Capitolo 7

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La casa di Ryoken le era sempre sembrata un castello.
Regnava dall'alto della scogliera il paesaggio circostante differenziandosi dagli elementi naturali nel quale era immerso grazie allo splendente e puro bianco di cui era dipinta la casa, ci era andata infinitesime volte quando era una bambina e ogni singola volta rimaneva incantata da quell'edificio, questo amore era alimentato dal fatto che era situato esattamente sopra Stardust Road e se c'era una cosa che amava di più di quella casa, era lo spettacolo che si poteva ammirare nelle rari notti in cui il mare si illuminava assumendo le sembianze di quella che le sembrava una galassia e che la lasciava a bocca aperta ogni volta come se fosse la prima.
Le aveva contate, ne aveva viste 4 fin ora.
La prima se la ricordava a stento, era giovane ed aveva conosciuto da poco quello che sarebbe stato il futuro capo dei Cavalieri di Hanoi.
Anzi, se non si ricordava male, la prima volta che aveva conosciuto Ryoken coincideva proprio con quella dove aveva visto il mare prendere luce.
Era stata Kyoko a portarla lì, e Meiko essendo abituata a un povero e modesto stile di vita era letteralmente shoccata alla visione di una casa tanto grande e maestosa, non si pose nemmeno il problema di chiedersi a chi appartenesse che la sua curiosità tipica di una bambina di sette anni prese il sopravvento e corse subito all'interno di essa.
Kyoko andava lì spesso, ogni giorno ormai,non l'aveva mai portata con sé però e non le diceva nemmeno cosa andava a farci lì, ma Meiko non aveva nemmeno mai chiesto o cercato di approfondire la questione le poche volte in cui la nominava in casa, non che le interessasse molto.
Quando vide tre persone a lei sconosciute tornò indietro di corsa da Kyoko, che le spiegò semplicemente che erano due suoi collegi e Ryoken.
Lei si ritirò in cucina a parlare coi due di cose che non riusciva a comprendere, non sapeva chi fosse questo Kogami, o cosa fosse l'incidente di cui discutevano, aveva una vaga idea di cosa fosse la Sol Tecnology invece, era l'azienda tecnologica maggiore del Giappone, ma la sua conoscenza si limitava a ciò, così si diresse dal ragazzino dalla testa bianca che sedeva di fronte alla grande vetrata della sala.
Aveva le braccia conserte e la testa poggiava sul vetro, gli occhi gonfi e in procinto al pianto fissi sull'oceano sottostante.
Kyoko non le aveva mai parlato di quel ragazzino.
Non sembrava avesse la sua stessa età comunque.
Si sedette accanto a lui e appoggiò la testa sulle ginocchia, voltando lo sguardo verso il mare.
Brillava.

La seconda volta era accaduta un anno dopo, in una notte d'estate, e in quell'arco di tempo era venuta a conoscenza di ciò che intendevano Kyoko, Aso e Genome con "Dottor Kogami" e "Incidente perduto".
Questo non voleva dire che le avevano spiegato tutti i minimi dettagli, sapeva solamente che il primo era il padre di Ryoken, e che era l'artefice di questo esperimento.
Le avevano detto che erano state create delle AI speciali da questo, ma nulla più.
In quell'anno inoltre, verso gennaio, Ryoken aveva portato a casa uno dei sei bambini dell'esperimento di suo padre, non sapeva il suo nome, si faceva chiamare Spectre e a quanto era riuscita a capire aveva la sua stessa età.
Non era particolarmente propenso alla socializzazione.
Quando andava da Ryoken insieme a Kyoko si nascondeva sempre o nella camera dello stesso, o dietro Ryoken, quando Aso e Kyoko lo tiravano fuori dalla stanza del ragazzo per provare a farlo parlare,ma era tutto inutile perché parlava sempre e solo col ragazzo albino.
Meiko ci aveva provato un paio di volte a iniziare una conversazione con lui, ma ignorava chiunque non fosse Ryoken, così dopo vari tentativi si arrese e lo lasciò stare.
Qualche mese dopo, verso luglio, si disse fiera che era finalmente riuscita a instaurare un rapporto con quel ragazzo, ora lui tollerava la sua presenza e non si nascondeva più quando Kyoko e Aso andavano a casa di Kogami, il che era un passo avanti rispetto a come aveva iniziato, ma Spectre non riteneva di avere un rapporto amichevole con la ragazza, tutto ciò che faceva era ascoltarla mentre parlava e null'altro: non si poteva definire amicizia ma Meiko era così poco abituata a cose di questo genere che credette fosse sufficente per definirsi amici.
Era un giorno come gli altri quando Ryoken li portò sulla piccola spiaggia sotto casa sua, era quasi buio ormai ma durante il giorno era stato così caldo che la sabbia che calpestava era ancora tiepida, non andava quasi mai in quel posto e se ne pentì subito.
Il mare leggermente increspato dal vento aveva assunto i caldi colori del tramonto e alzò lo sguardo meravigliata quando vide dei gabbiani planare sopra di lei, volare verso il luogo dove cielo e mare si incontrano, scomparendo dopo poco tempo dalla sua vista diventanto solamente dei puntini sfuocati all'orizzonte.
Le creste delle onde che si infrangevano sul bagnasciuga aveva un qualcosa di rilassante e Meiko, non accorgendosi nemmeno che Spectre e Ryoken l'avevano lasciata indietro, rimase catturata dallo scenario che le si parò davanti, parò gli occhi dal sole con le mani e tornò ad ammirare ciò che aveva davanti, poteva vedere delfini saltare fuori dall'acqua come pop corn scoppiettanti, i loro corpi grigi e lucidi brillavano alla luce dell'ormai morente sole facendo spalancare la bocca della bambina sempre più, altri uccelli simili a gabbiani si tuffavano in cerca di pesci e vedendoli spuntare a metri di distanza da dove si erano immersi, quello che provava non si poteva definire più con la parola stupore, perché non esprimeva appieno il miscuglio di emozioni che riempivano il suo piccolo corpo.
Guardò indietro, dove il vento era occupato a cancellare le loro orme, si ricordò solo in quel momento che era insieme a Ryoken e Spectre, ma voltandosi non li vide da nessuna parte così, allarmata, corse seguendo le loro impronte.
Li trovò dopo vari minuti di corsa, seduti sulla morbida sabbia a contemplare il mare.
Esausta, si buttò a terra.
Loro due non stavano parlando di nulla di interessante, ascoltò qualche frammento di conversazione: l'albero di Spectre, il padre di Ryoken, fatti di vita quotidiana, ma quando udì un "sta cominciando" si rizzò in piedi e diresse lo sguardo all'oceano.
Come avevano detto, l'acqua stava cominciando ad assumere l'aspetto di una galassia.

The door to her heart // Yu-Gi-Oh! VRAINSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora