Chapter Six: Over the Walls (3)

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Terminato quel colloquio fortunatamente breve, Black Hat era stato in grado di riconcentrarsi sul pressante problema che aveva dovuto lasciare in sospeso per prendersi cura del suo business: Flug, e qualunque cosa avesse fatto andare in panne persino una mente come la sua, ben al di sopra di quella che era la media degli esseri umani.
Da quando era riuscito ad estrapolare dal loro delirante dialogo, lo scienziato aveva - o aveva avuto, dipendeva tutto da quanto era riuscito a convincerlo - paura di morire, di essere ucciso da lui, e Black Hat non era in grado di spiegarsi il motivo di un pensiero tanto... tanto assurdo? Non che non gli fossero mai sfuggite minacce di morte o anche peggio, ma mai aveva avuto intenzione di rendere concrete quelle minacce. E Flug avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto sapere a questo punto della sua carriera che non aveva la vita da perdere a lavorare sotto di lui.
Tutta quella situazione era quasi irreale agli occhi dell'Eldritch, oltre che uno spreco di tempo in piena regola, visto che avevano dovuto interrompere la presentazione del loro nuovo prodotto senza nemmeno una dimostrazione - fortunatamente si era trattato di una pubblicità preregistrata, se fosse stata una live avrebbe preso a manrovesci Flug, altro che accompagnarlo giù da quel tetto e curarsi persino che non mettesse in atto altre genialate, a citato esempio quella che era stato in procinto di fare sul bordo di un palazzo di quattro piani.
Aveva pensato si sarebbe buttato, lo aveva pensato davvero per un istante, e il suo corpo era... lo aveva sentito divenire rigido, lo aveva sentito divenire di pietra, ma non una pietra dura come il diamante, una pietra dura come la più scarsa grafite... e lo aveva sentito debole, debole come se le sue enormi capacità avrebbero potuto non essere sufficienti in quella malaugurata circostanza. Aveva agito quasi senza pensare, lo aveva afferrato con i suoi tentacoli ed allontanato da quella posizione pericolosa, ma neanche allora, nemmeno quando lo aveva poggiato a terra davanti a sé, quella strana sensazione lo aveva lasciato. Diavolo, si era sentito e si sentiva tutt'ora come un genitore timoroso che faceva ritrarre la sua prole da un balcone troppo alto! Ma, tornando indietro, sapeva che non avrebbe esitato a farlo di nuovo; lasciare che accadesse avrebbe significato perdere Flug - e il demone non poteva permettersi di perdere Flug, non lo scienziato che ogni altro villain avrebbe pagato caro per avere al proprio servizio.
Per quanto non era assolutamente disposto a dare via una simile informazione con facilità, ammetteva che parte del suo successo - una parte più estesa di quanto volesse coscientemente riconoscere - lo doveva a quell'umano, quella stramba matassa di nervosismo ed insicurezza che il dottore era sempre stato. Non sarebbe stato semplice trovare un sostituto in una sfortunata eventualità... forse, non lo avrebbe mai trovato nemmeno un valido sostituto.
Un bussare insistente provenne dalla porta del suo ufficio, segno che i suoi due dipendenti avevano prestato ascolto al suo richiamo - una volta tanto.
Congedata Demencia e rimasto solo Flug, nervosamente in piedi sulla soglia, Black Hat si preparò allo sforzo non solo mentale, ma anche fisico che avrebbe dovuto fare per giungere esattamente dove voleva: ripristinare la fiducia dell'inventore e così sperare nel non ripetersi, in futuro, di disguidi di un simile calibro.
Rispetto a come lo aveva lasciato prima di quel colloquio, il dottore sembrava visibilmente più rilassato, e all'Eldritch certo non dispiacque, perché un Flug non troppo ansioso era un Flug più incline ad ascoltare.
« Vieni avanti, Flug. »
Il suo dipendente esitò, un piede che sostò brevemente davanti all'altro, prima di fare quanto gli era stato detto e avvicinarsi alla sua scrivania. Tuttavia, Black Hat preferì lasciare la sua sedia ed abbandonare qualsiasi sentore di professionalità poteva assumere quell'imminente dialogo; non era tempo di discutere di affari, cataloghi di armi mortali e simili, di quelli si sarebbe parlato in un altro momento.
« Flug- » « S-signore- »
Entrambi si interruppero.
