Capitolo I - In Tram

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Firenze, 21 Giugno 2026, ore 21

«Permesso! devo salire! scu-sa-te!»

Cercava di infilarsi nel vagone affollato della tramvia sfidando il principio di impenetrabilità dei corpi. Le persone già salite e oramai "al sicuro" si guardavano attorno con aria da vittima scocciata, come a dire che era inutile spingere perché non c'era spazio più per nessuno.

Lucrezia, risoluta ed energica, riuscì invece a trovare una fessura... o così le sembrò finché le porte non si chiusero, spingendola ancora di più verso i vicini: malgrado fosse minuta le era davvero difficile mantenere una postura dignitosa, strizzata com'era tra le buste della spesa della corpulenta signora sudamericana a sinistra e l'enorme zaino del giovane studente alla sua destra.

L'odore pungente della folla, in quel giugno infernale, era insopportabile per molti: si leggeva il loro disgusto in ogni fascio muscolare del volto.

Qualcuno si faceva scudo contro l'olezzo con una breathmask, una sottile membrana in tecnopolimero attivo che sigillava naso e bocca, in grado di filtrare una varietà di pollini, polveri e particelle. Era un gadget costoso, importato dal Giappone, e non tutti se lo potevano permettere; molti altri invece dubitavano fosse addirittura efficace.

Altri facevano mostra di una stoica capacità di alienazione dei sensi, immersi nel dive così profondamente che avrebbero potuto ignorare anche gomitate e pestoni. Il dive era la moda del momento: una versione da gaming delle ololenti standard. A differenza dei modelli classici, che erano in tutto e per tutto identici ad una vecchia lente a contatto, si applicavano all'esterno dell'occhio e venivano mantenuti in posizione da un piercing magnetico. Erano in grado di divenire perfettamente opache e proiettavano sulla retina immagini in altissima risoluzione. Proprio come i due giovani spilungoni che si trovavano alle sue spalle, con i sensi sperduti in quell'universo sparato dentro al nervo ottico, di cui all'esterno giungeva solo un debole alone luminoso.

Con una smorfia riuscì a liberare un braccio dal groviglio umano e a compiere un quarto di giro col busto, in modo da afferrare la maniglia per mantenersi in equilibrio. Con l'altra mano tentò, infine con successo, di avvicinare il suo bracciale al pannello NFC della biglietteria automatica. Si sentiva in qualche modo soddisfatta nel rispettare le regole di civile convivenza e cittadinanza responsabile, come ad esempio pagare il biglietto del tram... ma, al momento, il pensiero che quella corsa non valesse un solo centesimo del prezzo richiesto si stava facendo sempre più insistente. Abbracciò subito la risoluzione di arrivare al lavoro in anticipo a partire dal giorno seguente. 

Erano le 21 ed era l'ora di punta per i lavoratori: un provvedimento, in vigore ormai da 2 anni, imponeva per i mesi estivi il lavoro nelle sole ore notturne, dalle 22 alle 6 del mattino, con poche eccezioni. Di giorno c'era il rischio di subire uno shock termico anche solo nei trasferimenti per il lavoro e il Governo, dietro raccomandazione dell'INAIL, aveva emesso il D.L. 227 del 2025, soprannominato dalle opposizioni "Decreto Ramadan". Non erano mancate feroci polemiche, ma dopo 10 operatori paramedici e 25 vittime morti per colpo di calore, il Governo ottenne la fiducia più abbondante che si ricordi nella storia della Repubblica Italiana.

Lucrezia quella notte aveva altro a cui dedicare la sua attenzione: era il suo primo giorno al laboratorio di Intelligenza Artificiale dell'Università di Firenze e si sentiva invincibile, impermeabile a qualunque avversità, si sentiva una dea, maestosa e terribile... ma soprattutto si sentiva come se avesse un buco nero supermassiccio nello stomaco. A casa non aveva voluto nulla della colazione che il padre le aveva fatto trovare prima di uscire: si sentiva tesa e preoccupata. «Più tardi la rimpiangerai», le aveva detto il babbo. E come spesso accadeva, aveva la ragione dalla sua parte.

Adesso che l'agitazione stava pian piano scemando, ora che iniziava a mettere a fuoco il contesto, ora che tutti i suoi neuroni erano svegli e collegati, sentiva la necessità di assumere una massiccia dose di zuccheri e carboidrati.

Alla fermata Gramsci c'era un'ottima pasticceria e ormai la folla si era ridotta moltissimo, vicini com'erano al capolinea. Decise di scendere e di proseguire a piedi: aveva dieci minuti a disposizione per la colazione e non ne sprecò neanche mezzo.



Image credits: By Cramos (Photo personnelle (own work)) [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons

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