Capitolo 5

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CAPITOLO 5: Giorno prima delle Vacanze di Natale

Passavano i giorni, i mesi, ed io ero sempre più confuso. Amavo Giulia, ma il fatto di starle accanto, come amico, mi piaceva, e mi faceva sentire davvero bene. Oramai eravamo verso il periodo di Natale, io credo in Babbo Natale, pure adesso che ho praticamente 17 anni, e tutti gli anni, scrivo sempre la classica letterina. Non sono oramai più un bambino, so chi ce dietro a Babbo Natale, ma il fatto di credere a un entità così grande mi piace, mi fa sentire protetto. Un po' come la Befana, il coniglio di Pasqua e il tanto famigerato topolino dei denti, oppure la fatina dei denti, dipende dai casi, credere in tutte queste entità, mi fa stare veramente tanto protetto e mi rende felice.

Comunque, dato che eravamo in questo fantomatico periodo, feci, come già detto prima, la letterina. Mi ricordo cime se fossi ieri che nella letterina scrissi:

"Caro Babbo,

come stai? Gli altri anni ti chiedevo sempre una miriade di giochi, tra Playstation e altre console, oppure ti chiedevo perfino dei fumetti di qualsiasi genere, tra Dragon Ball o Naruto oppure One Piece (so che sono manga, ma io li chiamavo così), ma quest'anno è diverso. Quest'anno sono cambiato, ho conosciuto una persona, molto importante per me e io penso di esserne innamorato, mi prude perfino lo stomaco, talmente, penso, di essere innamorato di lei. Ecco, taglio un po' perché altrimenti mi commuovo e non finiamo più, l'unico cosa che mi piacerebbe davvero questo Natale, è vedere Giulia, così si chiama la ragazza, felice, con o senza di me.

Spero che accoglierai la mia richiesta.

Giorgio."

Questo è, all'incirca, ciò che gli scrissi quel Natale.

Mancavano davvero pochi giorni al Natale, ed eravamo arrivati all'ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze di Natale. Faceva davvero un freddo boia, se non erro, nevicava a fiocchi giganteschi: "Giorgio, mi raccomando, vestiti bene, copriti, perché fa tanto freddo" era la voce di mia mamma, sembrava preoccupata più del solito, così le dissi: "Non ti preoccupare Ma, sono vestito come un eskimese". Le sorrisi, mi misi il cappello, un cappello mitico, avevo questo cappello (ce l'ho tuttora, oltretutto) da quando avevo tipo 5 anni, me lo regalò la mia bis nonna, sempre per Natale. Avete presente i cappelli proprio da Eskimese? Ecco, era una roba del genere, con tutta la peluria bianca dentro al cappello, mentre il fuori era tutto marrone per una sorta di pelle. Era fantastico, anzi, lo è ancora.

Andai a scuola, con le cuffiette nelle orecchie, musica a palla dei Linkin Park tanto per basarmi un po', e notai un ombra dietro a un angolo per andare a scuola. Mi tolsi la musica dalle orecchie e venni colpito da una palla di neve. Sentì ridere di gusto, mi misi a ridere anch'io, per lo scherzone e poi chiamai la persona per nome: "Giulia, sei tu?" chiesi io. Avevo una qualche intuizione che fosse lei, soprattutto per il fatto della risata, infatti era così, era proprio lei. Girò l'angolo sul quale era nascosta e la notai: era spettacolare, giaccone marroncino che gli scendeva fin sulle caviglie, cappellone di un colore viola e pantaloni di un colore nero, con stivaloni marroni a fare pandance al cappotto. Era fantastica, mi ricordo perfino che quando uscì dall'angolo, mi aveva riso in faccia. "Sei... Fantastica" le dissi io, affascinato, lei mi disse: "Grazie, anche tu con questo cappello da "Eskimese" stai bene". E rise di gusto. "Ah ah, prendi in giro il mio fantastico cappello, giuro che te ne pentirai ahahah" le dissi io. Giulia, che stava piangendo, talmente si stava divertendo, mi prese la mano e mi disse: "Dai muoviti Jo, siamo in ritardo, dobbiamo incontrarci con gli altri".

