Capitolo 4.

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CAPITOLO 4.

Non potevo farcela. Ogni volta che ce l'avevo di fianco, il mio cuore scoppiava e la mia testa mi diceva continuamente: "Baciala!", a no... Quello è sempre il cuore, la causa di tutti i problemi... La testa mi diceva invece: "Hai fatto la cosa giusta". Dentro di me, c'era un contrasto, quasi infernale, la testa diceva una cosa, ma il cuore esattamente il contrario. Non sapevo più a chi dare retta. Ero troppo confuso sul da farsi.

Durante lo stesso giorno, in notte piana, rimasi sveglio a pensare sul da farsi. Volevo dirgli tutto, ma in realta non volevo farlo, sapevo perfettamente che mi avrebbe rifiutato seduta stante, dopotutto, si era appena fidanzata, e poi.. Cime diavolo avrebbe fatto a mettersi con uno scorfano come me, cicccio panza nerd. Mi sembrava di essere come in un Anime, o manga... Quel che sia, con il protagonista (io) che non sa cosa fare per conquistare la bella, la ragazza della sua vita. Pensavo in silenzio, guardavo in alto, cercando do trovare il soffitto, ma il nero come la pece per il buio non mi permetteva di vedere il mio obbiettivo. Era buio, il soffitto era, come già detto, nero, però con qualche strigliature di un colore bianco strano, per la luna. Pensavo a cosa avrebbe fatto il protagonista in uno di questi anime, provavo a prendere qualche spunto, ma niente, non mi veniva proprio ispirazione. Dopo aver passato le 3 di notte, decisi di dormire un pochettino, dato che l'indomani avrei avuto scuola e l'avrei rivista con quel... Non avevo proprio parole per descriverlo quell'essere.

Giorno, mattina, l'indomani, o meglio, lo stesso giorno, ma le 7 in punto: "Dai Gio, alzati è ora di andare a scuola!". Era la voce sempre di mia mamma, che con le mani mi toccava i piedi e me li strattonava da una parte all'altra del letto. Il mio unico modo per svegliarmi era proprio questo, strattonarmi, oppure buttarmi giù dal letto con forza, capovolgendomi con il materasso. Giuro che un paio di volte l'ha fatto. Mi alzai con molta difficoltà, sembravo uno zombi uscito da Resident Evil oppure da High School of the Dead, occhiaie nere appena sotto gli occhi, capelli alla goku, tanto per spiegare com'ero ultimamente quando mi alzavo dal letto. Mi feci una bella doccia calda, tanto per svegliarmi meglio e, successivamente, andai a scuola. Camminavo piuttosto pensieroso, testa bassa, musica a palla nelle orecchie, quando vidi Giulia che sbucò da dietro l'angolo di casa mia.

Stava piangendo: "Cosa ti è successo Giulia?" gli dissi io mentre mi avvicinavo a lei. Ero pieno di rabbia, non potevo credere che qualcuno le avesse fatto del male. Più la guardavo piangere, più mi incarignivo. Ero talmente vicino a lei, da sentire il suo profumo, da vedere ogni più piccolo particolare, da vedere perfino una ciocca di un colore castano scuro che non avevo per niente notato fino ad ora tra i suoi capelli neri. Non sapevo che fare, volevo abbracciarla e consolarla, ma non riuscivo a muovermi.. Ero pietrificato. Ogni passo che facevo era sempre più faticoso e pesante.

Man mano che passava il tempo, con molta fatica, mi ero avvicinato un casino a lei, era lì che piangeva, e non mi aveva ancora risposto. Ero a un passo da lei, quando dissi: "Giulia?", lei si catapultò sul mio collo e mi abbracciò più forte che poteva. Sentivo le sue braccia sul mio corpo, avvinghiarsi come in una morsa, le sue lacrime mi bagnavano il collo e la sua voce mi rintrovanava dentro le orecchie. Scoppio in un vero e prorio lago di lacrime. Rimasi per un paio di secondi completamente fermo, come immobilizzato, anzi no... Pietrificato e poi, la abbracciai. Il mio era un abbraccio come per dire: "Io ci sono, sappilo, se hai bisogno di me, io ci sarò sempre".

Rimanemmo cosi per 5 minuti, erano le 8 precise e noi dovevamo entrare a scuola tra 5 minuti, ma non mi importava, continuai ad accarezzarle i capelli e a calmarla con suoni dolci. Si stava sempre più riprendendo, singhiozzava, ma almeno non piangeva più come prima. "Grazie Jo, ne avevo proprio bisogno" mi disse lei con ancora la sua faccia tra i miei vestiti sporchi di trucco. Si era formata un'aria stupenda, se dovevo dare un colore all'atmosfera, gli avrei dato il rosa, il rosa della tenerezza e dell'amore. Poteva essere la mia opportunità per farmi avanti e confessargli tutto, ma non lo feci, non lo feci non perché non volli, ma perché Giulia mi disse, immediatamente dopo quello che aveva appena detto: "Sei un vero amico, l'unico che ho, l'unico che mi vuole bene per quello che sono".

Io sono solo un... Amico... Per lei?

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