Takao stava osservando da alcuni minuti lo strano oggetto porta fortuna di Midorima cercava di trattenersi, ma alla fine non potendone davvero più si mise a ridere. Erano negli spogliatoi della palestra e di lì a pochi minuti sarebbero iniziati gli allenamenti, i loro compagni di squadra stavano arrivando un po' alla volta e tutti chi più chi meno ridevano nel vedere il portafortuna del ragazzo.
Midorima lo osservò per un attimo risistemandosi gli occhiali come se niente fosse per poi chiedergli: «Nanodayo, cos'hai da ridere?» il ragazzo cercando di ricomporsi disse: «È una banana»
Per un attimo solo Midorima abbassò lo sguardo sull'oggetto, doveva ammettere a sé stesso che quando si era guardato allo specchio della sua stanza con quello oggetto si era messo a ridere anche lui domandandosi come avrebbe fatto a uscire di casa senza attirare lo sguardo di tutti su di lui.
La risata di Takao, però, che in quei giorni gli era sembrato con il morale a terra, lo rese sereno, forse non era nemmeno tanto grave quello che aveva il ragazzo davanti così gli chiese: «C'è qualcosa di cui devi parlarmi?» Takao osservò Midorima e vedendolo più serio del solito sospirò, non era riuscito a ingannarlo: «Non...» stava per mentirgli e non se la sentiva, Midorima si meritava la verità: «Possiamo parlare dove nessuno ci sente?»
Midorima lasciò lo spogliatoio e seguito da Takao raggiunsero il retro della palestra. Il ragazzo rimase per un paio di minuti in silenzio prima di dire: «Facciamo una scommessa. Se vinco io tu ti prenderai un po' di tempo per riflettere su quello che ti dirò. Se vinci tu per un mese intero ti comprerò i tuoi portafortuna»
Midorima sorpreso disse convinto di vincere: «In cosa consiste la scommessa?»
Takao ci pensò su un attimo, voleva essere baciato da lui eppure anche se era una scommessa non aveva il coraggio di chiederglielo così disse: «Chi di noi arriva prima ai dieci canestri vince la scommessa»
«Molto bene allora iniziamo» entrati in palestra decisero di scaldarsi in una partita uno contro uno, ma prima qualcuno doveva tenere il conteggio dei canestri.
Un loro compagno di squadra si fece avanti e loro iniziarono a giocare, alla fine Midorima aveva vinto e Takao ne rimase un po' deluso. Sapeva, però, che non ci sarebbe stato scontro così come se niente fosse continuò ad allenarsi con gli altri per alcuni minuti, ma poi si allontanò uscendo dalla palestra dirigendosi fino a una piccola fontanella poco distante. La azionò e immerse la testa sotto il getto dell'acqua, non voleva perdere quello scontro, ma poi tanto se pure avesse vinto non sarebbe cambiato niente. Midorima di certo non avrebbe mai e poi mai accettato i suoi sentimenti, quindi per un certo verso era meglio che fosse finita in quel modo con un unico punto di distacco tra di loro.
Midorima lo raggiunse e rimase in silenzio ad osservarlo.
Takao alzò il volto al cielo e sussurrò affranto: «Avrei potuto mettermi in gioco e parlargli con il cuore in mano, ma non avrebbe accettato lo stesso quello che provo per lui. So che non potremmo mai e poi mai stare insieme, però, lo vorrei davvero» sospirò e Midorima lo prese per il polso facendolo voltare verso di lui per poi baciarlo, senza un motivo valido. Takao non si fece sfuggire l'occasione, non voleva scappare da quel bacio perciò legò le braccia attorno al collo del ragazzo davanti a lui lasciandogli via libera per fare tutto quello che voleva.
Quando si allontanarono Midorima tenendolo per il polso disse: «Spero tu abbia capito cosa significa tutto questo» Takao sorrise e annuì.
Non avevano bisogno di dirsi altro, il bacio aveva parlato per loro e bastava ad entrambi.