Capitolo 3

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CAPITOLO 3.

Stavo correndo alla velocità della luce, ero felicissimo, troppo felice. Mentre correvo pensavo: "Ma veramente sono così contento di andare a scuola? Io che corro per andare a scuola Hahah". Mentre pensavo ciò, dalle mie labbra uscì un sorrisetto, io odiavo la scuola, ma andare per qualche altra cosa all'esterno di essa, mi dava una sensazione, come di libertà. Ero sfinito, dovete sapere che io di educazione fisica, rischiavo a fine anno, sempre la bocciatura, perché avevo dei problemi in fatto di attività fisiche, infatti ero più preparato nel campo tecnico e matimatico... Insomma.. Campo dove si utilizza il cervello, che non i campi fisici. Stavo morendo, sentivo il mio cuore che faceva: "Bum Bum Bum" in una maniera potentissima, come se stesse per esplodere ed uscirni dal petto.

Mi stavo avvicinando sempre più a scuola, iniziavo a intravedere i primi ragazzi che si facevano accompagnare dai propri genitori e venivano lasciati dietro scuola per vergogna. "Dai Giorgio, manca davvero poco, resisti!" stavo pensando io. Il fiore che stavo portando lo nascosi dentro il giubotto per paura di fare figure di merda. Non so era mai visto un ragazzo che portava un fiore a scuola, almeno non da noi. Sarà il fatto che siamo ed eravamo una scuola di maschi, un istituto tecnico, sarà, boh, che le ragazze preferiscono andare a studiare in un liceo... Ma qua la situazione è davvero critica: su cento ragazzi, ci saranno tipo 5/6 ragazze.. Possiamo dire che le ragazze da noi, sono un po' come un pokemon raro.

Girai l'ultimo angolo, sapevo che si trovava subito lì, mi stavo già immaginando la scena, io che mi confesso di tutto e le consegno il fiore più bello, il fiore che più la rappresentava, rosso fuoco, con delle sfumature di giallo, e lei che mi prendeva e mi baciava subito. Ma la realtà era un'altra purtroppo.

Girai l'ultimo angolo, sentivo il cuore esplodermi dal petto, ma lei non era lì. Caddi in depressione, anche se non era successo ancora niente. La notai un centinaio di metri di distanza, ma non era sola... Era con un tizio, alto ben messo, muscoloso, capelli biondi con un piercing al naso e un'anello al labbro inferiore. Dandogli una prima occhiota, mentre si stava avvicinando col Giulia, avevo già capito che si trattava di un elemento che era meglio evitare, la classica persona che vuole solo la... Va boh, avete capito.

"Giorgio, rilassati, saranno solo... Amici..." pensai io frastornato dalle mille idee, mentre questi si stavano avvicinando a me. Giulia mi salutò come faceva ogni mattina. Ci trovavamo sempre lì, in quel punto preciso e lei mi salutava tutta energica. Era una ragazza fantastica: "Ciao Jo!" oramai per lei, ero Jo con la J e non più con la Gi. Io oramai avevo buttato il fiore subito dopo l'angolo, non volevo farlo notare, volevo capire chi fosse questo tipo e perché si trovava con lei: "Ti presento questo mio... Emh... Amico?!". Questo suo tono di parlare mi faceva paura, io avevo già capito tutto: "Piacere Giorgio, compagno di classe di Giulia" gli dissi io allungando la mano, come fanno i signori per stringergliela, ma questo non si presentò, o meglio... Si presentò, ma fece vedere a tutti chi era veramente: "Lucas...eh comunque, non voglio più vederti con lei... Altrimenti ti spezzo in due, hai capito?". Il suo sguardo era davvero orribilante, faceva paura, era completamente "oscuro" il suo modo di essere. Dopo che disse questa cosa, mi levò la mano da davanti a lui, prese Giulia di forza con le sue possenti braccia, la mise il più possibile vicino a lui, praticamente, i due corpi erano a contatto e la baciò. Ma non fu un bacio tenero, come quelli che si davano per esempio i miei, era un bacio orribile, sembrava quasi che le facesse male. Dalla bocca di Giulia, si vedeva un po' di saliva scendere. Rimasi impietrito. Rimasi fermo, lì, senza dire ne se, ne ma. Fermo, sguardo basso in direzione del cemento grigio cenere che stavo calpestando e una voglia improvvisa di scaricargli una valanga di colpi dritti sul naso. Ma mi tratte mi, mi alontanai in silenzio verso l'entrata della scuola. Tirai una spallata a questo tizio, che oramai avevo capito che si trattava di un maniaco che voleva solo la.... Di Giulia, senza farlo apposto. Questo con l'altro braccio che era libero, mi spinse. Io mi girai, ma questo mentre baciava Giulia, guardava me, come per dire: "So che ti sei innamorato di lei, ma lei è mia!" o almeno così avevo interpretato quello sguardo. Entrai dentro scuola con una depressione immensa e andai immediatamente al bagno a piangere. Il mio primo vero amore era sfumato, tutto per colpa di quell'essere orribile. Volevo spaccare tutto, cosi me la presi con una porta e tirai tanti di quei pugni a quella porta che mi uscì un sacco di sangue dalle mie mani, mentre sulle porte si trovavano macchie di sangue ovunque.

Entrai in classe, con delle fasciature sulle mani e un cerotto sulla testa, perché oltretutto avevo tirato pure una testata alla porta, mi avvicinai al mio posto. Giulia e il mio compagno delle medie, che non vi ho ancora presentato in realtà, ma ci sarà tempo per lui, erano già lì che mi stavano come aspettando. Mi sedetti e notai che nelle mani di lei, c'era qualcosa, ma non riuscivo a vedere bene, perche aveva le mani sotto il banco. Cosi le dissi con aria incuriosita: "Cos'hai tra le mani?". Lei, appena sentì la mia voce, si svegliò come da un sogno, scosse la testa e mi fece vedere ciò che aveva tra le mani: "Guarda cosa mi ha regalato il mio ragazzo!" era tutta felice e sorridente, il regalo era il mio fiore: "Eh lo sai che mi ha detto mentre me lo dava?" scossi la testa per dire no, solo perché non volevo parlare, ero troppo scosso da tutto: "Mi ha detto che questo fiore era il fiore più bello che ha trovato, per la ragazza più bella... Non è un amore?". Rimasi in silenzio per qualche istante, poi, provai a dirle la verità, era la mia occasione d'oro. "Dai Giorgio.. Bastano 5 secondi di coraggio... Basta dirle: <<Mi sono innamorato di te, e quel fiore volevo fartelo io in segno del mio amore! >>... Puoi farcela. Cosi iniziai a dire: "Giulia.." questa si girò verso di me con un'aria felice... Era proprio al settimo cielo, spruzzava felicità ovunque, così, più che altro per non rovinarle tutto, al posto della mia confessione, le dissi: "Si è vero... È stato proprio bravo...". Abbassai lo sguardo e le feci un sorriso proprio beffardo e bugiardissimo. Decisi che era meglio non farle sapere niente.

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