Il sorriso perduto

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La partita tra Touou e Kaijo era terminata da poco

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La partita tra Touou e Kaijo era terminata da poco.
Aomine aveva battuto Kise per l'ennesima volta, nonostante il ragazzo avesse copiato tutte le sue mosse; il distacco dei punti, anche se minimo, aveva decretato la vittoria, l'ennesima, del giovane playmaker.
Dopo alcuni attimi dal segnale che implicava la fine del match, lacrime amare avevano iniziato a solcare le guance di Kise, che si sentiva frustato e amareggiato perché sapeva quanto quella partita contasse per i suoi compagni di squadra e, inoltre, sentiva di aver fallito sotto ogni punto di vista, di aver mandato all'aria ogni sforzo e risultato ottenuto per arrivare a quella partita decisiva.
Vedendolo in quello stato, qualcosa si mosse dentro il cuore di Aomine che però non disse nulla all'ex compagno, continuando a comportarsi come suo solito.
Quando le squadre tornarono negli spogliatoi, Aomine si tolse la divisa velocemente, buttandola nel borsone, e iniziò ad avviarsi verso l'uscita.
Come sempre sentiva che il merito di quella vittoria era solo suo, e quindi non si preoccupò minimamente di aspettare il resto della squadra, uscendo tranquillamente dall'edificio.
Iniziò a camminare diretto verso casa, ma una frase suggeritagli dal suo inconscio continuava a risuonare nella sua mente: Non dovresti dirgli qualcosa? In fin dei conti eravate compagni di squadra.
Aomine cercò di scacciare quel pensiero ma la voce non accennava a fermarsi, anzi, gli chiese: Sei sicuro di voler lasciare la persona che più ti ammira senza dirgli niente? Tu lo sai che lui non è diverso da tutti gli altri con cui ha giocato in passato.
Il ragazzo di solito aveva sempre il controllo dei suoi pensieri, o almeno gli ignorava e basta, però quella voce non accennava a lasciarlo in pace, anzi, cercava di farsi sentire il più possibile.
Solo in quel momento, mosso da sensazioni contrastanti, decise di accantonare l'idea di tornare a casa iniziando a guardarsi intorno alla ricerca di Kise, sperando che il ragazzo non fosse già tornato a casa.
Stava per perdere del tutto la pazienza quando finalmente lo vide: Kise era fermo in mezzo ad una stradina isolata, intento a osservare il cielo con uno sguardo spento che per un attimo lasciò Aomine interdetto.
Qualcosa era cambiato in Kise, e Aomine l'aveva notato durante la partita.
Il giovane non aveva giocato da solo, aveva fatto gioco di squadra decidendo di vincere quella partita non solo per se stesso ma anche per i suoi compagni, per i suoi amici.
Kuroko aveva da sempre questo ideale ma per lui il termine 'squadra' non era altro che una mera parola priva di significato, almeno dopo aver capito che nessuno avrebbe potuto competere con il suo talento.
Aomine si avvicinò senza dire una parola, afferrando saldamente il polso di Kise che, sentendo una stretta improvvisa, sussultò senza voltarsi; gli era bastato osservare la carnagione scura della mano che lo stringeva per capire di chi si trattava.
Con uno strattone secco Aomine lo fece voltare, ma Kise mantenne il volto ostinatamente basso, non volendo mostrare le lacrime che ancora gli bagnavano il viso.
Kise si sentiva uno schifo per l'ennesimo fallimento, ma il motivo non era la semplice sconfitta: il ragazzo aveva capito che Aomine non era ancora alla sua portata nonostante i suoi continui sforzi; inoltre, quella doveva essere la partita che avrebbe cancellato ogni delusione dalla storia del Kaijo, ma sfortunatamente era andato tutto storto.
Aomine, però, non immaginava minimamente quali pensieri potessero sfiorare la mente del ragazzo davanti a lui e, per la prima volta, decise di accantonare la maschera dietro la quale si nascondeva.
Aomine afferrò con un'inconsueta dolcezza il viso del ragazzo, osservando la sua espressione logorata dalle lacrime limitandosi, però, solo a quello non potendo per colpa del suo orgoglio dire niente di confortante.
Mentre osservava quel volto in passato sempre sorridente, decise di seguire finalmente l'istinto e si lasciò andare.
Avvicinò il volto a quello di Kise posando le sue labbra su quelle di Kise, donandogli un bacio prima leggero, quasi timido per sondare le reazioni dell'altro, ma quando vide che il ragazzo non si allontanava, forse per lo shock, decise di farlo diventare un po' più passionale.
Kise appena avvertì la lingua dell'altro si risvegliò e quando il bacio finì, si fermò per un attimo a osservare Aomine in modo confuso, domandandosi il perché di quel gesto.
Lo aveva fatto per pietà? Si sentiva in colpa?
Non aveva una risposta a quelle domande.
Kise iniziò a pensare semplicemente che dietro l'ammirazione che provava per Aomine, c'era qualcosa di più grande; quell'adorazione quasi morbosa che provava era amore.
«Adesso mi appartieni, Kise»
Kise, dopo un attimo di smarrimento, corse dietro al ragazzo decidendo di bloccargli la strada.
«Questo è da vedere! Non sarò tuo fin quando non tornerai con i piedi per terra, e smetterai di essere così menefreghista»
Aomine stava già per replicare con la sua solita 'dolcezza', ma vedendo di nuovo il sorriso sulle labbra del ragazzo non avrebbe risposto alla sua provocazione, oltrepassandolo per dirigersi verso la sua meta iniziale.
Kise rimase fermo a osservare la schiena di Aomine fin quando non sparì dietro uno dei tanti vicoli del quartiere, portandosi inconsciamente due dita sulle labbra sorpreso e perplesso al tempo stesso.
Adesso aveva un obiettivo da raggiungere: far tornare Aomine quello di un tempo, e ci sarebbe riuscito a costo di triplicare le ore di allenamento nonostante sembrava una missione impossibile.

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