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Dal capitolo precedente

"Nulla di che" replico "stavo solo cercando di non pensare a tutte le stronzate con cui avrò a che fare ogni giorno."
Rimane in silenzio. Sicuramente avrà afferrato il concetto. Odio lanciare frecciatine; ma non mi merito assolutamente un rimprovero, almeno non in questo momento.

"Alle 16:00 fatti trovare in sala da pranzo, dobbiamo assolutamente parlarti." mi avverte, prima di uscire dalla stanza sbattendo rumorosamente la porta.

Non rispondo, ma accendo un'altra sigaretta e mi lascio trasportare dal senso di benessere che sembra regalarmi.

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Hope's pov

Passa molto tempo prima che io mi accorga della grande quantità di sigarette che mi sono servite per calmarmi.
Sembrano avere effetto, anche se il mio corpo pare popolato da un senso di tristezza davvero insostenibile.
Prendo un'altra sigaretta dal pacchetto; ritrovandomi per l'ennesima volta a giurare che sarà l'ultima in assoluto.
Non appena faccio il primo tiro, vengo invasa da un attacco di tosse e panico, come se l'intera sigaretta mi fosse rimasta incastrata all'interno della gola.
In men che non si dica sento la porta spalancarsi e qualcuno di irriconoscibile urlare il mio nome, poi tenere gli occhi aperti sembra troppo stancante, quindi non perdo più tempo e li chiudo.

Klaus' pov

Vedo mia figlia crollare davanti ai miei occhi. Un'altra volta.
Fortunatamente riesco ad evitarle una brutta caduta afferrandola in tempo per i fianchi.
Il suo respiro sembra rilassarsi, così come tutti i suoi muscoli. Mi rendo conto solo ora della puzza di fumo che domina l'intera stanza, e scorgo sul comodino un portacenere pieno zeppo di mozziconi.
Mia figlia fuma? È per questo che ha problemi respiratori?
Cazzo, ha quattordici anni, non trenta.
Sussulto non appena, sospirando, mia figlia rivela il forte odore di tabacco del suo alito.
Apre gli occhi e, quando mi vede, si allontana velocemente come se avesse paura che potessi farle del male. Sento una fitta al cuore. Lo pensa davvero? A quanto pare ancora non si fida di me.
La guardo per qualche secondo, cercando di addolcire la mia espressione per rassicurarla.

"Perchè lo fai?" chiedo quasi sussurrando.

"Ma non capisci? Sei mio padre quando la maggior parte delle persone potrebbe scambiarti per mio fratello; sei un essere anormale, perfido e sicuramente avrai ucciso tantissime persone innocenti solo per sfizio.
Vuoi proprio sapere la verità? Sì, ho terribilmente paura di te. Vorrei andarmene da questa casa e non vederti mai più. Ma c'è un problema:
Sei mio padre. Ed io sono tua figlia. E niente potrà mai rompere questo legame."

Abbassa lo sguardo mentre io la fisso quasi spaventato dalle sue stesse parole.

Aveva fottutamente ragione.

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Spazio autrice:

So che il capitolo è breve, ma ho preferito scrivere due capitoli abbastanza corti e postarli in due giorni differenti.
Vi ringrazio per aver perso un po' del vostro tempo per leggere la mia storia ;)

-Carlotta :)

Hope Mikaelson - The OriginalsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora