Capitolo 2

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Capitolo 2.

Intanto al castello i professori non vedendo a lezione il ragazzo iniziarono a preoccuparsi.

Draco sembrava essere un po' agitato da quella sua scomparsa per questo appena ebbe un attimo di tempo corse fino allo spiazzo nella foresta proibita dove l'aveva visto il giorno prima.

Come il giorno prima Harry si stava addestrando con i centauri e questa volta qualcosa era cambiato ed un pensiero si fece strada in lui: Harry è diverso. I suoi movimenti sembrano quelli di un animale a caccia.

Lentamente il principe delle serpi scivolò a terra trovandosi in ginocchio per la prima volta, ma aveva ancora molti, forse troppi dubbi al quale doveva trovare una risposta.

Si rialzò da terra e tornò al castello, se Harry aveva scelto di lasciare il castello un motivo c'era e presto o tardi sarebbe stato lui stesso a rivelarlo, per questo non lo avrebbe denunciato ai professori per qualcosa che avrebbe potuto salvare tutti.

Tornato al castello Hermione lo affiancò: «Draco, stai bene? Hai una faccia...»

«Sto bene. Ho solo bisogno di una pausa per riflettere sul nostro rapporto» rispose lui senza troppi giri di parole.

«Ma stiamo insieme da due mesi ormai. Non dovresti avere dei dubbi» disse lei sorpresa dalle parole del ragazzo.

Draco, però, la guardò freddamente: «Se a te non va bene possiamo anche chiudere qui il nostro rapporto» il suo tono di voce non ammetteva repliche da parte della ragazza.

Hermione lo osservò allontanarsi, ma non voleva di certo perdere Draco e tutto era partito da quando Harry gli aveva detto che stava diventando monotono per questo doveva capire come risolvere il problema e tenersi stretto il ragazzo biondo.

Intanto Draco era tornato in sala comune e si era chiuso nella sua stanza. Cercò nel baule un lettore mp3 che aveva incantato anche per funzionare dentro Hogwarts e l'attivò.

Il respirò, però, gli si spezzò in gola sentendo le parole di quella canzone che solo il giorno prima era scattata nella sua mente mentre correva dietro a Harry.

Alcune frasi lo colpirono tanto che riportarono alla luce alcuni suoi ricordi.

Era nel negozio di Madama McClan e stava provando la sua prima divisa.

Era stato accettato a Hogwarts e stava per iniziare il suo primo anno quando un ragazzino entrò nel negozio.

I suoi occhi si posarono subito sulla sua cicatrice a forma di fulmine e decise che sarebbe diventato suo amico a tutti i costi.

Erano davanti alla porta della Sala Grande e voleva fare amicizia con quel ragazzo per questo gli si avvicinò e gli tese la mano, ma lui non accettò e questo lo ferì per questo decise di diventare suo nemico.

Quell'anno Harry li aveva salvati tutti da un ritorno troppo presto del Signore Oscuro e lui anche senza ammetterlo ne era rimasto sorpreso perchè per un ragazzo di appena 11 anni era una sfida enorme e non poteva che ammirare il suo coraggio.

La camera dei segreti era stata aperta e c'erano molte supposizioni su chi potesse esserne l'artefice.

Durante il loro duello magico scoprì che Harry era un rettilofono e un dubbio era sorto nella sua mente. Era quasi certo che il ragazzo dai capelli corvini nella casa dei grifoni era sbagliato e se lui non si fosse mostrato così strafottente e pieno di sé forse non avrebbero avuto problemi e questo gli avrebbe aperto la strada per conoscerlo meglio.

Quello stesso anno Harry aveva salvato nuovamente tutti uccidendo il basilisco nella camera dei segreti.

Addicted to the numb livin' in the cold

My heat's beating faster

I know what I'm after

I've been standing here my whole life

now it's time I realized

Durante il terzo anno era rimasto ferito al braccio dall'ippogrifo di Hagrid e aveva quasi il terrore di perdere il braccio, ma era certo che mentre riposava qualcuno fosse al suo fianco. Aveva sentito il profumo di erba tagliata e pino, ma solo una persona in tutto Hogwarts aveva quel profumo particolare. Quando si svegliò trovò solo un biglietto scritto su un pezzo di pergamena con su scritto: Avrei dovuto agire più in fretta. Mi dispiace.

Durante il quarto anno Harry aveva fatto di tutto per non stargli vicino e ogni volta che i loro sguardi si incontravano arrossiva.

La cosa gli risultava strana, ma non ci aveva pensato in quel momento anzì era un motivo in più per prenderlo in giro, poi c'erano state le prove del torneo e tutto era precipitato perchè il ragazzo aveva urlato il ritorno del signore oscuro.

Save me cause I'm fallin'.

Now I can't seem to breathe right.

'Cause I keep runnin, runnin, runnin, runnin,

runnin, runnin, runnin, runnin,

runnin from my heart

La canzone terminò e tornò alla realtà e si lasciò cadere tra le coperte distendendosi sul letto togliendosi dalle orecchie le cuffie.

«Sono un idiota!» sbottò esasperato.

Adesso tutto gli era fin troppo chiaro: Harry era al centro di tutti i suoi pensieri, che volesse o no lui era presente.

Blaise e Pansy preoccupati per l'amico bussarono alla porta: «Draco, stai bene?»

«No! Mi sento un idiota!» sbottò lui spalancando la porta.

I due lo portarono indietro e lo fecero sedere sul letto: «Spiegati...»

«Ho sempre pensato solo a me stesso. Non ho guardato oltre a quello che voleva mostrarmi, eppure, era semplice, era sotto i miei occhi. Harry, mi ha sempre amato nonostante lo trattassi male...» disse lui mettendosi le mani tra i capelli.

Era difficile da ammettere, ma si sentiva malissimo per quello che era successo in quegli anni tra di loro.

Pansy gli mise una mano sulla spalla: «Eri l'unico a non essertene accorto. Quando abbiamo provato a fartelo notare ci hai fulminato con lo sguardo»

Draco sospirò rassegnato e si raggomitolò sul letto abbracciando il cuscino: «Cosa devo fare?»

«Non credo tu possa fare molto, Draco. È da ore che Potter non si vede al castello e tutte le sue cose sono sparite. Non credo che sia sua intenzione tornare» disse Pansy senza troppi giri di parole.

«Lo so...» sospirò Draco chiudendo gli occhi.

Era stanco e aveva bisogno di pace e tranquillità per questo gli amici lo lasciarono da solo in modo che potesse riposare, in fin dei conti dopo anni aveva capito la portata dei sentimenti di Harry, ma ne era rimasto travolto per questo gli serviva del tempo per accettarli e scendere a patti con sé stesso. 

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