Arrivammo davanti a scuola, l'uno di fianco all'altro. Inutile dire che venimmo bombardati di affermazioni come: "Che bella coppietta" e altre robe così. Ma a sentire l'unico ragazzo con il quale parlavo tranquillamente di tutti, dirmi: "State proprio bene insieme sai?", arrossì talmente tanto che Giulia mi disse immediatamente: "Jo, che hai?". Poteva essere la mia occasione, potevo finalmente digli che l'amavo, ma niente. Gli dissi semplicemente: "Niente Giu, mi fa incavolare come una bestia!". Mi avvicinai a questo mio amico e gli tirai un puffetto sulla testa.

Le lezioni stavano finendo, oramai mancava davvero poco alle vacanze. Durante gli ultimi minuti, mi passarono un biglietto piuttosto strano, sul quale c'era scritto:

"Mi raccomando, non scappare via che ci salutiamo per bene dopo".

Mi girai dietro, nella direzione in cui proveniva il biglietto e feci un segno con il pollice alzato in segno di approvazione.

*Driiiin.

Era finita, non vi racconto il bordello che si trovava in quel momento, gente che urlava, gente che sbatteva i banchi per terra. Perfino i professori sembrava facessero festa, nella loro aula. Uscimmo da scuola tutti insieme, come blocco, e ci salutammo tutti. Oramai eravamo rimasti solamente io e Giulia, gli altri erano andati via. "Ti posso accompagnare fino al nostro angolo?" mi chiese lei in tono gentile e pensierosa, io non potevo dirle di no, infatti le dissi solamente: "Certamente, che domande fai?" con un sorriso stampato sulla faccia. Ero felicissimo, la donna che amavo mi stava accompagnando per un pezzettino. Ridevamo, scherzavamo. Sembrava quasi che Babbo Natale avesse esaudito il mio desiderio, era felice, anzi, eravamo felici. Sembravamo fatti l'uno per l'altra. "Ciao Jo, stammi bene, mi raccomando" mi disse lei in tono triste. Non voleva lasciarmi, o almeno non in quel momento così spassoso. "Ehy, guarda che sono solo tre settimane" le dissi io. Ma lei, con un salto, si catapultò sul mio torace. Mi stava abbracciando: "Non è questo... Mi mancherai un sacco. Purtroppo io parto per queste tre settimane e non potremmo sentirci" disse lei, stringendo il mio cappotto. Poi aggiunse: "Anche perché tu sei l'unico che mi accetta per quella che sono, tu sei l'unico che mi faccia divertire così tanto". Non sapevo davvero che dire. Volevo che quel momento non passasse mai, allora le dissi: "Tu per me sei davvero speciale. Sei la prima che mi fa stare cosi bene... Tieni". Presi un pacchetto che gli avevo fatto il giorno prima, e glielo porsi davanti al naso. Si commosse davvero tanto, ma anche lei aveva un regalo per me: "Chiudi gli occhi Jo, è una sorpresa che spero gradirai". Cuore che batteva all'impazzata, stavo tremando dalla tensione in quel momento. Non sentivo ne il suono di un pacchetto, ne niente, c'era il silenzio più assoluto, fino a quando non sentí qualcosa di caldo appoggiarsi sulla mia guancia destra. Aprì gli occhi e notai Giulia che mi stava dando un bacio sulla guancia. Dopo avermelo dato, mi disse: "Buon natale Jo, spero di vederti presto". Anch'io le dissi, pressoché, le stesse cose.

Ci salutammo per l'ultima volta, io mi girai nella mia direzione e andai verso casa. Sentivo, per qualche strano motivo, ancora il calore del suo bacio sulla mia guancia. Nel frattempo pensavo a cosa sarebbe successo in queste tre settimane e a vari modi per dirgli i miei sentimenti, e finalmente trovai il modo più appropiato.

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