando durante l'ora di biologia.
«Lo so che ti avevo detto l'esatto opposto, ma penso che faremo per primo il Grand Canyon e gireremo per quella zona!»
«Va bene Sarah, ai tuoi ordini!» sghignazzò e tornò con lo sguardo fisso sulla lavagna.

Io invece non riuscivo a smettere di fissarlo.
Suonò la campanella proprio in quel momento e lui si alzò.
«Ci vediamo dopo, va bene?»
«Si, a pranzo?»
«Mh mh» oddio, era così bella la sua voce.

Cambiai aula e mi sedetti al fondo come nella prima ora.
Stavolta però al mio fianco non c'era Cole, che aveva un'altra lezione, ma Dylan.

Tutte le ragazze lo fissavano.
In realtà anche alcuni ragazzi.

«Ehi Sarah, non ci siamo più visti da quella sera!» mi sorrise.
«Eh già, dovevo venire alla tua festa l'altro giorno ero troppo stanca, non me la sentivo»

«Chissà perché ma avrei giurato che tu fossi una di quelle ragazze che non si perdono una festa!»
Scoppiai a ridere perché in effetti era un po' vero.
Alle feste potevo essere chi volevo, fare quello che volevo e dire tutto ciò che mi passava per la testa.

«Hai ragione, ma ero davvero messa male quel giorno» quella era una bella scusa.
In realtà quel giorno avevo letto e stampato qualcosa per Cole.
Ma lui che ne sapeva?

Stava per aprire di nuovo bocca quando il prof ci richiamò.
Tutta la classe si girò verso i nostri banchi. Nonostante fossi abbastanza abituata a tutte quelle occhiate, mi sentivo stranamente inquieta.

Io e Jonas eravamo parecchio popolari in questa scuola: ovviamente se sei esteticamente bella o bello a scuola sei sul gradino più alto.
Insomma, da quando mio fratello aveva finito la scuola ero rimasta da sola in cima al gradino della scala sociale, anche se non mi era mai piaciuto starci.

E da quando era morta mia mamma era stato ancora peggio: chiunque trovava un modo per parlarmi, per trattenermi anche solo due minuti e parlare di quanto gli dispiacesse e altre cazzate simili.

Finite le lezioni mattutine mi diressi verso la mensa.
Sentii una mano sulla spalla.
Era Emily.
«Ehi biondina, come stai?»

Le sorrisi allegra: «Per quanto si possa stare bene a scuola, bene!»
«Ciao ragazze!» erano Hanna e Rose.

Ogni persona nei corridoi mi salutava.
Alcune volte avrei preferito essere invisibile.

«Ho dimenticato una cosa nell'armadietto, voi iniziate pure ad andare in mensa, vi raggiungo dopo!» dissi alle ragazze, nel tentativo di stare un po' da sola.

Nella calca di persone presenti nel corridoio mi sentivo come schiacciata e avevo bisogno di aria.
Spalancai la porta che dava su un giardinetto piccolissimo, nascosto tra le scale antincendio e due muri di due aule.

In pochi conoscevano quella zona del liceo.
Era uno dei posti che preferivo in assoluto.
La maggior parte delle mie pause pranzo le passavo qua, non appena riuscivo a sfuggire a tutti gli altri.

Attraversai il passaggio e salii sulle scale, arrivando sul tetto.
Non c'era una grande vista, ma era un posto magnifico in confronto ai corridoi pieni di gente che mi stava sul culo.

Mi sedetti per terra, vicina al cornicione ma non troppo.
Avrei avuto paura di cadere.

Presi il mio pranzo e mi misi a spiluccare qualche pezzo del mio panino.
Stamattina non avevo voglia di fare qualcosa di più elaborato.

Sentii una porta sbattere e mi voltai di scatto, con il terrore che magari un prof o un bidello mi avesse scoperta.
E invece no.
Era Cole.

«Tutta sola sul tetto? Wow, sembri quasi la ragazza depressa in una scena di uno stupido film» commentò lui, avvicinandosi.
«Si, e tu sei il ragazzo che mi salverà da questa triste vita, giusto?»
«Solo se lo vuoi tu...» si sedette di fianco a me, prese un pezzo del mio panino e guardò il 'panorama'.

«Come mi hai trovata?»
«Ti ho vista allontanarti dalle tue stupide amiche e ti ho seguita»
«Non sono stupide...»
«Secondo me si, tu sei assolutamente diversa da loro»

Era un complimento?
Non ne avevo idea, ma ero contenta di passare un po' di tempo con lui.

«Diversa in che senso?»
«Penso che tu possa arrivarci, sai?» mi fissò attentamente, facendo si che i nostri sguardi si incrociassero perfettamente.

Quello era il momento perfetto per il bacio che avrebbe salvato la ragazza depressa.
Eppure quel momento non arrivò perché lui si alzò e mi porse la mano.

«Che ne dici se dopo scuola usciamo?»
«Si» fu tutto quelli che riuscii a dirgli.
Tornammo al piano inferiore insieme, in silenzio.
Anche se non era successo praticamente nulla, mi aveva tranquillizzata stare con lui.
Nell'ora di storia, mi sorpresi addirittura a sentire la sua mancanza.

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