Era un pomeriggio sorprendentemente tranquillo nel laboratorio, uno di quei pomeriggi in cui Flug aveva piacere di rimboccarsi le maniche e gettarsi a capofitto in uno dei suoi progetti.
Il grande locale era silenzioso, solo i rumori degli attrezzi che spostava potevano essere uditi in quella piacevole quiete. 5.0.5. non era lì con lui ad osservare incuriosito il suo lavoro. Nemmeno Demencia era presente, come al solito, a guardare per toccare e rompere spesse volte qualcosa. Non poteva non chiedersi dove fossero andati a finire quei due, ma probabilmente l'orso stava solo cercando di rassettare la vasta magione tra un dispetto e l'altro perpetrategli da Demencia ( normale anche quello ).
L'atmosfera era così pacifica che Flug sentì proprio il bisogno di rilasciare un sospiro contento che fece gonfiare appena la sua busta - giornate di questo tipo potevano solo far bene ogni tanto.
Aveva giusto le mani immerse nei circuiti del pannello di controllo di un nuovo marchingegno, le sue dita sottili che si destreggiavano abilmente fra i cavetti, quando aveva avuto la distinta sensazione di essere osservato - e solitamente, in un luogo come Black Hat Manor, quella sensazione si rivelava essere sempre corretta.
Voltò un poco la testa per controllarsi le spalle e fu così che scoprì l'identità del suo visitatore, nientedimeno che Black Hat in persona.
« Buon pomeriggio, signore. » Lo salutò Flug, sorpreso dentro di sé di vedere il suo capo da quelle parti.
« Buon pomeriggio, dottore. » Gli rispose Black Hat con un breve cenno del capo, voce impersonale e analitica. « Come procedono le cose? »
Oh... era qui solo per controllare i suoi progressi, a quanto pareva. Non che ciò gli recasse alcun disturbo, ma Flug aveva creduto fosse un altro il motivo di quella visita, dato che raramente aveva visto il suo superiore raggiungerlo in laboratorio ad un simile orario. Non che il demone avesse una tabella precisa, ma comunque...
« Procede tutto liscio, signore. Con le migliori probabilità, questo sarà pronto domani. » Replicò Flug al termine di quelle considerazioni mentali, battendo con dolcezza una mano a lato del pannello di controllo.
Black Hat a malapena annuì, limitandosi a confermargli che quanto aveva detto era stato ascoltato.
Lo scienziato indugiò per un secondo di più con lo sguardo, ad osservare il volto ed, in generale, l'attuale atteggiamento dell'Eldritch: il suo occhio visibile stava vagando lungo le componenti d'arredo del laboratorio e sul macchinario su cui stava lavorando, evitando tuttavia di concentrarsi troppo su di lui. Sembrava stesse cercando di proposito di volgere lo sguardo altrove e Flug trovò bizzarro quel fatto; non ricordava di aver mai visto Black Hat comportarsi in quel modo, doveva essere la prima volta in anni di servizio. Il suo capo pareva quasi preda di un leggero disagio, a giudicare anche da come non era in posizione frontale che era attualmente posto, ma piuttosto rivolto con il corpo verso un lato.
L'inventore riconobbe comunque che la presenza dell'altro non doveva essere ragione di distrazione: il suo capo era lì e doveva pertanto continuare come se nulla fosse, cosa che visto il silenzio del suo superiore non gli risultò difficile... a risultargli difficile fu, tuttavia, riuscire a frenare la curiosità che quell'apparizione inattesa aveva fatto emergere nel suo animo. Non voleva esattamente importunare l'Eldritch, se c'era una cosa che Black Hat odiava era dover rispondere delle sue azioni a qualcuno, visto che credeva non a torto di essere il solo capo di sé stesso - e Flug non poteva contestare quella convinzione assolutamente fondata.
Controllando un'ultima volta i circuiti, si rese conto che uno del mucchio si era sfilacciato e doveva essere ovviamente sostituito. Separando il filo danneggiato da quelli funzionanti, si alzò dalla sua posizione china per andare a prendere delle pinze dal bancone. Ne scelse un paio con un'apertura relativamente ridotta, visto che il suo doveva essere un lavoro di precisione. Facendo per voltarsi, il suo gomito aveva a stento sfiorato un qualcosa che prima non c'era che subito l'inventore si era ritratto di fronte al verificarsi di quel contatto. Black Hat sostava improvvisamente in quel punto, come se in quei due secondi che gli erano occorsi per scegliere l'arnese si fosse vaporizzato nell'aria per poi ricomparire lì ( cosa che probabilmente aveva fatto ).
