4. Ultima ninna nanna

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Quando Ewan riapre gli occhi la bimba ha ormai smesso di sanguinare; è notte fonda, non deve essere rimasto incosciente poi tanto.
Un formicolio prepotente parte dai piedi e si diffonde per tutto il corpo di Ewan, fino al cervello: capisce che dovrebbe proprio muoversi.
Mettendo le mani a destra e a manca in cerca di un appiglio ma senza trovarlo ritira le gambe che erano ancora divaricate nella stessa posizione di prima.
Si rialza strisciando con la schiena verso l'alto e nel mentre si trascina dietro striscioline di vecchia carta da parati di seconda mano ammuffita nel tempo.
Appena è in piedi contro il muro, con le gambe tremanti, appoggiato lì come stesse aspettando il plotone di esecuzione (il cui giudice sarebbe il corpicino inerme che ha sotto gli occhi), muove un passo in avanti e si stacca: in questo momento la testa comincia a girargli sotto effetto dell'adrenalina.
Bisogna specificare che la pastiglietta gialla che Ewan ha ingoiato ha fatto il suo sporco lavoro: è un composto di adrenalina e di una sostanza coagulante di sua invenzione, l'ideale in queste situazioni particolarmente movimentate.
La piena attivazione dell'adrenalina lo destabilizza, lo fa barcollare e ondeggiare come una barca in una notte di tempesta; ma non è solo questo, c'è qualcosa che non va, qualcosa è diverso in tutto ciò che lo circonda: ma forse è solo un effetto della pastiglia.
Infine Ewan si riprende, ma è un altro fatto a farlo crollare sulle ginocchia.
Una sorta di realizzazione che arriva in ritardo, come la luna si scopre delle nuvole quando è già tardi in certe notti invernali, lo colpisce senza pietà quando si avvicina al corpo martoriato della bambina.
Un vuoto gli riempie lo stomaco mentre può sentire le lacrime raccogliersi dietro gli occhi.
Ewan vede tutto quel sangue e la bocca gli rimane aperta con la mandibola a penzoloni.
Gli occhi si riducono a fessure mentre le prime gocce cominciano a calarsi dalle palpebre: dei versi gutturali e sconnessi azzardano ad uscire dalla bocca di Ewan.
Egli slega la bambina dalla sedia e quando il nodo si è sciolto la raccoglie tra le braccia prima che cada, e vuoi che quei versi si siano ricomposti e abbiano trovato la strada verso le labbra, vuoi che il contatto così leggero e innaturale di quel corpo abbia fatto scattare qualcosa di più primitivo degli istinti stessi, il risultato non cambia: Ewan prorompe in un urlo animalesco che sembra senza fine e dà l'apparenza di poter demolire le mura di quel palazzo di dolore.
Quando l'urlo comincia a spegnersi gradualmente in un rantolio Ewan si sfoga in una crisi isterica di pianto e dondola, dondola, e culla quelle membra immobili in un'ultima, straziante, ninna nanna.
L'uomo si toglie la camicia rimanendo con una canotta il cui colore grigio si scurisce in una macchia all'altezza del ventre.
Quando comincia ad avvolgere la bimba nella sua camicia XL in un sussulto comprende che il corpo di lei è talmente piccolo ed esile da starci dentro per intero.
La solleva da terra e la porta in braccio nell'atrio, fino a fuori, dove un vento caldo li avvolge e fa fuoriuscire da quel fagottino un paio di riccioli d'oro.
Ewan chiude gli occhi che erano rimasti sbarrati e all'improvviso si accorge di non sapere cosa fare con il suo corpo; così decide di tornare di sopra, distendere quel bozzolo sul letto e … all'improvviso nota qualcosa che non aveva visto prima.
Nota che sul muro al quale è accostato il materasso, a sinistra della sedia a cui sono rimaste appese le corde, c'è una scritta così nera da sembrare scritta con il carbone; i segni tracciati sul muro riportano un indirizzo che Ewan riconosce, e più sotto tre parole che gli fanno gelare il sangue: "Vieni a prendermi".
Le sopracciglia di Ewan si avvicinano mentre il suo viso si corrompe in uno sguardo pieno di rabbia e dolore: poi esce dalla porta e raggiunge la macchina correndo come una tigre nella giungla.
Salta dentro la vettura, ma lo sforzo gli riporta alla mente la ferita al ventre che sembra lamentarsi ed Ewan socchiude gli occhi.
Prima di riaprirli ingoia un paio di pasticche gialle ed infine gira le chiavi dell'auto nel quadrante partendo a una folle velocità su per la stradina sterrata diretto verso l'uscita per la provinciale.
Mentre sfreccia verso la fine dello sterrato, puntando all'asfalto, si accorge all'improvviso di non star ripercorrendo solamente le sue orme precedenti: un paio di solchi più larghi, probabilmente appartenenti a un furgoncino, lo precedevano correndo al fianco delle proprie tracce.
Ewan ingrana la marcia più alta lasciando dietro di sé una nuvola di polvere quando esce dalla strada polverosa sterzando a sinistra, e quando la nube finalmente si assesta della decapottabile sono distinguibili in lontananza solo i due fanali di coda, ridotti ormai a due fuocherelli flebili nella notte.

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