Bip-bip! Anche quel giorno la sveglia del mio cellulare squillò alle 7 in punto, come tutte le mattine eccetto il sabato e la domenica, in cui mi concedevo qualche coccola in più per riposare dalle mille fatiche della settimana. Anche quel giorno era ora di vestirsi e di andare a lezione. Dovevo indossare l'uniforme standard della mia università privata, quella che avevano scelto mamma e papà, perché ci tenevano tanto che io mi laureassi.
"Non sai fare niente, sarebbe un problema se non ti laureassi" mi ripetevano ogniqualvolta un esame andasse male. E alla fine iniziai a crederci anche io e a sentirmi quasi in colpa. D'altronde era una sensazione onnipresente nella mia vita: non ero né studioso né negligente, né bello né brutto, né interessante né noioso, né carne né pesce.
Ma quell'uniforme rappresentava esattamente quello che ritenevo fosse la mia missione nella vita: fingere. Fingere di essere quello che tutti volevano che fossi, scimmiottare un ragazzo standard della mia età e del mio ceto sociale, dare agli altri un'idea di normalità. Ecco perché a scuola nessuno sospettava che in realtà a me piacessero i maschietti e che, anzi, mi ritenessi talmente inadeguato a ricoprire il ruolo generalmente affibbiato al maschio medio che mi sentivo di gran lunga più a mio agio quando venivo considerato una femmina.
Presi il cellulare per controllare le notifiche.
"Una nuova giornata ha inizio" era il post di Francesco, con allegato un selfie in cui si lavava i denti. Mi strappò un sorriso, come al solito. E poi un SMS, anonimo, che diceva "Preparati come sai per questa nuova giornata, da brava bambina..."
Il mittente era sempre "Lui", che aveva impostato la nostra relazione in questo modo. Lui aveva sempre il controllo su di me e sul nostro rapporto, sui nostri incontri, su tutto. Io non sapevo quale fosse il suo numero, ma la cosa non mi importava. Noi stavamo insieme, e lui non mi faceva mancare nulla a livello emotivo, non mi trascurava mai, insomma. Anche se a suo modo, ci teneva tanto a me, e le sue premure si dimostravano in tutto: il regolamento mi obbligava ad indossare l'uniforme, ma non specificava cosa potessi o non potessi indossare sotto l'uniforme. Lui lo sapeva bene, e mi aveva organizzato un set di biancheria intima per ogni giorno. In generale erano completini di pizzo ricamati, tutti uguali ma di colori diversi, delle mutandine e dei reggiseni leggerissimi con un fiocchetto sul pube. Quel giorno dovevo indossare il completino rosa pesca, il più rischioso da indossare sotto la camicia candida dell'uniforme perché dalle tonalità leggermente fluo. Per quanto mi riguardava, io li indossavo con piacere, proprio perché quando mi chiedeva di farlo mi sentivo esattamente come volevo che qualcuno mi facesse sentire: femmina fino al midollo.
Finii di vestirmi, feci colazione, mi lavai i denti, uscii di casa, la casa di cui i miei pagavano l'affitto in quella città, rivolsi uno sguardo imbarazzato al supermercato di fronte, ricordandomi solo allora dell'accaduto della notte prima, e mi voltai in direzione della stazione dei bus. Ero in ritardo di qualche minuto e dovevo camminare più velocemente se volevo arrivare alle lezioni in orario.
***
"Aleeeeeeeeeeeeeeeeex!!! Eeeeehiiiiiiiiiiiiiii" urlò Franz con una mano curva accanto al viso ad amplificare la sua voce e sventolando energicamente l'altra in aria, come se quell'urlo non bastasse perché chiunque nel raggio di un kilometro lo sentisse. Tutte le mattine Francesco, detto Franz, mi aspettava sul viale dell'università, sorridente. "Su, muoviti!" disse facendo pochi passi verso di me. "La lezione sta per cominciare!"
Ci sedemmo nelle file centrali e mi abbandonai ai miei pensieri, mentre Franz aveva iniziato a parlarmi della partita online della sera prima di non so quale campionato. Continuai ad annuire, ma nella mia testa pensavo al magazziniere che mi aveva scoperto... Decisi in quel momento che, almeno per un paio di settimane, sarei andato a fare la spesa in un altro supermercato, benchè dovessi farmi dieci minuti di camminata carico di buste pesanti, ma non potevo assolutamente tornare lì, almeno per il momento.
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Sissy Boy
Lãng mạnAlex nasconde un segreto: nessuno immagina che sotto ai suoi abiti maschili Alex ami indossare biancheria femminile dai colori pastello in pizzo ricamato. In segreto Alex è Sissy, la bambolina di un uomo senza scrupoli, costretta a fare tutto ciò ch...