Capitolo 5

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Forty-nine days.

"No mamma, ti prego!"

Evelyn è in lacrime, e mi sta pregando di non fare qualcosa, ma cosa?

Che strano...

"Non farò più i capricci, te lo prometto!" Continua ancora, più disperata di prima. È rossa in faccia e le lacrime le sgorgano copiose dal viso.

Ma tesoro mio...

È in piedi nella sua stanzetta dei giochi, come sempre disordinata e piena di cianfrusaglie. Sta nel mezzo della stanza e indietreggia spaventata.

Ma da cosa?

E ad un tratto vedo.

Anzi, mi vedo.

Quasi non mi riconosco. Corti capelli rossi mi circondando il viso, la pelle piena di cicatrici, gli occhi neri e le labbra curve in un sorriso inquietante.

Ma niente di tutto questo mi stupisce.

La cosa che mi fa rabbrividire è il coltello che tengo nella mia mano destra.

Mi sveglio di soprassalto, sudata e spaventata, dopo aver sentito un rumore proveniente dalla porta.

Richard è appena andato via ed io mi sento improvvisamente sola e spaventata.

Non faccio mai incubi, e se raramente me ne capita qualcuno, non è mai così orrendo, ma soprattutto mai mi è parso così reale.

Ancora col fiato in gola e su di giri mi alzo, entrando in bagno e sciacquandomi il viso con abbondante acqua fredda, ma neanche questa sembra riuscire a calmarmi, perlomeno non del tutto.

Mi incammino lentamente verso la stanzetta di Evelyn e quando apro la porta vedo che dorme tranquilla.

La mia bambina.

Entro nella stanza e mi avvicino nel suo letto, sedendomici sopra. Prendo ad accarezzarle delicatamente la guancia con un dito e lei si smuove leggermente, gli occhi ancora chiusi. Per non svegliarla, decido di alzarmi dal letto e raggiungo la porta, socchiudendola.

Quando mi dirigo in cucina, comincio a preparare la colazione per me ed Evelyn, e nel frattempo mi ricordo che dovrei assolutamente chiamare Bethany, la mia amica.

Cerco il cellulare in tutta la casa, trovandolo dentro la borsa, lasciata ancora a terra davanti la porta d'ingresso, da ieri. Lo prendo e cerco in rubrica il numero di Bethany, poi lo faccio squillare.

Lei risponde al primo squillo.

"Sai che sei un amica di merda?" Comincia lei, senza darmi neanche il tempo di parlare.

"Ciao anche a te! Si anch'io sto bene..." Dico per sdrammatizzare, ma so che è arrabbiata, almeno un pochino.

Bethany e io siamo amiche da tempo immemore, ormai. Sin dai tempi del liceo, io e lei siamo sempre state amiche. La conosco da molto prima che mi frequentassi con Richard. Conosce ogni cosa di me, del mio passato. È più come una sorella. A volte non ci vediamo per mesi, ognuno ha la sua vita d'altronde, ma in un certo senso siamo sempre legate da quest'amicizia che so non avrà mai una fine.

50 days to dieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora