Capitolo 6

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CAPITOLO 6: Tommaso.

"Tommaso, che ci fai qui?" dissi al rientro da scuola dopo le vacanze invernali, incredulo, con due occhi spalancati al massimo la bocca aperta dallo stupore. Tommaso è un ragazzo della mia età che conosco da quando avevo 6 anni, è il mio migliore amico, ma anche il mio peggior nemico, pensate che ci conosciamo dalla 1 elementare in pratica. "Beh, Giorgio, vengo a studiare qua, d'ora in poi, mi sono appena trasferito" mi disse lui, avvicinandosi e mettendo la mano sopra la mia testa. Questo gesto lo odiavo, ma davvero tanto, mi sembrava di essere sottomesso a lui, ma in realtà per lui era solo un segno di amicizia, lo faceva con chiunque conoscesse. Tommaso, o meglio Tuma, come lo chiamavo la maggior parte delle volte, ma soprattutto, come lo chiamavano i suoi amici piùstretti, è un ragazzo magrolino magrolino, ma talmente magro che gli si possono vedere le ossa. Capelli a caschetto castano scuro, senza contare un nasone grosso, non grosso di lunghezza, ma tanto largo. "Tuma!" affermai io, poi gli chiesi: "Sai già un che classe ti troverai?". Tuma sorrise e poi mi disse con aria presuntuosa: "Sono nella tua classe cretino, nella 1^B". Rimasi sbalordito, un mio vecchio amico nella mia stessa classe, allora, per non rimanere solamente noi due, li, fermi, come due cretini, gli dissi: "Dai vieni, che ti faccio vedere agli altri!".

Ero contento, ma allo stesso tempo terrorizzato, lui sapeva certe cose di me, che nessuno doveva sapere, alcune cose molto brutte.

*Driiiiin*.

Era il suono della campanella della scuola, allora io affermai: "Tutti dentrooooooo!!! Ahahah". Però, mi sembrava di aver dimenticato qualcosa, o meglio qualcuno....Giulia! Così chiesi ad un mio compagno: "Che fine ha fatto Giulia?". Lui mi disse: "Giulia è ancora in vacanza, arriverà a fine settimana penso". Diavolo, fine settimana, altri 5 giorni senza di lei.

Le lezioni erano finite, e io avevo invitato Tommaso a casa mia, a mangiare un boccone, per poi uscire: "Dai Giorgio, vieni sabato a fare l'animatore alla Chiesa di San Francesco?". Era la voce di Tuma. Era tutto il giorno che me ne parlava, voleva che io andassi per fargli da suo "vice". Poi, aggiunse, avvicinandosi al mio orecchio: "Guarda che ci sono parecchie ragazze". Non ne potevo più, ed era passata solo mezza giornata, così gli risposi con aria scocciata e piuttosto stufo: "Va bene... Basta che non ne lo chiedi più!". "EVVAI!!!! TI DIVERTIRAI UN MONDO, TE LO POSSO ASSICURARE!" disse lui, urlando ai 4 venti: "Si si... Senti... Ma cosa bisogna fare esattamente?" gli chiedi io, incuriosito dal "lavoro" che avrei dovuto fare sabato, lui mo rispose, con aria di superiorità: "Noi animatori dobbiamo far giocare i bambini". "Bambini?" risposi io, fermandomi di colpo. Tuma, aveva visto la mia reazione e si stava preoccupando: "Giorgio, c'è qualcosa che non va?"mi chiese lui. Io mi schaffeggiai piano le guance e gli risposi: "No no.. È solo che... non sono molto bravo coi bambini". Tuma si mise a ridere di gusto. Stava ridendo un casino, piangeva addirittura, poi mi mise la mano sulla spalla e mi disse: "Non ti preoccupare, ti aiuterò".

Arrivò sabato, senza contare del fatto di essere animatore, quello stesso giorno, avevo la verifica di Matematica. Ebbene si, noi andiamo a scuola anche di sabato. Verifica passata, mi preparai per fare l'animatore: "Che cosa dovrei mettermi?" avevo chiesto poco prima a Tommaso, lui mi risponde semplicemente: "Beh, un paio di pantaloncini, perché suderai, e una maglietta o verde, o arancione". "Ok, a dopo Tumaaa!!!".

*Drin*.

Era Tommaso, mi era venuto a prendere sotto casa. "Io vad, ma... A dopo!". Mia mamma mi rispose, facendo sbucare la testa dalla cucina: "D'accordo, fai il bravo!". Scesi le scale più veloce che potevo e andammo verso la Chiesa di San Francesco.

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