Black Hat si accigliò, momentaneamente interdetto mentre osservava lo strizzarsi degli occhi del mortale attraverso le lenti di quegli enormi occhialoni. Avevano... stavano per parlare quasi nello stesso istante? Questo sì che era un fatto... curioso.
Flug si ritrasse incassando un poco le spalle, ma il demone gli fece cenno con una mano di proseguire. Non si sarebbe certo lasciato sfuggire quell'unica volta in cui lo scienziato pareva davvero intenzionato a prendere parola.
Il suo sottoposto assentì, deglutendo sempre in maniera fin troppo rumorosa per non farsi chiaramente udire, ma Black Hat aveva smesso già da tempo di prestare troppa attenzione a quei suoni.
« Signore, mi scuso per i disagi che il mio recente comportamento vi ha sicuramente causato. Vi assicuro che simili equivoci non capiteranno mai più. »
« Specifica, Flug. Voglio sapere da cosa è stato dipeso questo equivoco di cui parli. » Gli intimò l'Eldritch, socchiudendo con un'inquisizione inconscia le palpebre, cosa che spinse lo scienziato a mettersi nuovamente sulla difensiva, ad arretrare in sua presenza - e si rese conto troppo tardi dell'errore. Dannazione, lui era un villain, un conquistatore e distruttore di mondi, non un... non un consulente di qualche genere! Come poteva destreggiarsi meglio di così in un campo che non era chiaramente il suo?
Ringhiò tra sé e sé, facendo tuttavia attenzione a rendere quel ringhio silenzioso e non visto, la tesa del cappello lo facilitò in quest'ultima. Cosa facevano gli esseri umani in momenti di questo tipo? Si... si mostravano dispiaciuti, comprensivi, empatici e... diavolo, si sentiva sempre più nauseato ad ogni parola che gli stava attraversando la testa. Black Hat non era normalmente nessuno di questi aggettivi, non sapeva nemmeno come pienamente fingerne uno di quella breve lista. Tralasciando quelle che sarebbero state palesi manifestazioni emotive - puah! - cos'altro c'era che poteva utilizzare a suo vantaggio? Contatto fisico, forse? Sì, con quello magari se la sarebbe cavata senza fare troppi sacrifici, visto che contatti fisici tra lui e il suo dipendente non erano poi così estranei.
Sollevò la mano e sfiorò dapprima la spalla di Flug, come se il suo corpo stesse esitando nel compiere quel gesto. Non appena gli artigli coperti dai guanti toccarono il tessuto del camice, le sue dita si poggiarono seguendo l'esempio, e fu allora che il suo scienziato si accorse del contatto.
« Flug, ti sarai reso sicuramente conto di quanto tutta questa situazione sia controproducente per l'organizzazione. » Gli parlò, fissando il mortale dritto in quei suoi occhi un poco più larghi del normale. « Devo essere certo che tu possa svolgere il lavoro che ti compete al meglio, devo potermi fidare di nuovo del tuo buonsenso senza dover necessariamente trascorrere intere giornate a tenerti d'occhio. Ci siamo capiti? »
L'inventore annuì, sostenendo miracolosamente il suo sguardo invece di abbassare gli occhi come di solito faceva, di rendersi piccolo sotto il suo scrutare.
« Sì, signore. H-ha... ha perfettamente ragione. »
Black Hat non mutò la serietà della sua espressione. Strinse leggermente la spalla dell'umano, prima di interrompere quel contatto ed incrociare le braccia al petto.
« Quindi? » Spronò, cercando di suonare perentorio al punto giusto, senza risultare necessariamente oppressivo.
Flug cessò per qualche secondo di trafficare con le maniche del camice, il suo intero organismo pareva essersi immobilizzato, cosa che il demone osò definire alienase si trattava di un tipo ansioso come il suo sottoposto.
« Vi a-avevo... vi avevo sentito parlare al telefono con qualcuno... »
La serietà facciale di Black Hat si frantumò.
« Tu COSA? »
Flug emise un debole squittio, le sue mani scattarono verso l'alto nel tentativo forse di placare la sua nascente IRA.