Flug alzò il capo, a cercare nell'occhio del demone una spiegazione per tutto questo, che fosse il desiderio di giocargli un piccolo spavento o altro. Quell'iride stava contraccambiando il suo sguardo, con un'intensità potente, ma... altalenante... come se fosse successo qualcosa di sbagliato in quel momento, qualcosa che non era previsto accadesse...?
Si rese conto solo allora di come una delle sue mani si era andata a poggiare nell'incavo del collo del demone, il colletto alto l'unica barriera tra il lattice dei suoi guantoni e la pelle cinerea che vi era al di sotto. Flug la allontanò, le dita gli tremolarono un poco, così come il respiro che aveva rilasciato e che doveva essere stato chiaramente udito dal demone. O-oh dio... lui aveva solo voluto allontanare quello che aveva percepito come un oggetto estraneo ed inaspettato... non pensava minimamente c-che...
« M-mi scusi, signore, non v-vi avevo visto- »
« Flug. »
Flug sbatté le palpebre.
« S-sì... signore? » Replicò, preso in contropiede da quell'interruzione.
Un angolo della bocca di Black Hat si irrigidì impercettibilmente.
« Potresti... rifarlo? »
Lo scienziato fu più confuso di prima.
« Che cosa, signore? »
« La mano, Flug. » Specificò l'Eldritch, quasi impaziente... o, forse, agitato? Era difficile dirlo, visto quanto improbabile gli sembrasse la seconda opzione, ma nondimeno Flug obbedì alla richiesta che gli era stata mossa.
Alzò la mano e la rimise con una certa soggezione a lato del collo coperto del suo superiore. C'era un tenue battito sotto le sue dita, che non aveva nemmeno percepito qualche secondo prima, e l'inventore sapeva perfettamente a cosa appartenevano i battiti percepiti in quel punto nel corpo di un umano... ma Black Hat non era umano, e restò dunque disorientato da quella percezione.
Quel pulsare contro i suoi polpastrelli si fece ben più percepibile man mano che i secondi passavano e Flug rimase sempre più sbalordito da quella scoperta.
Quando si decise a distogliere lo sguardo da quel punto, il volto del demone era ben più vicino di quanto lo ricordasse.
L'inventore allargò un poco gli occhi, incerto da quella vicinanza, i battiti nel suo petto che si erano fatti ben più rapidi, esattamente come quelli che continuavano a solleticargli le dita. E Flug aveva capito, aveva capito prima che quella distanza si annullasse, prima della pressione che sentì attraverso il sacchetto sulle proprie labbra schiuse, e il poggiarsi di una mano guantata sul suo petto immobile.
Quando quel premere svanì, lo scienziato rilasciò un sospiro meravigliato. Era... senza parole... erano stati pochi secondi, ma pochi secondi in cui credeva di aver sfiorato il cielo.
La mano sul suo torace scivolò via incerta, gli artigli coperti dai guanti raschiarono leggermente contro la sua pelle persino attraverso i vestiti.
Black Hat aveva l'occhio visibile puntato altrove, la palpebra scura severamente calata su di esso. Nonostante quello sguardo torvo, le guance del demone erano spolverate da un alone di verde - e una reazione fisica del genere non poteva essere male interpretata in nessun caso.
« Jefecito...? »
Quel cipiglio divenne ancora più marcato, così come il verde sul volto del suo capo.
« C-che c'è? »
Flug sorrise leggermente udendo il lieve balbettio che aveva scosso la voce dell'altro. Questa era la conferma più grande che potesse ricevere: Black Hat era davvero imbarazzato, magari anche dubbioso su quale sarebbe stato il suo responso di fronte a quel gesto. E quello, da solo, era stato più eloquente di mille parole, che avrebbero potuto essere sussurrate al suo orecchio, ma che invece gli erano state trasmesse attraverso quel delicato premere di labbra.
Si sentì come intenerito da tutta quella situazione e quasi in dovere di far procedere oltre le cose - per Black Hat doveva già essere stato uno sforzo immanegiungere fino a quel punto di sua spontanea volontà.
Si accinse a muovere la mano da dove la aveva lasciata posata nell'incavo del collo del demone, ma non prima di aver lanciato uno sguardo di timida attesa in direzione dell'altro.
« Posso? »
Un leggero grugnito fu la risposta che ottenne, l'unica che gli serviva in fondo.
Circondò il collo del suo superiore con un braccio, portandolo gentilmente vicino a sé, mentre con l'altra mano aveva tirato su la busta per scoprire la metà inferiore del proprio volto. Aveva compiuto quel passo con una certa rigidità, le dita avevano tremato per una frazione di secondo intorno alla carta, ma aveva soppresso più che poteva quelle reazioni: questo era un qualcosa che lui voleva fare, che desiderava portare a termine, nonostante sapesse che avrebbe comportato l'inevitabile esposizione di quelle sue brutte cicatrici.
