Settimo capitolo

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Mi sveglio di soprassalto cadendo dal letto per via del brutto sogno.

Il mio sedere tocca terra e l'impatto mi crea confusione: non sono ancora certa di essere tra sogno o realtà.

Lily, non appena sente il tonfo, apre gli occhi e si guarda intorno, finché non vede me stesa a terra.

"Che cazzo stai facendo?" mi chiede con la bocca ancora impastata da sonno.

Mugugno qualcosa come risposta e mi alzo da terra per tornare sul morbido materasso.

Ma che cavolo di ore sono?

Guardo la sveglia sul mio comodino e decido di alzarmi dal letto per una bella doccia fredda.

Ripenso all'incubo che avevo fatto e provo a raffigurare nella mia mente colui che dovrebbe essere il mio salvatore.

Esco dalla doccia sorridente, sperando che quel salvataggio possa significare una svolta nella vita reale. Indosso l'accappatoio e mi dirigo in cucina per preparare la colazione: tiro fuori dalla dispensa un bicchiere di vetro e dal frigo una bottiglia di latte.

"Buongiorno", mormora soffocando uno sbadiglio Lily.

"Ciao, Lily", rispondo.

Anche lei si avvicina alla dispensa e tira fuori un altro bicchiere.

"Come mai così contenta oggi?" mi chiede voltandosi verso di me con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

"Nulla, ho solo voglia di andare a fare una passeggiata. Vieni anche tu?" le domando, sapendo già la risposta.

"No, grazie. Sai che non amo l'attività fisica. Piuttosto che farla, mi farei tirare sotto da un camion".

La osservo, scrollo le spalle e metto in bocca un biscotto al cacao. "Fai come vuoi", dico tra un morso e l'altro "se vuoi venire sai dove trovarmi. Faccio sempre lo stesso giro".

"Sì, lo so", sorride.

Esco di casa chiudendomi la porta alle spalle e scendo le scale del nostro condominio. Non appena arrivo sul marciapiede vedo una macchina davanti a me, un auto nera di lusso. Mi domando chi stia aspettando, da quel che so in questo palazzo non abita nessuno di importante.

Mi avvicino alla macchina, quando si apre improvvisamente la porta e mi accoglie la faccia sorridente di Taylor Lautner con in mano un caffè.

"Buongiorno", mi saluta.

Presa alla sprovvista non so cosa rispondere e mi esce dalla gola solo un suono strozzato. Imbarazzata, mi schiarisco la gola e riprovo: "Ciao".

"Vuoi salire?" mi domanda.

Tentennante lo guardo negli occhi, per capire cosa ci faceva davanti a casa mia.

"Aspetti qualcuno?" gli rispondo.

"Sì, aspettavo te. Non mi hai chiamato" mi scruta con uno sguardo serio che mi trapassa.

"Sì, ehm, mi spiace. Non sapevo cosa fare", rispondo sincera.

Lui mi guarda in viso e sorride. "Fa nulla" mi avvisa, "Senti, ti va di venire con me sul set del mio nuovo film?"

Lo osservo a lungo, cercando di capire perché voleva che andassi.

"Sei sicuro? Lì sarà pieno di paparazzi e non voglio disturbare. Cioè, non fraintendermi, vengo volentieri, ma mi sembra un po' rischioso da parte tua - intendo per la tua privacy".

Taylor scoppia a ridere e mi prende per mano per farmi entrare in macchina.

"Forza, vieni. Non ti preoccupare. Ti difendo io dai giornalisti", afferma.

Entro nella lussuosa auto nera e mi siedo accanto a lui. Sono davvero incerta sul cosa fare, di cosa parlare, di come apparire, ma presto scopro che è facile parlare con lui e che per me è naturale stare con lui. Mi trovo a mio agio e sono felice. Parliamo di molte cose: la sua vita, la mia, i nostri racconti imbarazzanti e molto altro.

Per la prima volta mi accorgo che è semplice parlare con qualcuno, non mi devo sforzare. Le battute e le parole mi vengono spontanee, senza che io le forzi.

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