Terzo capitolo

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Sei mesi prima



Mi alzo dal letto ancora intorpidita a causa della partita di pallavolo a cui avevo partecipato il giorno prima. I muscoli mi fanno male e le gambe sembrano non sorreggere il peso del mio corpo.

Quasi strisciando per terra raggiungo il bagno, nel quale trovo Max, il compagno di mia madre.

"Buongiorno", lo accolgo sorridente "Hai dormito bene?".

Lui alza il suo guardo dal lavandino e ancora assonnato, mi fa un sorriso.

Sorrido a mio volta per via della buffa faccia che ha in quel momento.

"Mamma è di sotto?" gli chiedo.

Lui annuisce e torna fa fare ciò che stava facendo.

Scendo le scale scricchiolanti e arrivo in cucina, dove trovo mia madre intenta a preparare la colazione per la famiglia.

"Buongiorno", la saluto per attirare la sua attenzione, poiché mi dà le spalle.

Lei si volta e mi fa un sorriso a trentadue denti. "Ciao tesoro, hai dormito bene?" mi chiede.

Annuisco mentre mi siedo a tavola. Prendo in mano un croissant e un bicchiere di succo alla pera, pronta per cominciare la giornata.

"Ciao, mamma" mormora Freddie entrando in cucina.

"Ciao tesoro," replica lei "siediti che è pronta la colazione".

Mio fratello si siede accanto a me e ci scambiamo un'occhiata.

"Ciao, strega" mi saluta lui.

"Ciao, mostriciattolo" replico tra un boccone e l'altro.

Nostra mamma si siede a tavola con noi e ci sgrida: "Ragazzi, non comincerete subito, spero!" dice infastidita, "Cavolo, dovreste andare d'accordo, invece di questionare sempre su qualsiasi cosa".

"Hai ragione" rispondo, non volendo iniziare la giornata con una litigata famigliare.

Finita la colazione mi reco di nuovo in camera mia e decido di accendere il computer. Non appena la schermata che inizialmente era nera, diventa bianca, mi compare una notifica da Twitter. Ci clicco sopra e entro nel mio profilo.

Sorrido quando vedo che è stata Lily, la mia migliore amica, a cercarmi.

"Dici che se mi porto dietro una valigia da 30 chili, mi basta?" mi scrive lei.

"Penso proprio di sì, sai :)" le rispondo.

Anche se le ho appena risposto, vedo subito che mi ha già riscritto: "Ottimo allora :) Ricordati di portare quel bellissimo vestito nero che ti ho regalato io."

"Perché mai dovrei portarlo via?"

"Perché sì."

"Devo essere io a ricordati che ci stiamo trasferendo a Londra solo perché frequenteremo la 'Drama School of London' e non per i party del collegio?"

"Non mi rovinare la festa" mi risponde, "Sei cattiva :("

Rido tra me e me, pensando alla sua faccia in quel istante.

Quando vedo che non mi scrive altro, le mando un altro messaggio: "Lo porterò. Ma tu porta le scarpe che ti ho comprato io."

"Okay! :)"

Poiché non avevo altro di cui parlare con lei, decido di lasciare la finestra delle notifiche, per spostarmi a quella delle notizie. Il primo articolo che mi si posiziona davanti agli occhi è una strage di morti a causa di un terremoto. Scendo col cursore in basso, per andare nella sezione delle notizie più frivole, quando il mio occhio si ferma su un tweet che avvisa la produzione di un nuovo film.

Interessata sull'argomento, dato che sono una cinefila - amante del cinema -, vado a leggermi la trama.

Dopo poche righe, sbuffo e chiudo la finestra. La solita storiella: il divo che si innamora di una ragazza normale, penso tra me e me mentre scendo le scale.

"Tesoro," mi chiama la voce di mia madre "c'è qualcuno per te."

Lentamente e a passo sicuro arrivo in cucina, dove si trova lei, e incontro lo sguardo di Austin.

Automaticamente prendo a sorridere e gli corro incontro. Lui apre le sue braccia e ci abbracciamo. Alzo la testa e lo bacio a lungo.

"Cosa ci fai qui?" gli chiedo sorridente e felice.

Lui mi scruta e le sue labbra si aprono in un sorriso: "Sono tornato per te".

Mi stacco da lui e gli prendo la mano, guidandolo verso il divano. Ci sediamo e lui prende a raccontarmi tutto ciò che ha fatto in quei due mesi che è stato in America.

"Ti piacerebbe molto, secondo me" mi dice.

"Sì? Da come la racconti mi incuriosisce" replico.

Austin improvvisamente diventa serio e prende a giocare con le nostre mani.

Capisco che c'è qualcosa che vuole dirmi, ma non sa come farlo.

Mi giro con tutto il corpo verso di lui, voglio vederlo in viso, voglio capire che cosa gli prende.

"Cos'hai?" gli chiedo.

Il suo sguardo girovaga da una parte all'altra della stanza, come per cercare di evitare il mio.

Più lo osservo, più capisco che è successo qualcosa mentre lui era via.

"Mi vuoi lasciare?", gli chiedo con la voce spezzata e con le lacrime che minacciano di uscire.

Non appena sente le mie parole alza lo sguardo e mi fissa. Mi alzo dal divano e mi allontano da lui: ho bisogno di aria. Sento che il calore si sta espandendo in tutto il mio corpo.

Austin si alza dopo di me e cerca di avvicinarsi, ma io lo spingo via.

Non lo voglio vicino. Non voglio vederlo.

Ovviamente la spinta che gli ho dato lo ha spostato solo di due centimetri, ma comunque non cerca più di avvicinarsi.

"Sarah, ti prego, ascoltami" mi supplica lui.

Mi volto verso di lui, livida di rabbia e gli grido addosso: "Sei uno stronzo! Sai cosa ho passato prima di te, lo sai!" dico riferendomi alla storia con Harry. "Pensavo fossi diverso, non credevo ti bastassero solo due mesi, per dimenticarti di me".

Austin mi osserva metà offeso e metà dispiaciuto, ma non mi importa. Non mi importa più nulla.

"Sarah," mormora sopra ai miei singhiozzi "io non voglio lasciarti".

Mi blocco e lo guardo in volto, non capendo cosa sta accadendo.

"Ma...?" domando, sapendo che c'è qualcosa che sta cercando di non dirmi.

"Ma in America...", si ferma per prendere fiato "...sono andato a lett con un'altra".

Ciò che rimane del mio cuore si disintegra e sento il viso ancora più bagnato di prima.

"Ma," aggiunge subito dopo "lei non significa nulla per me. Io amo te, non lei. Quello che accaduto tra me e lei rimane in America. Io sono qui, con te, in Inghilterra".

Triste, infuriata e umiliata mi avvicino a lui e gli tiro uno schiaffo. La mia mano pulsa e la sua guancia è rossa.

"Vattene", gli intimo "Non voglio vederti mai più".

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