« Non v-volevo farlo, non volevo farlo, signore! N-non era m-mia intenzione...! »
« Tu hai ORIGLIATO una mia conversazione privata, insulso vermiciattolo?! » Ringhiò l'Eldritch scoprendo le zanne, ogni fibra del suo volto si deformò sotto l'accesso di rabbia che fece tremare tutta la metà superiore del suo corpo. « PER QUESTO NON NE VOLEVI PARLARE, EH?! »
« P-per f-favore signore, p-per favore, l-la prego... » Flug si fece piccolo piccolo sotto di lui, talmente piccolo da finire con l'assomigliare ad un roditore che era stato appena catturato per la coda da una trappola. « P-per favore, B-Black Hat--! »
Qualcosa dentro Black Hat si bloccò, si acquietò, arrestando il concretizzarsi della sua furia in un ruggito collerico. Il vedere Flug rattrappirsi tanto miserevolmente di fronte a lui fu memoria fin troppo vivida dei recenti avvenimenti e lo turbò, lo turbò in qualche modo, fino a spingerlo a dare le spalle allo scienziato per non avercelo più sotto gli occhi. Così non andava bene, così NON andava bene. Doveva arrivare a dei risultati, e anche se aveva tutte le ragioni per reagire a questa maniera, doveva astenersi dal farlo, per il bene della sanità mentale di Flug e, per diretta estensione, del successo della sua organizzazione.
Con un enorme sforzo di volontà, costrinse i suoi muscoli facciali a rilassarsi e le zanne a ritrarsi nella sua bocca, le mascelle gli fremettero rigide quando la richiuse. Abbassò le braccia, forzandole a restare contro i suoi fianchi, a lasciarle lì ciondolare una volta che fosse passato da assolutamente furioso ad almenoincredibilmente stizzito.
Rilasciato un ultimo, iracondo respiro, Black Hat raddrizzò la schiena e si voltò nuovamente verso l'inventore, che lo stava fissando con sguardo più stralunato che intimorito.
« Per favore cosa, Flug? » Gli domandò a denti stretti il demone, il ringhio che stava reprimendo delineò una smorfia stirata sul suo volto.
Lo scienziato lo guardò tremolando, prima di chinare la testa, ad evitare ad ogni costo il suo sguardo inquisitorio.
« Mi l-lasci spiegare, signore... è quanto voleva sin dall'inizio, v-vero? »
L'Eldritch rimase in silenzio, fiducioso nel fatto che Flug avrebbe recepito il suo implicito messaggio di sbrigarsi, se voleva evitare conseguenze più spiacevoli di un semplice scatto di rabbia. E il mortale ebbe il buonsenso di non deluderlo.
« E-era... era stato quel giorno in cui mi avevate convocato nel vostro ufficio... » Iniziò Flug, le dita che avevano ripreso a trafficare con le maniche ormai stropicciate del camice. « Stavo per andarmene, per ritornare al laboratorio... ma poi vi avevo s-sentito pronunciare il mio nome e n-non ho... non ci ho tanto riflettuto sopra, lo ammetto, e sono terribilmente dispiaciuto p-per questo... »
Lo scienziato si fermò, giusto il tempo per alzare timorosamente gli occhi in sua direzione, come se avesse sperato di trovare qualcosa... cosa, Black Hat non lo sapeva - e nemmeno gli interessava in questo momento saperlo.
Flug riprese immediatamente dopo quella breve pausa.
« Credevo vi voleste liberare di me, che voleste assumere un altro scienziato al mio posto, magari p-persino la persona con cui stavate parlando... e avevate detto che mi avreste... 'r-ridotto in poltiglia' una volta trovato u-un... un sostituto... »
Il silenzio scese tra di loro non appena l'inventore ebbe chiuso bocca, un silenzio che Black Hat sfruttò per ponderare su ciò che gli era stato riferito. Aveva compreso a quale conversazione Flug si stesse riferendo, ma stava attualmente cercando di ricordare la parte del discorso in cui aveva, in teoria, pronunciato quelle parole a detta dello scienziato. Tacle, quell'impertinente di una donna-polipo, lo aveva chiamato solo per una chiacchierata amichevole delle sue in quell'occasione, una di quelle rare chiacchierate che il demone aveva l'occasione di tenere con lei una volta ogni tanto - tutt'ora non aveva idea del perché continuasse a tenersi in contatto con lei... forse, perché gli mancava in fondo parlare con un membro della sua stessa specie? Per quanto sentimentale fosse quella ragione, non ne aveva di migliori purtroppo da fornirsi.
Era stato da parecchio comunque che non si sentivano, dunque Black Hat le aveva raccontato a grandi linee del progetto con cui si stava al momento dilettando ( la sua organizzazione ovviamente ) e del personale che aveva assunto. Le aveva parlato di Flug, , e Tacle non aveva esattamente perso tempo nel sondare il terreno e assicurarsi così della competenza del suo scienziato, suggerendogli persino di provare a cercare fra altre specie che avevano un quoziente intellettivo mediamente più alto rispetto a quello di un essere umano e... oh. Adesso ricordava.
« Fluuug. » Digrignò i denti il demone, quasi macinandoli tra loro dall'irritazione. « Ero sarcastico, SARCASTICO, dannazione. »
Prima quella svampita di Tacle e poi Flug? Possibile che nessuno fosse in grado di capire il suo sarcasmo?!
« O-oh... » Esclamò con un bisbiglio il suo sottoposto, strofinandosi vergognosamente un braccio. « Qu-questo è... imbarazzante... »
Black Hat si massaggiò la fronte con un rauco brontolio, perfettamente in accordo con quel commento, ma del tutto intenzionato a non esprimerlo ad alta voce. Una situazione già di per sé assurda era divenuta ancora più assurda, come diavolo era possibile?
Non aveva parole, davvero - o meglio, ne aveva, ma sarebbero state imprecazioni in lingue che avrebbero fatto sanguinare le orecchie del suo attuale interlocutore. Meglio sbollentare la sua incredulità con qualcosa di produttivo... avrebbe sempre potuto fare una visitina al quartier generale di un manipolo di eroi nella città a fianco, se meglio ci pensava.
Tuttavia, parole che non fossero imprecazioni doveva trovarle, se voleva chiudere questa faccenda e assicurarsi che episodi simili non ricapitassero più. Sfortunatamente, sapeva alla perfezione quali parole avrebbero fatto al caso suo.
« Flug, lo dirò una sola volta e non lo ripeterò più, quindi ti consiglio di aprire le orecchie. Il tuo ruolo qui è fondamentale, e se ti lasci traviare da simili distrazioni la macchina che è la nostra organizzazione inizia a non funzionare più come dovrebbe. Fissatelo in testa, perché non mi sentirai pronunciare un altro discorso motivazionale di questo calibro. »
Flug, forse inconsapevolmente, aveva inclinato appena la testa insacchettata da un lato, come a mostrare evidente curiosità di fronte al suo nuovo intervento. Black Hat stirò con molestia un angolo della bocca, levando gli occhi al soffitto.
Avrebbe preferito non giungere fino a questo grado di onestà, ma la situazione a suo oggettivo parere lo aveva richiesto - e quanti sforzi questa situazione gli aveva, obiettivamente, già richiesto di fare? Uno in più non avrebbe fatto granché differenza.
« Jefecito... »
Black Hat trovò facilmente gli occhi dell'altro quando riportò la sua attenzione sullo scienziato. Flug non lo chiamava tanto spesso in quel modo, ma ogni volta che lo faceva... l'Eldritch sentiva il suo corpo rispondere attivamente a quel nome, come se una lieve ed inaspettata scossa lo avesse destato da un leggero dormiveglia.
« Che c'è? »
Gli parve riluttante Flug, come se per l'umano si stesse rivelando incredibilmente difficile andare oltre l'appellativo con cui aveva richiamato la sua attenzione.
« I-io... » Vide lo scienziato strizzare forte le palpebre prima di proseguire. « G-grazie, Jefecito. »
Il demone fissò con pupilla inamovibile quello che poteva vedere dell'espressione grata del mortale.
« Non scambiare quanto ho fatto oggi per gentilezza, Flug. »
« Non lo f-farei mai, signore. » Lo 'rassicurò' Flug, il leggero scricchiolare della carta gli indicò che il dottore doveva aver piegato le labbra in un sorriso. « Ma, da dipendente a datore di lavoro, vi ringrazio comunque per il v-vostro impegno. Darò fondo a tutte le mie conoscenze per i prossimi incarichi. »
Black Hat gli rivolse un sorriso piatto, ma pur di un sorriso il suo si trattava.
« Dimostrami che ho utilizzato bene il mio tempo, dottore. »
Flug annuì con una lieve concitazione.
« Sarà fatto, Jefecito. »





Piccola nota d'autore: Tacle è il nome della mia OC che avevo menzionato qualche capitolo fa. ;) I piani sono leggermente cambiati e potrei farle fare una comparsata nel prossimo aggiornamento.

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