Capitolo 2

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Capitolo 2.

"Gio.. Che hai?" era la vice di mia madre, preoccupata dal fatto che era un paio di giorni che non nerdavo come mio solito: "Sei strano.. Hai qualcosa che non va..." continuò lei. Oramai erano passati un paio di giorni dall'inizio della scuola e non riuscivo a togliermela dalla testa. Quel suo modo di essere, quel suo bellissimo sorriso a 32 denti a ogni parola che le dicevo, fino a finire nel suo tono di voce, mi avevano completamente conquistato. "No niente ma... Tutto apposto..." risposi alla domanda di prima con uno sguardo che era fisso alla tv spenta. "Mh... Sarà..." rispose per concludere lei. Finito di parlare con mia madre, mi alzai e iniziai a farmi una delle mie solite nerdate... O meglio... Avevo intenzione di farmi, perché tempo 10 minuti spensi immediatamente per mancanza di voglia. Non riuscivo proprio, ero troppo strano, sembravo malatissimo. Mi sentivo uno stranissimo prurito nella pancia, più precisamente nello stomaco e poi, cosa più strana, non riuscivo a non smettere di pensare a lei.

"Dai Gio, si vede che hai qualcosa... Parliamone" mi disse mia madre, ma io non dissi nulla. Poi mi alzai dalla tavola e dissi: "Non ho più fame... Me ne vado a dormire". Non avevo mangiato niente, avevo lo stomaco completamente bloccato. Mi sentivo come un tappo, quel prurito mi stava completamente tappando lo stomaco. Mi misi a letto e mi raggiunse immediatamente mio padre. Dovete sapere che mio padre è una di quelle persone che, quando qualcuno ha un problema, cerca, nel suo possibile di risolverlo... È troppo buono. "Dai Giorgio.. Non hai toccato cibo.. Ne possiamo parlare da uomo a uomo?". Era la prima volta che mi parlava cosi. Capendo che non potevo continuare a tenermi questa mia malattia dentro di me, ab assai la testa e risposi con un semplice: "S-Si" molto timido e sforzato. "Forza.. Cos'hai?" mi chiese lui, molto curioso, pronto ad aiutarmi e a dire la sua qualsiasi cosa sarebbe successo o gli avessi detto. Stavo per rispondergli, ma mi disse: "Non sarai diventato mica Gay?". La sua risposta mi fece ridere, lo spintonai dall'altra parte e mi misi a ridere, la prima risata di quella serata terrificante, poi gli risposi: "Nono, niente del genere è solo che...", "Solo che cosa Gio.. Dai parla" mi disse lui che era diventato molto serio e umile, come un vero padre. "È solo che penso di essere malato" dissi io con un'aria molto triste e affranta. Avevo uno sguardo rivolto verso il basso che fissava le mie mani incrociate. "Come malato?" mi disse mio padre, che poi aggiunse mettendomi una mano sulla spalla: "Cosa provi in questo momento.. Qualche dolore fisico?". Io feci un piccolo sorrisetto ironico e con esso sulle labbra gli dissi: "Nono niente male, mi prjde un casino lo stomaco, per non parlare che non riesco a togliermi dalla testa una ragazza". Appena finì di sentire la frase, mio padre si mise a ridere di gusto: "Cosa c'è da ridere pa..." e iniziai a fare il mio solito broncio, appena fini di ridere, mi guardo negli occhi, i quali aveva ancora un pizzico di lacrima su di essi e mi disse: "Questa "malattia" è una cosa che succede a quasi tutti i tuoi coetanei. Si chiama semplicemente amore... E th Giorgio, ti sei innamorato di questa ragazza, tutto qui". Concluse con un sorrisetto sulle labbra. "Forza... Andiamo a farci una partita a PES?" mi chiese lui, e io gli risposi molto semplicemente: "Certo pa... Voglio proprio distruggerti ahahah" la mia camera da letto si era trasformata in una stanza piena di risate, un posto stupendo. Passai una serata magnifica con mio padre, tra una partita e l'altra, tra tante vittorie e qualche sconfitta, poi arrivò il momento di andare a nanna: "Buonanotte pa" gli dissi io, e poi aggiunsi anche un: "grazie di tutto" con un sorriso molto sereno, lui mi rispose con un semplice: "Di niente Giorgio, figurati.. Dopo tutto è a questo che servono i padri... Ora vai a dormire che domani voglio la rivincita.. Ok?" gli risi di gusto davanti, poi gli dissi con ancora la risata in bocca: "Va bene pa... Notte", "Notte Giorgio" e spense la luce.

Il giorno dopo, mi svegliai con la voglia di spaccare il mondo in due, volevo andare da Giulia e confessargli tutto, quello che provavo e quello che avrei fatto per lei. Ero troppo deciso e determinato. Mi vestì molto velocemente, mi misi ancora un po' di Gel tra i capelli, per sembrare più figo e presi una rosa che mia mamma coltivava sul balcone. La più bella tra di quelle, perché lei meritava solo il meglio del meglio ed uscì di casa con un sorriso splendente, mentre mi facevo tutti i miei viaggi mentali su cosa sarebbe successo dopo che gli ebbi detto tutto, da un bacio romantico davanti a tutti a una negazione in piena regola. Ma ero determinato, volevo toglier.i sto peso dallo stomaco.

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