Capitolo 2

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No, il suo nome non era Hope, non era Solitude o altri nomi di fantasia. Il suo nome era Amaya. Vi starete chiedendo che razza di significato potesse avere un nome simile ed eccovi accontentati: per molti significava valle della pioggia, mentre per altri notte e pioggia. E, da quel che ne sapeva Amaya, derivava dall'arabo e, non avendo mai incontrato nessuna persona straniera, rimase sempre con il dubbio e l'ignoranza per tutta la vita. Tutta la vita.. possiamo dire fin dove andremo a raccontare la sua storia? Bene, andremo a dire così allora.

Amaya Errore e no, non era imparentata con la cantante che partecipò ad un programma televisino tempo fa, ma era semplicemente una coincidenza. Una di quelle che che si potevano e si possono trovare nelle scuole, i nomi in comune o persone con lo stesso cognome che si ritrovavano nella stessa classe. Piccole coincidenze che, almeno a lei, la mandavano spesso in confusione. Non credeva alle coincidenze e neanche al caso, ma nonostante ciò, ogni volta che vedeva una piccola cosa che non ci incastrava con la vita di qualcuno, rimaneva stupefatta e curiosa di scoprire se la convinzione su ciò potesse essere vera o falsa. Ma infondo, chi mai poteva risponderle? Ogni domanda che si faceva, ogni domanda sulla vita, sul futuro, sul perchè una mela poteva essere verde o rossa, sul perschè le è stato dato quel nome, le teneva per se. O meglio, ne parlava con le sue amicizie immaginarie. Le ha sempre avute! E perchè? Sinceramente neanche lei lo ha mai saputo. Molto probabilmente perchè non trovava nessuna amicizia reale vera, sincera e si creava un mondo tutto suo. O meglio, un mondo intorno alla sua vita. Con loro parlava ovunque, ma questo venne già mostrato nella pagina del suo diario. Si, quella scritta due giorni fa. Proprio in quel diario poggiato sulla scrivania, dove la polvere faceva da coperta, tenendo al caldo i segreti e i pensieri che si albergavano tra la superficie e le profondità del suo animo. Un diario color blu, pieno di disegnini che raffiguravano omini bambineschi (testa rotonda, corpo a stecchetto e braccia allo stesso modo) pieni di sorrisi, di lacrime e così via. Le era piaciuto decorarlo così e così se lo fece. Aprendolo, una persona qualsiasi può semplicemente leggere, scritto saltuariamente, le sue giornate. Quelle con suo padre e sua madre. Persone… non del tutto normali, ma in questo mondo cosa è normale e cosa no? Ci stupiamo delle famiglie stile Mulino Bianco e restiamo impassibili di fronte a quelle con almeno un genitore che la fa da padrone, dove gli orrori sono all'ordine del giorno. Perchè si, alla fine la sua bella famiglia non era altro che divorziata. Madre risposata e padre single. Ma, per fortuna, la sua vita con loro due era più o meno in mezzo tra la Barilla e le botte psicologiche. Una via di mezzo, insomma e, nonostante questo, ovviamente le cose per cui lamentarsi c'erano sempre, anche se era più fortunata di altre ragazze. Ma, ehi, è tutto nella norma. Non si apprezza mai quello che si ha fino a che non lo si capisce, andando a sbatterci con la testa. Non siete daccordo?

Ma, tornando al presente..

La nostra storia parte dopo ben due giorni dall'ultima volta che Amaya scrisse sul suo diario. Una pagina sfogo, una come tante altre, una riassuntiva del suo carattere che, detto fra noi, aveva così tante sfaccettature che, adesso, sarebbe impossibile descrivere tutto. E, tornando sui nostri passi, arrivò il fatidico giorno di scuola.

Amaya alzò la testa, tenendo una mano sopra la spallina dello zaino e una mano sopra la fronte, cercando così di coprirsi gli occhi dai raggi solari e dai capelli svolazzanti per via del vento.

- … Uhm… -

Roteò gli occhi, finendo di leggere le scritte rosse sul grande telo bianco. “Benvenuti nuovi studenti!”, ecco cosa c'era scritto ed ecco cosa dette fastidio ad Amaya.

- … non capisco proprio perchè devono fare così. Alla fine, sembra tanto buona cordialità, quando al massimo è ipocrisia. -

Sospirò, sciogliendo la tensione dalle spalle, abbassando così la mano. Scosse la testa, visibilmente in disaccordo su ciò. Pensava che sarebbe stato meglio un “Benvenuti all'Inferno, giovane pecorelle. La vostra vita sarà un caos puro, poichè ci saremo noi a rovinarla!” con tanto di risata malvagia di sottofondo. In ogni scuola era così, no? E lei non si aspettava niente di meno. Certo, aveva l'intenzione di farsi degli amici, di ricominciare, di smetterla di parlare da sola e di sembrare tanto strana con i suoi gusti non troppo comuni, ma non le sembrava tanto rosea la missione.

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