L'occhio del suo capo si era fatto leggermente più largo del normale e lo fissava come in uno stato di inespresso sbigottimento.
« V-vuole continuare, Jefecito? » Si sentì in dovere di chiedere, per sincerarsi del fatto che era un progresso che voleva non solo lui, ma che volevano entrambi.
Lo sguardo di Black Hat si abbassò visibilmente e Flug lo sentì posarsi sulle sue stesse labbra, che l'attesa stava rendendo sempre più vulnerabili davanti al mordicchiare nervoso dei suoi stessi denti. Prima che quei segnali di insicurezza potessero manifestarsi, il demone aveva emesso un leggero borbottio.
« Per c-chi mi hai preso, Flug? Sono perfettamente sicuro di quello che sto facendo! »
Il dottore sorrise, apprezzando silenziosamente come il rossore verdastro sul volto dell'Eldritch avesse assunto una sfumatura persino più scura. Ciononostante, non si sarebbe mai azzardato a commentare quel fatto ad alta voce, mai nella sua vita.
Si alzò sulle punte per raggiungere il livello della bocca dell'altro, le loro labbra si sfiorarono leggermente, un respiro era la distanza esigua che lo separava da un punto di non ritorno che non credeva avrebbe un giorno prevaricato. Eppure, eccolo lì, un tipo ansioso e modesto come lui, che stava effettivamente guidando quell'orrore cosmico del suo datore di lavoro nell'inizio di un qualcosa di molto diverso rispetto a quanto, fino ad allora, avevano condiviso... e Flug, da parta sua, stava amando ogni istante di questo memorabile momento.
Quando poggiò le labbra su quelle di Black Hat, trovò quelle dell'altro schiuse, come se fossero state pronte in un certo senso ad accogliere le sue. Spostò la mano in basso, a farla adagiare sulla schiena del demone, ad attirarlo dolcemente verso di sé, ed il suo superiore lo lasciò fare, si lasciò accompagnare in quello che doveva essere per lui un mondo sconosciuto, in cui Flug non stava tuttavia faticando a tirarlo dentro. E lo scienziato poteva percepire l'accortezza con cui il suo capo stava cercando di non ferirlo con i denti affilati che dimoravano all'interno della sua bocca.
Sollevò brevemente le palpebre, solo per incontrare immediatamente lo sguardo folgorato di Black Hat.
« Signore... c-chiuda gli occhi... » Mormorò, interrompendo il bacio per il tempo necessario a fornire quel cortese consiglio. Ed ebbe la certezza che il suo capo lo aveva accettato di buon grado quando lo vide metterlo subito in pratica.
Ogni volta che le sue labbra carezzavano quelle del demone, sentiva un lieve ronzare provenire dalla gola di Black Hat, vibrazioni che poteva avvertire persino nella propria. Trovò quei suoni ironicamente simili a quelli di un gatto che, coccolato, faceva le fusa in segno di apprezzamento, e quell'immagine spinse Flug a tracciare la mandibola dell'Eldritch in una timida carezza. Un brivido si diramò sotto le dita che aveva appoggiato sulla schiena del suo partner, l'intensità di quel ronzare crebbe a dismisura.
Le mani del suo capo, rimaste dapprima a mezz'aria, scivolarono quindi lungo i suoi fianchi, a cingerli ed accarezzare il resto del suo corpo in un modo che gli provocò piacevoli brividi lungo la schiena - e si chiese, con una vaga meraviglia, fino a che punto Black Hat fosse consapevole di quello che stava facendo in completa autonomia.
Quando si separarono, Flug era ormai a corto di fiato, le sue guance erano bollenti a contatto con la carta, le labbra umide e dischiuse per prendere brevi sospiri esagitati. Si sarebbe volentieri tolto il camice da quanto si sentiva febbrilmente eccitato. Aveva baciato il suo capo, aveva baciato Black Hat, e non se ne pentiva minimamente!
. . .
Quella realizzazione, in effetti, ci mise un po' a sedimentarsi nel suo cervello ancora ammaliato e non completamente pensante.
Aveva baciato Black Hat?! O-oh dio, oh d-dio, aveva baciato Black Hat, lo aveva proprio fatto, lo aveva dannatamente fatto!
Fece schizzare lo sguardo in alto, verso il volto del demone, molto tentato nel frattempo dal pensiero di rimettere le mani al loro posto lungo i suoi fianchi che Black Hat stava ancora CINGENDO, oooh cielo sacro santo!
Non sapeva cosa si fosse aspettato di vedere, ma certo il lieve sorriso che stava graziando le labbra del suo capo cancellò almeno la metà della tempesta di timori che gli avevano stretto il cuore. Era un sorriso sereno, benevolo, che non sfigurava su quei lineamenti inumani e che lo scienziato era abituato a vedere in vesti esponenzialmente diverse.
