Capitolo 3

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Una calda lacrima le rigò il volto. Le guance erano a fuoco, le sentiva e sentiva anche la mano che, piano piano, portò su di esse per lavare via quella lacrima. Tirò su col naso e ripensò ancora al Simpaticone. Si rese conto che lei era come dipendente da loro, non ascoltava mai la sua testa. Era come se non avesse mai vissuto la sua vita, nemmeno per fare colazione o decidere quali calzini indossare. Prese un grosso respiro e si guardò attorno, osservando poi il preside. Si trovava fuori dal portone di vetro, con le braccia incrociate. La guardava e rideva sotto i baffi. Questa volta, ad Amaya, non le sembrò tanto divertente, ma molto inquetante e così, calma calma, fece finta di niente. Si voltò e andò a vedere la mappa della scuola per capire dove doveva andare. Cercò di non pensare agli occhi del signore strambo che la puntavano fissa, ma per sicurezza (come una barriera) si scostò i capelli castani e li mise in modo che le coprissero il volto. I piedi si muovevano, a volte li spostava verso l'esterno. Era agitata.. si vedeva.

- … Ok.. -

Tossicchiò, in modo da scrollarsi di dosso tutto ciò che era accaduto fino a quel momento e, con l'indice, cominciò a puntare la mappa seguendone i lineamenti.

- 1… A… Prima… A… -

Sussurri, quasi, mentre altre persone di affiancavano a lei per guardare la piantina, trovando subito ciò che cercavano e levandosi subito dai piedi.

- Ehi, signorina? -

Amaya sobbalzò un momento, voltandosi lentamente verso la sua sinistra, proprio in direzione del portone di vetro. Si portò quella ciocca di capelli dietro l'orecchio, proprio quella ciocca che poco prima si era portata avanti, e alzò la testa verso… gli occhi del preside.

- Lei è di prima, figliola? Allora le conviene seguirmi. Non lo sa che c'è prima la riunione per i nuovi studenti? Ohohoh! Non si preoccupi! Non la voglio stuprare! -

E perchè disse quelle ultime frasi? Molto probabilmente perchè vedeva gli occhi sgranati di Amaya e il sudore che le imperlava la fronte. Lei, come risposta, annuì macchinamente, lasciandosi superare dal preside che, ancora, rideva di gusto. Deglutì e, senza accorgersene, compì un cerchio perfetto per poter mettersi in traiettoria per seguirlo, a testa bassa e con il volto tutto rosso. Nei suoi pensieri c'era solo:

<< Oddio, adesso mi mangia. Oddio, adesso mi mangia.. >>

Svoltarono a sinistra e non alzò molto lo sguardo, cominciò a guardare le scarpe degli studenti e delle persone adulte, il pavimento, le varie sedie posizionate qua e là per il lungo corridoio, qualche porta e qualche pianta agli angoli. Scanzò qualche persona, cercando di stare al passo del preside che, dal canto suo, si muoveva anche fin troppo velocemente. Svoltarono a destra, attraversarono una porta antipanico ed uscirono un piccolo spazio con una grande scivolata e una piccola scalinata. Le ringhiere erano blu e qui Amaya alzò la testa, cercando di respirare a fondo l'aria che c'era là dietro.. tossendo immediatamente. Alcuni studenti, forse un po’ più grandi, si misero a fumare in attesa delll'inizio delle lezioni che, in quel giorno, partivano tardi. Alcune tizie di un gruppetto la salutarono con il buongiorno, tornando poi ai loro gossip locali. Amaya aveva già visto una cosa del genere e non si stupì troppo. Le piaceva, a dir la verità, specialmente per il fatto che, in lontananza e dietro la ringhiera, c'era un cavallo che sicuramente apparteneva al contandino che abitava là.

Si voltò ogni tanto e, dopo aver guardando anche il più piccolo sassolino, tornò a seguire il preside. O meglio.. il preside era già lontano e lo vide appena in tempo entrare dentro alla palestra. Le porte, questa volta, erano aperte e lei le attraversò di tutta fretta, andando poi verso l'ammucchiata di studenti che attendeva con ansia il discorso del preside e della vice preside, donna alta e abbastanza anziana.

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