Dal capitolo precedente:
"Perchè lo fai?" chiedo quasi sussurrando."Ma non capisci? Sei mio padre quando la maggior parte delle persone potrebbe scambiarti per mio fratello; sei un essere anormale, perfido e sicuramente avrai ucciso tantissime persone innocenti solo per sfizio.
Vuoi proprio sapere la verità? Sì, ho terribilmente paura di te. Vorrei andarmene da questa casa e non vederti mai più. Ma c'è un problema:
Sei mio padre. Ed io sono tua figlia. E niente potrà mai rompere questo legame."Abbassa lo sguardo mentre io la fisso quasi spaventato dalle sue stesse parole.
Aveva fottutamente ragione.
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Hope's povTrascorro il resto della serata a letto.
La mia voglia di vivere è decisamente pari a zero e l'unica cosa che voglio in questo momento sono altre sigarette.
Mio padre, ovviamente, me le ha confiscate e non ha alcuna intenzione di ridarmele.
Sospiro rassegnata, cercando di autoconvincermi del fatto che abbia fatto la cosa giusta.
Sono consapevole che fumare non faccia per niente bene e forse, grazie al suo aiuto, potrei anche impegnarmi a smettere.
Fatto sta che, con l'intenzione di permettere al tempo di trascorrere un po' più velocemente, inizio a pensare alla vita tremendamente spregiudicata che possedevo prima di venire qui.
Sicuramente, la cosa che più mi caratterizzava, era il mio comportamento edonistico, tratteggiato anche da infinite esperienze riprovevoli. Nonostante ciò sono sempre stata una persona precisa e attenta a rispettare ogni regola; semplicemente per paura di essere rimproverata dai miei genitori poichè, a parer mio, il loro giudizio è sicuramente il più importante.
Percui mai un brutto voto, mai tornata a casa alle quattro del mattino, mai bevuto troppi alcolici, mai approfittato della loro assenza per dare un festa in casa e mai detta una parolaccia in loro presenza.
Mi rendo conto solo ora che iniziare a fumare sia stata una delle cose più stupide che io abbia mai fatto; non capisco neanche come mai io sia stata così bisognosa di incominciare.
La porta si apre nel momento esatto in cui io chiudo gli occhi per provare a prendere sonno, rivelando la figura di Kol."Ehi." esclama sorridendo.
"Ciao." rispondo forse un po' troppo freddamente.
"Ti andrebbe di fare una passeggiata fuori? Sicuramente non hai ancora avuto l'occasione di visitare il centro storico di New Orleans."
Annuisco debolmente e gentilmente lo invito ad uscire dalla stanza per potermi preparare con un po' più di tranquillità.
Decido di indossare una t-shirt nera non troppo succinta e dei normali jeans a vita alta, accompagnati dai miei amatissimi anfibi rigorosamente neri. Infine, per quanto riguarda il trucco, applico solamente un po' di mascara sulle ciglia ed un rossetto nude sulle labbra. Prima di andare spruzzo un bel po' di coco chanel alla vaniglia su collo e polsi. Successivamente afferro dal comodino il mio cellullare insieme a qualche dollaro ed esco definitivamente dalla stanza.
Zio Kol è lì che mi aspetta, vestito con una camicia bianca abbinata a dei semplici jeans.
Mi squadra da testa a piedi sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. Dietro di lui scorgo la figura di mio padre, che ci fissa con un'espressione alquanto confusa."Dove state andando?" chiede con il suo solito tono calmo.
"A fare un giro." rispondo cercando di liquidarlo. Intanto zio Kol si è avvicinato a me ed ha appoggiato una mano dietro alla mia schiena.
"Stai tranquillo Klaus, è in buone mani." dice Kol, facendomi l'occhiolino.
Lo guardo un po' perplessa ma lui sembra non notarlo.
Nonostante ciò insieme ci dirigiamo verso la porta d'ingresso ed usciamo dall'abitazione.Dopo ben due ore abbiamo terminato di visitare l'intero centro della città. New Orleans è davvero bellissima e, a dirla tutta, non sono per niente abituata ad una cittadina così tanto monumentale.
Per non parlare della spiaggia ricoperta da un piumaggio di palme. Svettano, pendono oppure si inchinano incontro alla luce, mentre le piume verdi sventolano alte nell'aria accompagnate dalla dolce brezza marina. Insomma, un vero spettacolo.
Nonostante ciò entrambi torniamo a casa completamente esausti; subito dopo aver acquistato un gelato dal furgoncino che si è fermato solo a dieci passi da noi. Non potevo assolutamente resistere.
Klaus è sulla soglia della porta che ci aspetta.
La sua espressione è indecifrabile: sembra arrabbiato, ma anche schifato o semplicemente confuso. In men che non si dica si scaraventa su Kol."Non ti ho dato il permesso di portare in giro per tutta la città Hope. È mia figlia, non tua. Avrei dovuto farlo io." urla in preda alla rabbia.
"Non essere geloso Klaus, non abbia..." viene interrotto dal pugno di mio padre che si scontra con il suo naso. In un primo momento Kol è disorientato, ma si riprende subito e sul suo volto compare un sorriso malvagio.
"Ti sembra il modo di risolvere la cosa?" riprende il discorso. "Almeno con me Hope si è divertita; non ti sei neanche degnato di provare a renderla felice, anche solo per qualche minuto." risponde con un tono di rimprovero.
Questa volta, però, a fermare Kol è un pugnale molto affilato che si è conficcato nel suo petto. Difatti solo dopo qualche secondo cade a terra praticamente privo di sensi.
Alzo lo sguardo terrorizzata da ciò che è appena successo e sorprendo Klaus a fissarmi."Questo succede a chi non mi dà ascolto." afferma, prima di girare i tacchi ed andarsene.
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-Carlotta :)