« Molto meglio di quelli di Demencia. » Commentò Black Hat, in un sussurro arricchito da un pizzico di ironia.
Flug si sentì un po' preso in contropiede da quel commento, ma parte del suo restante nervosismo svanì non appena si sentì abbastanza suo agio per rilasciare una breve risatina.
« Ve lo a-avevo detto di non prendere ad esempio i suoi, Jefecito. »
Un angolo della bocca del demone si inclinò verso l'altro, esponendo leggermente i denti affilati all'interno.
Il dottore ricambiò imbarazzato quel sorriso. Resosi conto che la sua mano sostava ancora sul profilo della mandibola del suo capo, fece per abbassarla discretamente, ma quando sentì Black Hat emettere ancora quel ronzare sotto lo sfiorare delle sue dita, Flug si oppose a quella sua prima intenzione. Decise di osare, e tracciò qualche volta di più quel punto. Si sorprese di vedere Black Hat inclinare la testa da un lato ad assecondare i suoi tocchi, l'occhio visibile placidamente semichiuso.
« È in questo modo che ho deciso di risolvere la mia... insoddisfazione. » Mormorò dopo parecchi secondi il demone, con voce quasi sospirata, più fluida e meno roca del normale. « ...va bene? »
Flug annuì, il pollice che strofinò leggermente sulla guancia del suo superiore.
« Sì, Jefecito. » Replicò. « Sono felice che mi abbiate preso così tanto in parola. »
Le sopracciglia di Black Hat calarono scompostamente sui suoi occhi mentre distoglieva lo sguardo.
« Dovevo risolvere il problema, no? » Fu un borbottio più simile ad un mugugno.
L'inventore annuì comprensivo, sorridendo internamente. Black Hat restava pur sempre Black Hat, e la faccia era la prima cosa che il demone aveva sempre tentato di salvare, persino nelle situazioni più critiche.
« Penso ci siate riuscito con successo, Jefe chulo. »
Il cipiglio sul volto del suo capo si rilassò lievemente, come ad indicargli che quella considerazione non aveva avuto un effetto sgradevole su di lui. E Flug, da parte sua, si sentì certamente rassicurato da ciò, da questa novità che non pareva essere preannuncio, per una volta, di sventure e peripezie. Davvero un piacevole cambiamento, a detta sua.
Aveva faticato tanto - e stava faticando tutt'ora - per contenere i suoni eccitati che avevano minacciato tutto il tempo di sfuggire al suo controllo, un enorme e stirato sorriso era rimasto stampato per due minuti netti sul suo viso, col risultato che ora le facevano male gran parte dei muscoli facciali.
Cosa non avrebbe dato per una postazione migliore, ma si sa che chi si accontenta ha almeno la possibilità di godere di perle come quella a cui aveva assistito.
Si tappò la bocca con una mano, soffocando l'ennesimo dei risolini. Oh, quante cose avrebbe potuto fare con gli scatti che aveva raccolto oggi e non vedeva l'ora di mostrare tutto a 5.0.5. - povero orso, gli avrebbe sicuramente provocato un mezzo infarto.
Sfilò cautamente l'obiettivo della macchina fotografica dalle grate del condotto d'aria in cui lo aveva fatto passare, arretrando nel frattempo moooltosilenziosamente, più silenziosamente che poté... finché, prima che potesse impedirlo, vide la cinturina della fotocamera strisciare anch'essa da oltre la grata e rimbalzare su ognuna delle palette d'acciaio che la componevano.
Dling! Dling! Dling! Dling! DLING!
Se la morte avesse potuto essere contraddistinta da un suono, Demencia era certa sarebbe stato quello.
« DEMENCIAAAAAAAAAA! »
E anche quello ovviamente, quello del ruggito irato di Black Hat che scosse la Terra e i pianeti del Sistema Solare almeno fino a Saturno.
Fortuna che la buona vecchia mimetizzazione si rivelava sempre utile, soprattutto se sei un'ossessiva fangirl che deve correre ai ripari dal suo stesso idolo che oh dio, oh no, quello era uno dei suoi tentacoli, stava strisciando nella conduttura, oh no, ohnoOHNOO-
« FLUG AIUTOOO- »
Nota d'autore: che dire, la fanfiction è giunta al termine, questo è l'ultimo capitolo. Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito in questo breve viaggio, spero di poter scrivere qualcos'altro per Villainous in un futuro non troppo lontano! ^^
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Misconception
FanfictionQuando Flug era stato assunto come scienziato personale di Black Hat, certo non si aspettava di poter cadere vittima di un grosso malinteso, uno che nel mondo dei cattivi non è semplice sbrogliare, non quando credi ci sia la tua stessa vita in ballo...