Dal capitolo precedente:
"Mi dispiace, non so davvero che cosa dire." rispondo, quasi sul punto di piangere.
Lo sento sospirare, per poi alzarsi dal letto e darmi un veloce bacio sulla fronte.
Mi guarda per qualche istante, prima di avviarsi verso la porta ed uscire frettolosamente dalla stanza.
Ed ecco che mi ritrovo sola, di nuovo.
___________________________________________________Hope's pov
Decido quindi di sedermi sul bordo del letto e di cercare di dimenticare completamente ciò che è appena successo. Purtroppo, ogni volta che sbatto le palpebre, mi tornano in mente immagini spaventose di sangue e di canini molto più lunghi del normale.
Faccio così fatica a respirare che mi sembra quasi una perdita di tempo. La nausea sta prendendo il sopravvento e ciò mi porta a frugare nella mia valigia in cerca delle pillole per l'ansia, che purtroppo non sembrano fare effetto. Ho terribilmente bisogno di una sigaretta.
Afferro dalla tasca destra della mia giacca il pacchetto incelofanato che avevo acquistato pochi giorni prima. La scritta "il fumo uccide" mi fa ancora impressione, anche se continuo a pensare che non sarà sicuramente questo a porre fine alla mia vita. Non c'è cosa più sbagliata.
Ovviamente sono a conoscenza del fatto che fumare non faccia per niente bene, e me ne vergogno a tal punto da non riuscire a dire a nessuno di questa mia piccola debolezza.
Porto la sigaretta alle labbra.
Come ogni volta, prima di accenderla, fisso per qualche secondo la piccola fiamma creata dall'accendino nuovo di zecca.
Subito dopo faccio un primo tiro.
Era da tanto che non fumavo.
Il sapore amarognolo mi aiuta subito a rilassarmi.
Mi avvicino alla finestra.
Fisso il mio riflesso mentre un venticello mi scompiglia i capelli.
Devo ammettere che ho paura di vivere in questa casa. Ho terribilmente paura della mia famiglia, di quello che potrebbero farmi e soprattutto di quello che hanno fatto in passato. D'altronde, in fondo in fondo, le persone non cambiano. Una parte di loro rimarrà sempre la stessa.
E so che la prima regola per sentirti realmente vivo è fare la cosa che più ti spaventa; ma non mi sento psicologicamente pronta. Pronta di guardare in faccia persone anormali, fuori dal comune.
I miei pensieri vengono interrotti dalla porta di camera mia che viene spalancata. Mi giro di scatto dimenticandomi completamente della sigaretta che tengo tra le dita. Kol mi guarda con occhi sbarrati, molto probabilmente non si aspettava un comportamento del genere da parte mia. Istintivamente getto la sigaretta fuori dalla finestra e aspetto che Kol si faccia vivo e che mi parli."Che cosa diavolo avevi intenzione di fare?"
"Nulla di che" replico "stavo solo cercando di non pensare a tutte le stronzate con cui avrò a che fare ogni giorno."
Rimane in silenzio. Sicuramente avrà afferrato il concetto. Odio lanciare frecciatine; ma non mi merito assolutamente un rimprovero, almeno non in questo momento."Alle 16:00 fatti trovare in sala da pranzo, dobbiamo assolutamente parlarti." mi avverte, prima di uscire dalla stanza sbattendo rumorosamente la porta.
Non rispondo, ma accendo un'altra sigaretta e mi lascio trasportare dal senso di benessere che sembra regalarmi.
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-Carlotta :)
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