Il soffitto è alto, i muri e i pavimenti del corridoio sono ricoperti da mattonelle bianche e nere, come in una scacchiera.
"Dove mi trovo?"
"Procedi" alzò il telefono a conchiglia che aveva in mano.
"Scusami?"
"Procedi, vai dritta" sentì un suono a indicare la fine della chiamata.
Cercò di ricomporre il numero ma tutti i tasti rientrarono nel cellulare, lasciando solo un grande, tasto rosso.
Alzò lo sguardo, il corridoio indicato era illuminato da luci verdi al neon.
"Meiko vieni qui" sentì la voce di Kyoko dal corridoio di destra e un enorme e sciocco sorriso apparve sul suo volto.
Corse in direzione della sua voce, la luce diminuiva lentamente e così la temperatura.
Nonostante la fioca luminosità lo impedisse riuscì a distinguere una silhouette in mezzo al corridoio.
I suoi occhi brillarono e il sorrido si allargò in modo smisurato.
Così il sorriso della silhouette, che mostrò lunghi, affilati denti.
"Non è la direzione indicata" disse la voce al telefono.
Meiko aumentò la sua velocità.
"Non si può procedere, non è sicuro"
C'era Kyoko di fronte a lei, come poteva non essere sicuro?
"Le indicherò un altro percorso"
La silhouette crebbe.
"La prego, torni sul sentiero indicato"
C'era Kyoko di fronte a lei, che male avrebbe potuto farle?
Il corridoio si restrinse, lo spazio tra una parete e l'altra era un mero metro, il soffitto si alzò e non riuscì a scorgerne la fine.
Le gambe della silhouette crebbero.
Crebbero in modo smisurato, superarono i due metri, i tre.
Le braccia diventarono magre e sottili, tanto lunghe da riuscire a toccare il terreno.
Le alzò, le protese verso Meiko "Vieni qui mia bambina"
Meiko stese le braccia in risposta "Sto arrivando mamma!"
Sorrise, sorrise finché non sentì le guance dolere, aumentò la velocità, le gambe le facevano male.
La silhouette fece lo stesso, sorrise da orecchio a orecchio, le estremità delle sue dita si lacerarono mostrando la carne viva,che venne presto tramutata in lunghi e affilati artigli, pochi metri la separavano da lei.
In procinto di saltare per abbracciarla, si sentì tirare per i fianchi da mani molto più grandi delle sue.
"Andrà tutto bene Meiko" i muri dalla fantasia a scacchiera si tramutarono in qualcosa che riconobbe come un quartiere residenziale.
Sollevò lo sguardo, il palazzo dove abitava Kyoko si stagliò in tutta la sua altezza.
Voltò il viso, la silhouette veniva forzata dentro una macchinina bianca con una croce rossa a lato.
"Ci sarò sempre per te"
Sentì le stesse mani di prima, Kyoko stava stringendo a sé una Meiko di appena 5 anni.
Sentì le stesse mani di prima accarezzarle la testa, sentì dolci parole venirle sussurrate nelle orecchie.
Voltò la testa verso sinistra, dove prima si trovava la macchinina bianca.
Tutto intorno a lei crollò e diventò nero, gli occhi rossi di essa si trovavano a pochi centimetri dai suoi.
Perdendo l'appoggio di Kyoko, cadde all'indietro urlando terrorizzata.
Non sentì l'impatto col pavimento, non c'era un pavimento, precipitò in un abisso nero.
Non le sembrava nemmeno di cadere, non vedeva i bordi nel buco, né la sua fine.
Era nel vuoto.
Aspettò e aspettò.
Atterrò su un pavimento piastrellato viola prugna, dove alzando lo sguardo poté notare una Pecora in camice che la osservava inginocchiata.
"È grave?" chiese tibutante Meiko.
"Nulla al quale non si possa rimediare" rispose l'animale, prendendo appunti su un taccuino.
Un Verme entrò nella stanza, anche lui vestiva un camice.
"Ha di certo lasciato delle cicatrici ma ci lavoreremo"
"Grazie mille" rispose andandosene.
Si trovò nello stesso corridoio di prima, almeno le sembrava.
Le piastrelle erano verdi e rosse questa volta, e dal soffitto arrivava una luce accecante, tale che avrebbe dovuto coprirsi gli occhi se non avesse voluto accecarsi.
"Non accettare" disse la voce al telefono.
"Perché no".
Non sentì risposta.
Camminò in avanti, il corridoio non aveva fine, le sembrava infinito.
Le piastrelle cambiavano gradualmente colore, diventavano sempre più vivide, più fresche.
Toccò una di esse, vernice rossa le sporcò la mano.
"Non toccarla, rovinerai tutto" disse il ragazzo.
Guardò la piastrella, aveva il marchio della sua mano su di essa.
Il suo sguardo tornò sul ragazzo, dovevano piacergli il verde e il rosso, vestiva solo quelli.
Aveva guanti bianchi, le estremità delle dita sporche di vernice.
Guardò il muro, quasi ogni piastrella aveva il marchio della mano del ragazzo.
"Hai detto di non rovinare il tuo lavoro"
"Erano solamente inutili".
Il suo sguardo tornò sul ragazzo "Bhe, che intenzioni hai?"
"Oh giusto!" Meiko prese il biglietto dalla tasca dei pantaloni e glielo diede.
"Benvenuta tra noi" disse Revolver sorridente.
Meiko sorrise di risposta.
Il paesaggio mutò nuovamente.
Si trovò nel quartier generale di Hanoi, Kyoko e gli animali in camice erano stesi incoscienti di fronte a lei.
Strinse i denti.
Qualcosa le afferrò la spalla, la scosse, prima lievemente, poi aumentò, facendole sbattere la testa con violenza.Si alzò di scatto.
Prese qualche respiro profondo e stirò le braccia, pettinando qualche ciuffo ribelle con le mani, si era addormentata durante le lezioni ma ormai era una cosa così comune che non avrebbe dovuto nemmeno sorprendersi.
Lanciò un occhiata all'orologio appeso vicino alla porta,erano le 4 del pomeriggio.
Spalancò gli occhi incredula, nessuno si era preso la briga di svegliarla?
Prese la sua cartella e corse fuori dalla classe, la scuola era finita due ore prima, possibile che nessuno l'avesse notata?
Sospirò.
Decise di prendere una scorciatoia, vale a dire la scala di emergenza che portava a un cancello della scuola secondario, più vicino a casa sua.
Nel farlo passò di fronte all'aula dedicata al Duel Club, all'inizio non ci diede molta attenzione, ma una luce bluastra proveniva da essa quindi decise di entrare.
Cosa ci trovò la sorprese non poco, Naoki Shima, la definizione umana della codardia, era dentro Link Vrains.
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The door to her heart // Yu-Gi-Oh! VRAINS
Fanfic[ho scritto questa storia quando avevo 15 anni vi prego so che è iper cringe non lanciatemi pomodori] "Perché ho dovuto soffrire così tanto?" Soffrendo per solitudine ha indurito il suo cuore, supplicava per ricevere amore, ma era tutto invano, in...