His new life

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Capitolo 4

His new life

-Ma... Io volevo tornare a casa...- ribatté debolmente, sapendo che ormai controbattere o insistere non sarebbe servito a niente.

Il sorriso triste e comprensivo dell'uomo davanti a lui lo fece sentire un po' meglio, anche se avrebbe preferito non essere solo con lui in quell'ufficio. Si ritrovò a pensare che, magari, sarebbe stato meglio avere una certa ragazza dalla selvaggia chioma mora vicino a lui, per confortarlo anche con la sua presenza, come era riuscita a fare soltanto qualche ora prima.

Invece, non appena aveva varcato la soglia dell'ufficio, lei e i suoi amici erano spariti.

-Lo so, Lucas, ma ti garantisco che qui starai benissimo. E' il tuo posto, questo. Qui siamo tutti come te.- lo rassicurò con tono incoraggiante l'altro, e per non deluderlo, Luke si sforzò di sorridere leggermente.

Accorgendosi probabilmente del suo stato d'animo, l'uomo sospirò, avanzando verso di lui, per poi mettergli una calda mano sulla spalla. -Da domani inizierai la tua vita da Poisoned-Blood, e mi assicurerò di affiancarti uno dei più esperti che ho a disposizione. Ti allenerà, ti insegnerà ciò che sa e sarà come la tua guida. Potrai rivolgerti a lei ogni volta che vorrai.-

Le sopracciglia di Luke si incontrarono, increspandogli la fronte in un'espressione confusa. -Lei?- chiese, cercando di non lasciar trasparire nemmeno un po' della sua segreta speranza.

L'uomo, però, sembrò comunque avvertirla, perché il sorriso sulle sue labbra si allargò. -Penso che Olivia sia la più adatta a questo compito. E' stata lei a salvarti, e in più, è da molti anni che è qui.- spiegò, accendendo una strana scintilla dentro Luke. -Penso che farà bene anche a lei, a dire il vero.- si limitò a concludere, scrollando le spalle.

Più Luke ripensava a quell'incontro, più i dubbi gli salivano alla mente. Magari avrebbe potuto insistere di più, magari avrebbe è potuto minacciare di chiamare la polizia, magari...

Poi, però, una volta che effettivamente ci ragionava su, capiva che sarebbe stato tutto inutile. Non era di certo il primo che veniva trasferito lì, e non sarebbe stato l'ultimo.

Ionltre, l'uomo, che aveva scoperto essere un po' il "capo assoluto" dell'Istituto dove si trovava, gli aveva spiegato pazientemente che, con ogni nuovo arrivato, la procedura era sempre la stessa, e che di conseguenza, lui non avrebbe dovuto preoccuparsi di nulla, perché una volta diventato abbastanza abile, si sarebbe guadagnato il diritto di andare a fare una visita ogni tanto alla sua famiglia, informazione che per altro lo rese più felice.

Era stato, invece, molto più vago sul come avrebbe convinto i suoi a lasciarlo stare lì, ma gli aveva garantito che faceva tutto parte di della loro infallibile procedura, quindi ancora una volta si ritrovò a credergli sulla parola.

Decise di non fare troppe domande, perché altrimenti sarebbe impazzito. Doveva ammettere che da quando aveva varcato la soglia dell'Istituto, si era sentito subito meglio. Vedere altri ragazzi più o meno della sua età dare libero sfoggio delle proprie (particolari) abilità anche in mezzo ai corridoi, era stato confortante. Fu solo un'altra conferma del fatto che non fosse solo.

Si sentiva esattamente come Mr. Roberts, il "capo assoluto" dell'Istituto, gli aveva detto; sentiva che questo era il suo posto, ed era giusto così. La paura e la tristezza continuavano ad esserci, eppure erano quasi soffocate da una certa eccitazione per questa nuova parte della sua vita.

Si era sempre sentito diverso a Sydney, escluso. Qui non era accaduto.

Un rumore alla porta del suo nuovo "appartamento", che consisteva in un monolocale completo di ogni comfort offerto dall'Istituto dove adesso abitava, lo fece irrigidire, mentre una strana sensazione gli contorceva lo stomaco.

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