ten;; 𝐦𝐢 𝐚𝐦𝐢?

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Dopo un'ora circa dall'avviso delle infermiere, entrarono tutti nella stanza di Angela. Mi videro per la prima volta piangere e non ero solo perché anche loro piangevano ormai da un po'.

Tra Tonks e la mamma, si fece spazio Silente che si fermò davanti al lettino dove Angela era immobile e senza respiro, le posò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi; ebbi l'impressione le stesse leggendo i pensieri.
«Fred» mi mise una mano sulla spalla «si riprenderà vedrai» e se ne andò.

Abbassai leggermente la testa e la appogiai sul lettino di Angela chiudendo gli occhi.
«Fred, vogliamo andare?»singhiozzò dopo qualche minuto mia madre che ancora piangeva.
«No» risposi con tono gelido «io resto qui con Angela».
«Ma Fred, lo sai che non puoi restare» cercò di dire asciugandosi le lacrime.
«Promisi ad Angela che gli sarei stato accanto fino al suo ultimo giorno di vita e non mancherò a questa promessa» dissi stringendole la mano ancora più forte di prima.
«Non si preoccupi» disse la medimaga che si occupava di Angela «Può restare».
Mi salutarono tutti e se ne andarono. Restammo solo io, Angela e quella macchina che emetteva quei suoni che riuscivano a darmi ancora qualche speranza.
Guardai i lineamenti del volto di Angela; nonostante i suoi capelli bianchi e nonostante la pelle pallida era bellissima, sempre e comunque. «Perchè proprio tu?»mormorai tra me e me accarezzandole il viso «Non meriti di passare tutto questo».
Mi ero reso conto ora, più di prima, di quanto realmente amassi quella ragazza che riempiva le mie giornate di colori e gioia.

Ricordai improvvisamente quando per sbaglio trovai lo specchio delle emarb.
*flashback*
Era una fredda sera di dicembre e non riuscivo ad addormentarmi. Controllai se il mio gemello stesse dormendo poi, scesi dal letto e mi diressi fuori dalla sala comune per farmi un giro. Sarebbe stato rischioso, ma erano le tre di notte e dubitavo qualcuno si accorgesse della mia presenza per il castello. Camminavo con lo sguardo basso e le mani nelle tasche, pensando come sempre, a lei.
Mi venne in mente il suo sorrisoe il dolce suono della sua risata, senza volerlo sorrisi anche io al solo pensiero.
Ero nel corridoio est del piano e una porta mezza aperta attirò la mia attenzione. Entrai; la stanza era pratica vuota, non c'erano banchi e le sedie erano state raggruppate una sull'altra in un angolo, le finestre non avevano le tende e di lì penetrava la luce scura della luna. Proprio di fronte le immense finestre, c'era uno specchio, coperto per metà da un telo. Mi avvicinai e scostai il lenzuolo.
Sulla parte dello specchio lessi "Emarb eutel amosi vout linon ortsom.", che riuscì a tradurre in: "Mostro non il tuo viso ma le tue brame"
Angela mi aveva parlato di quello specchio, si chiamava specchio delle emarb e mostrava ciò che una persona desiderava più di qualunque altra cosa al mondo. Lei mi raccontò di aver visto sé stessa diplomata con il massimo dei voti, in quel momento desiderai più di ogni altra cosa sentire il mio nome, ma non lo disse mai, non ero né nei suoi piani né nei suoi desideri.
Mi allontanai un po' per guardare il mio riflesso. Vidi me ed Angela di fronte ad un negozio, i Tiri Vispi dei Weasley; lei aveva in braccio una bambina che mi salutava agitando la manina mentre io ed Angela ci baciavamo sorridenti.
Rimasi lì per più di due ore a fissare quell'immagine, sorridendo e sperando. Mentre percorrevo la strada di ritorno verso la mia stanza, camminavo di nuovo a testa bassa ripensando all'immagine nello specchio; cominciai a piangere quando capì che non sarebbe mai successo.
Tornai lì altre tre notti.
*fine flashback*

A mezzanotte sentì i suoi battiti farsi sempre più veloci.
«Buon Natale» dissi con voce flebile e senza ricevere, ovviamente, una risposta.
Non dava grandi segni di vita, ma resisteva e si sarebbe ripresa, ne ero certo più di prima.

La mattina presto mi svegliai e mi alzai per osservare di nuovo Angela che mi accarezzava i capelli .
«Per Merlino Angela!» alzai la testa e guardai il lettino stupito.
«Paura eh, Weasley?» disse spostandosi i capelli bianchi come la neve dietro l'orecchio.
«Cosa ti è successo? Perchè sei svenuta? Perchè stavi per morire? Cos'hai? Ma sopratutto come stai?» pensavo fosse tutto un sogno, però lei era lì ed era viva, sospirai, ero così felice.
«Calma Frederick, non mi piacciono gli interrogatori» rise e questo mi fece bene al cuore «Ho visto qualcosa, però non ricordo bene cosa e poi ho avuto un mancamento, ma niente di che».
«Certo direi proprio niente di che visto che saresti potuta morire, proprio niente di che!».
«Oh ma smettila di fare il protettivo,non preoccuparti per così poco» quella ragazza era proprio una testa calda esagerata.
«Ma tu non ti rendi nemmeno conto della gravità della situazione e... e...».
«Eeeee»continuò lei «zitto Weasley» mi prese per la maglia e mi baciò sulla fronte poi, mi strinse forte, quasi stava per soffocarmi; non riuscì nel suo intento solo perché mollò la presa quando entrarono Tonks, Remus e la mamma in camera.
«Angela» esclamò Tonks, scioccata perché non credeva ai suoi occhi. Abbracciò dolcemente Angela e lo stesso fecero la mamma e Remus.

only me and you;; fred weasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora