16 - NICO

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Tengo vicini amici e persone care
perché senza radici l'albero cade.
–Marracash


Durante il viaggio in macchina continuiamo a parlare. Principalmente le faccio domande di cui ascolto seriamente la risposta. È la prima volta che mi capita di essere veramente interessato a quello che dicono le ragazze con cui esco.

Ma Emma, lei ha qualcosa di diverso. Il suo sorriso è qualcosa di unico e devo stare attento a non fissarla mentre guido per evitare un incidente.

Devo assolutamente arrivare a capo della situazione prima di impazzire, perché non è per niente normale che non riesca a togliermela dalla testa.

Scoppio a ridere quando mi racconta di quello che fa il suo gatto, un'enorme palla di pelo bianco chiamato "Fiocco di Neve" in inglese.

Si è decisamente rilassata da quando l'ho portata a mangiare e sembra anche meno tesa di quando era al parco.

Il tragitto in macchina è decisamente troppo breve e quando mi fermo nella via di casa sua, davanti al palazzo a tre piani, mi trattengo per non sporgermi a baciarla.

Sarebbe troppo presto, me lo sento, e non voglio rischiare di perderla perché sono una testa di cazzo impulsiva.

«Grazie mille per la serata» mi dice, la mano già sulla maniglia.

«E di che. Ci vediamo giovedì, vieni agli allenamenti?» le chiedo, sperando di non essere troppo diretto. Con le altre ragazze solitamente non mi importa molto, la maggior parte delle volte sono loro a chiedermi quando ci possiamo rivedere il che solitamente coincide quando loro hanno casa libera. Ma con Emma... con lei non è come le altre e mi sembra di essere tornato in prima superiore quando dovevo chiedere a una di uscire. Con Rebecca non conta, eravamo compagni di classe ed ero ancora troppo piccolo per capirne il vero senso.

«Mi piacerebbe, vedo di tenermi libera» dice dopo un attimo di esitazione e sento il sorriso spuntarmi sul volto.

«Non vedo l'ora»

Lei sorride e scende dalla macchina guardandomi velocemente prima di correre verso il portone e sparire dalla mia vista.

Lascio cadere la testa sul sedile e abbasso la mano per sistemarmi i pantaloni. Sono troppo stretti in questo momento e so che la colpa è di Emma, ma non posso farci nulla e finché sentirò il suo odore di vaniglia e miele dubito che mi passerà l'erezione.

Cazzo, credo di non essere mai stato così eccitato dopo una cena o una passeggiata. Mi sembra di avere di nuovo quindici anni, dove solo un paio di tette mi eccitavano.

Faccio per rimettere in moto ma il cellulare torna a vibrarmi nella tasca. L'ho messo in quella modalità dopo i messaggi che continuavano ad arrivarmi al ristorante. Ma questa volta posso rispondere, magari mi aiuterà a pensare altro e non alle labbra di Emma mentre assaggiavano il gelato.

«Merda» impreco aprendo ancora di più le gambe per stare comodo e togliendomi quel cazzo di vibratore dalla tasca. É Marchesi.

Confuso, rispondo. «Cazzo vuoi?»

«Gentile come al solito» sbotta e sento un leggero tremore nella sua voce.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo.

«Dove sei?»

«Perché?»

Marco borbotta qualcosa a qualcuno ma non riesco a capire. Sembra abbastanza ubriaco. «Ehi, senti, c'è Lu' che ha alzato un po' troppo il gomito. Io non sono in condizioni di guidare e Dani è andato via poco fa. Ci hanno raggiunto gli altri»

Solamente Noi -In PausaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora