Missing You

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Louis soffre le mancanze.

Non sa come rimediare.

Sa solo che spesso tutto diventa troppo da sopportare.

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C'è un momento a fine giornata, quando sono in quel letto che usavamo condividere prima che tutto finisse, in cui il pensiero vola a te. Mi chiedo se stai bene, se sei felice, se ti manco almeno un po' di quanto manchi a me.

C'è un momento a fine giornata in cui mi ritrovo con il telefono tra le mani, il dito pronto sul tasto di chiamata, a fissare il tuo numero per minuti interi, a chiedermi se è il caso di chiamarti, se è il caso di essere egoista ancora una volta e chiedere due minuti del tuo tempo, solo per sentire la tua voce e colmare quel senso di vuoto che mi assale quando casa è silenziosa, quando Eleanor non c'è, quando Freddie non piange.

Ma poi desisto. E la mia mano corre a cercare un altro numero in rubrica. Un numero al quale non risponde più nessuno da tre mesi a questa parte; ma io ogni notte, ogni dannata notte, sembro dimenticarmene e lo lascio squillare, e squillare, fin quando non realizzo che mia madre non c'è.

Lei non c'è, tu non ci sei, e io sento di impazzire, di andare alla deriva, di non avere più appigli, né certezze. E ogni notte mi ritrovo con le guance bagnate e il vuoto nel petto, in un letto troppo grande e freddo, senza nessuno a cui aggrapparmi e che mi aiuti a respirare.

Fa male, fa così male che sento il cuore spezzarsi, il respiro mozzarsi e le lacrime solcare le mie guance senza che possa fermarle. Bruciano, tutto brucia mentre tu non ci sei, mentre realizzo che tutto quello che avevo non c'è più, mentre mi rendo conto che tutto quello che ho non mi basta, perché Lei non c'è, perché Tu non sei qui.

Tu e Lei.

I miei pilastri, le mie uniche direzioni.

Cancellati con un colpo di spugna a suon di errori.

E non importa quanto Lei volesse che io andassi avanti, che non mi fermassi, l'unica cosa che voglio adesso è mandare tutto all' aria, ogni cosa, e piangere in un angolo buio. Buttare fuori tutto il dolore, fin quando non rimane nient'altro che vuoto, e vuoto e ancora vuoto. Buttare tutto fuori e accasciarmi a terra, sotto il peso del dolore, quello stesso dolore che mi fa sentire ancora vivo.

Vorrei che tu fossi qui, vorrei che fossi qui e mi aiutassi ad alzarmi da terra, che camminassi insieme a me ancora una volta, un passo alla volta, fino a sentire ancora.

Ma tu non sei qui, e forse è meglio così. La vedo di nuovo, quella luce nel tuo sguardo.

Stai rinascendo, non è vero?

Dopo tutto il dolore che ti ho causato stai andando avanti, sei più felice, e io chi sono per toglierti ancora quella felicità?

Chi sono io per chiederti di tornare nella mia vita a sorreggermi ancora una volta, a darmi la tua spalla su cui piangere, come se non fosse cambiato nulla?

Lo so che lo faresti, che andresti contro i tuoi buoni propositi, contro tutti, ancora una volta, ma non è giusto. Non è giusto perché sei felice, o stai provando ad esserlo e io non posso permetterti di ricadere ancora nel mio casino. Non posso trascinarti a fondo con me ancora una volta. Non importa se con te sono più felice, se ho un motivo per lottare.

Sappiamo entrambi che l'amore non basta più, e ti ho fatto troppo male per permetterti di fartene ancora, appellandoti a quel sentimento mai sopito, scegliendo me per l'ennesima volta.

Per cui ti lascio andare, non ti chiamo quando vorrei, trovo un altro modo per respirare.

Ma c'è sempre quel momento a fine giornata in cui mi trovo quasi a cedere, ma poi realizzo che sei felice, e il respiro ritorna, e il vuoto passa, e arriva l'oblio.

Shades of loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora