Capitolo 1

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CAPITOLO 1.

"Dai Gio, è ora di prepararsi..." era la voce di mia madre. Stava per iniziare il mio primo giorno di scuola.

Mi trovavo appollaiato sul divano che stavo facendo una partito a Call of Duty, per chi non lo conoscesse (non penso, ma non si sa mai) è uno sparatutto in prima persona, proprio sul più bello, mia mamma si mise proprio davanti a me, con faccia arrabbiata, per le mie continue negazioni, perché non volevo staccare proprio adesso, e mi disse: "Muoviti, dai Giorgio... Non puoi restare attaccato a quella macchina tutta la tua vita!". Decisi di alzarmi e di vestirmi. Erano le 9.30 spaccate e il mio primo giorno di scuola sarebbe iniziato alle 10.00 spaccato. Avevo l'abbigliamento della scuola, ovvero: camicia con cravatta blu e pantaloni blu, abbinate con delle calze bianche. Questa era l'abbigliamento della mia scuola. Appena me lo misi, andai in bagno e mi fermai per un paio di minuti davanti allo specchio: volevo osservarmi allo specchio. Avevo una pettinatura orribile, i miei capelli castani scuri stavano da una parte all'altra della mia testa. Avevo una folta chioma, avevo dei capelli abbastanza lunghi in realtà, però, per non avere i capelli troppo giù, ovvero da "frocionfoli", come diceva mia mamma, decisi di mettermi un pizzico di Gel, giusto per alzarmeli un pochettino.

Presi la mia borsa, i miei occhiali da miope di un colore nero e andai verso la porta: "Hai preso tutto Gio?... Ma come ti sei pettinato?! Ahahha" mia mamma mi prese in giro, non per la pettinatura orribile che avevo, ma per il fatto che era la prima volta che mi sistemavo i capelli in quella maniera. Alle medie, ho avuta a dirla tutta, degli anni di merda, nessuno mi accettava per ciò che ero, ovvero un nerd e un otaku, indignato con gli anime e manga e quindi, i miei, oramai, ex compagni mi avevano preso di mira con atti di bullismo psicologico: mi evitavano e mi rompevano le palle soprattutto, del tipo: mi rubavano le cose, mi disturbavano durante la lezione... Un po' di tutto. Insomma, volevo cercare di essere un nuovo me.

Uscì di casa con mia mamma, che mi accompagnò fin davanti a scuola. Per fortuna abitiamo proprio accanto alla scuola, del tipo 5 minuti a piedi, infatti uscimmo alle 10 meno 5 ed entrammo giusti giusti per l'assegnazioni delle classi. Appena entrammo dentro a una sala gigantesca, piena di persone, notai subito un mio vecchio compagno di classe, forse colui che mi trattava meglio tra tutti i miei vecchi. Questo, forse sentendosi osservato, si girò verso di me e mi salutò di gusto. Sembrava felice di vedermi, successivamente si avvicinò a me e iniziò a parlarmi. In realtà non gli portai tanta attenzione, ero più che altro occupato nel sentire ciò che dicevano i professori, ovvero le solite cose: "Benvenuti nell'ITIS" insieme ad altre cose del tipo: il regolamento, gli orari e i laboratori.

La mia attenzione si intensificò quando un professore pronunciò il mio cognome, insieme al cognome del mio compagno, durante le assegnazioni delle classi. Il prof, appena chiamò tutta la mia nuova classe, ci disse: "Forza ragazzi, venite qua davanti che andiamo in classe". Salutai mia mamma e mi inoltrai nel gruppone, composto da una ventina di persone. Ci avviammo nella scuola per andare a finire nella nostra classe.

Entrai in classe e subito notai che la classe era proprio decandente: la vernice della classe era di un giallo scolorito e sui muri c'erano un sacco di scritte di ogni tipo: dal "Andate tutti a fan..." a "Ti amo Gennifer" e così via. Mi sedetti in seconda fila, accanto al mio compagno delle medie, che si stava dimostrando un bravo ragazzo. Il mio sguardo era piuttosto concentrato sulla porta della mia classe, stavo aspettando il professore, quando entrò la creatura più bella dell'intero pianeta. Era una ragazza bellissima, capelli neri, un po' più bassa di me, buona corporatura, piuttosto magra... Insomma, ebbi un vero e proprio colpo di fulmine e questa appena mi vide tutto imbambolato, sorrise e si avvicinò a me, fino a sedersi proprio di fianco (i banchi erano a file di tre).

"Come ti chiami?" chiesi io, mentre balbettavo per la timidezza che mi prevaleva sul corpo, lei mi rispose sempre con un bel sorriso, sembrava una ragazza piuttosto solare: "Giulia... Te invece?", "I-io?" risposi immediatamente io, stavo tremando dalla paura, "Si scemo" e sghiniazzo ancora di più... Era davvero tanto bella quanto magnifica: "Giorgio". Appena detto il mio nome, avvicinò la sua mano a me e mi disse, socchiudendo gli occhi, con un sorriso giga testo: "Piacere Giorgio, spero di diventare tua amica, perché sei molto simpatico da quello che vedo".

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