Passi
16 Agosto 2000
Ad ogni passo mi sembrava di farne cento, è così che ci si sente quando si ha paura di andare in un qualsiasi posto.
Io stavo per entrare in un cimitero, per conoscere i miei genitori.
Arrivammo, la mia mano destra sudava ma non riuscivo a smettere di stringere quella di Noah. Quel posto era talmente piccolo, c'erano una ventina di defunti, ma loro. Loro erano in fondo, Condividevano una misera lapide, l'unica senza nemmeno un fiore sopra. In quel momento capii che non fui l'unica ad essere rimasta sola tutti quegli anni. Ero impassibile. Mi bloccai a vedere la loro foto. Mia madre, una giovanissima ragazza dai capelli ricci color oro. Mio padre, altrettanto giovane, capelli rossi e lentiggini. Non piansi finchè non notai un dettaglio, a primo impatto insignificante ma che in quel momento mi spiazzò. Gli occhi giovani e sorridenti di mia madre, uno azzurro e uno castano. Erano i miei genitori e mi avevano abbandonata. Le lacrime scorrevano e non riuscivo a fermarle.
"Mila, mi dispiace così tanto" Noah sussurrava.
Capii in quel momento che la mia era solo rabbia, ma soprattutto che dovevo metterla da parte. Presi il mio mazzo di rose gialle, comprate poco prima, e le poggiai lì, in segno di rispetto.
Continuavo comunque ad essere arrabbiata con loro e con le persone che mi hanno spudoratamente mentito per tutta la vita.
"Noah andiamocene da qui, non voglio tornarci mai più"
"Non dire così, sono i tuoi genitori"
"No, ti sbagli non lo sono. Essere genitori non significa solo mettere a mondo i figli, nemmeno preparargli da mangiare o mandarli a scuola e aiutarli a fare i compiti. Essere genitori significa soprattutto essere leali e prendersi cura dei propri figli e amarli qualsiasi cosa accada. Nessuno si è mai comportato così con me, solo tu. Per questo dobbiamo stare insieme, sei l'unica famiglia che ho" Me ne andai velocemente ma mi accorsi che Noah era rimasto fermo a guardarmi.
" Che c'è?" gli chiesi
"Saresti una mamma fantastica"
"Che vuoi dire con questo?"
"Che farei volentieri un figlio con te"
"Te l'ho detto mille volte, io non voglio avere figli"
"Ma se ti chiedessi di farne uno con me, tu che risponderesti?" pian piano mi avvicinai a lui, quasi con un'espressione di sfida
"Ti direi che ti amo, e che un figlio con te lo farei anche subito"
Andammo in un pub e io mi sbronzai, non l'avevo mai fatto e mi sentivo catapultata in un'altra realtà.
"Amore mio, è veramente straordinario cosa può fare una bottiglia di vodka, non credi?" non volevo davvero parlare in quel modo, ma l'alcol ormai era nella mia testa.
"Mila basta bere, ora possiamo andare in hotel"
"Hai ragione, cazzo. Ho bisogno di scopare con te, ho bisogno di te porca troia io ti amo"
'Amore mio anche io ti amo, ma non possiamo fare niente se tu sei in queste condizioni"
"No Noah tu non capisci io voglio stare il più possibile vicina a te, mi sento così sola. Se non ho te non ho nient'altro. Ho bisogno del tuo amore" leggevo la felicità nei suoi occhi al pronunciare di queste parole. Il suo volto cambiò e potevo percepire la sua voglia di andare in hotel e soddisfare le mie esigenze.
In quel cazzo di Hotel da quattro soldi, noi facemmo sesso. Mai come prima, fu fantastico, in quel momento tirai fuori tutta la mia rabbia e fu una delle cose più belle della mia vita.
Nessun preservativo.
Il mattino dopo
"Noah"
"Mila"
"Che cazzo abbiamo fatto"
"Sono un idiota"
"è solo colpa mia"
"Come stai ora?"
"Mi fa solo male la testa"
"Quando dovrebbe venirti il ciclo?"
"Settimana prossima"