Capitolo 4

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~fifty days.

La porta del supermercato si apre ed io entro, prendendo il primo carrello che mi si piazzi davanti. Non è stata una grande idea uscire, sono ancora parecchio nervosa e non riesco a scrollarmi di dosso questa sensazione sgradevole. È sempre così. Quando non ho mia figlia accanto a me, mi preoccupo e comincio a delirare, il più delle volte inutilmente.

Ma questo volta non proprio, inutilmente. L'ho lasciata con quella squilibrata di mia madre, che per quanto ne sappia non sa badare neanche a se stessa.

Vago per i vari reparti, decidendo di prendere le cose strettamente necessarie per andarmene il prima possibile.

Quando finisco sto per andare alla cassa, ma poi ricordo di aver promesso a Evelyn un regalo, quindi mi dirigo nell'area giocattoli -fortuna che questo supermercato sia enorme- e cerco tra le varie cianfrusaglie qualcosa che potrebbe piacerle.

E la trovo.

Ricordo che a pranzo mi aveva chiesto una casa delle bambole, ma invece della solita casa, stavolta ho deciso di esagerare e prenderle direttamente la villa.

A parte la grandezza, che è e spropositata, la villa è anche dotata di un ascensore, una scala e la piscina!

Quasi ne parlo come fosse una villa vera e propria, e rido per quanto posso sembrare ridicola. Sento la tensione alleggerirsi, ma l'ansia rimane.

Controllo il prezzo e quasi non cado a terra per lo shock: 150$.

Probabilmente Richard mi ucciderà, ma so che capirà quando gli spiegherò del carillon. Sono sicura che Evelyn se ne dimenticherà non appena vedra il suo regalo.

Al pensiero di montare tutta questa roba mi sale una crisi, ma poi ricordo che c'è Richard per questo e quindi mi tranquillizzo.

Quando finisco di caricare tutto in macchina, mi dirigo a grandi falcate su di essa, uscendo dal posteggio e sfrecciando via, finalmente felice di star tornando da mia figlia.

Sbuffo nervosa quando vedo la fila di macchine davanti a me, e lo divento ancora di più quando cominciano tutti a suonare il clacson, come impazziti.

"Cazzo!" Sbotto, ma poi mi tappo la bocca con la mano.

Io non dico parolacce.

Scuoto la testa e poggio entrambe le mani sul volante con così tanta forza che quasi mi faccio male.

Devo mantenere la calma.

Decido di chiamare mia madre per sapere cosa sta combinando e soprattutto se Evelyn sta bene. Devo levarmi questo pensiero dalla testa.

Digito il numero e faccio partire la chiamata. Lei risponde al secondo squillo.

"Pronto? Vicky tutto bene?" Domanda tranquilla, ma non riesco a non scorgere un velo di ansia nella sua voce.

O forse è la mia immaginazione, e l'ansia è solo la mia, non lo so.

"Mamma. Che state facendo?" Chiedo con un evidente punta di nervosismo nella voce.

Lei non risponde per qualche secondo, ma poi si sblocca e parla.

"Come sarebbe a dire che stiamo facendo?" Quasi ride. "Evelyn stava facendomi vedere la sua stanza dei giocattoli e adesso stavamo pensando di andare a mangiare qualcosa." Risponde serena.

50 days to dieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora