1. Forma e significato

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Ewan è fuori di testa.
Ewan è fuori di sé mentre mi sbraita qualcosa in faccia: qualcosa che, mi spiace tanto, non riesco a comprendere minimamente.
La testa mi gira, gli occhi confondono gli oggetti, non li mettono a fuoco; le immagini davanti alla mia retina perdono tanto forma quanto significato.
Tanto perché prima stavo bene ora cominciano anche a fischiarmi le orecchie.
In questo momento Ewan stringe i denti in un'espressione che gli deforma la faccia umida in odio puro.
I suoi capelli di un biondo platino da sembrare surreale scorrono fluidi e mediamente lunghi giù dalla testa davanti ai propri occhi mentre si avvicina piegandosi verso di me.
Adesso riesco a guardarlo negli occhi, e le iridi, di un colore nocciola scuro, sembrano schiarirsi gradualmente mentre le sue iridi si restringono fino alla follia.
Un ghigno disumano gli si dipinge sul volto aprendosi ancor di più su due file di denti bianchissimi.
La barba abbastanza folta raccoglie uno schizzetto di saliva mentre mi urla qualcos'altro addosso.
In tutto questo probabilmente lo sto fissando con un'espressione da idiota.
Non che si meriti chissà quale attenzione dopo che mi ha legato su una sedia nel mio scantinato, sia chiaro.
Ewan però vuole richiamare la mia attenzione, deve avere la mia totale concentrazione proiettata su di lui; così mi tira un paio di schiaffi aiutando la mia testa a ridare forma a quel mondo che mi turbina intorno.
"Allora, mi senti ora? Riesci a seguirmi?".
Faccio di sì con la testa ma non è del tutto vero, e credo che lui se ne sia accorto perché mi molla sulla mascella un gancio da campione  che mi fa vedere le stelle:
corpi celesti che si sporcano del sangue che sputo.
Strano a dirsi, ma l'adrenalina deve aver fatto il suo porco effetto ora, perché mi sembra che quel pugno mi abbia ricaricato le pile.
Ora che mi sto lentamente riprendendo i suoni smettono di perdersi nel vuoto e di sdoppiarsi giocando con i miei timpani.
Infine nelle orecchie il fischio va riducendosi in intensità fino a scomparire.
Adesso i miei occhi quasi si muovono istintivamente a destra e sinistra, cercando qualcosa che non so proprio cosa sia.
Lui intanto si è accovacciato e in questo momento mi accorgo che sta ridendo.
Se la sta sganasciando di gusto.
"Sì" dice con una voce che trasuda rabbia accompagnata da un paio di occhi fuori dalle orbite "Ora dovremmo esserci veramente".
Poi si alza e si allontana da me.
"Ci siamo vero?" Chiede lui girovagando ai limiti del cerchio di luce proiettato dalla lampada sul pavimento in pietra al centro del quale sono stato posto.
"S-sì, ci siamo" rispondo io, e dico ciò perché è la prima cosa che mi è venuta in mente.
"Cosa intendiamo fare allora?" Ricomincia Ewan senza cambiare espressione "Mi dai ascolto adesso, pezzo di merda?".
"Si può sapere cosa sta succedendo?".
"Intendi forse dire che non l'hai ancora capito?".
Io lo guardo come se fosse pazzo.
Effettivamente lui è pazzo, quindi riformulo:
lo guardo come se fosse Ewan.
Intanto lui riemerge dall'ombra come uno di quei mostri dei vecchi film e si riavvicina.
Sul viso di Ewan appare un'intuizione mentre  si fa spazio un ghigno soddisfatto.
"Tu, lurido porco, non hai davvero sensi di colpa per ciò che hai fatto? Non pensi? Non ti poni domande? È così che riesci a tirare avanti, essere schifoso, è così che rimani in pace con te stesso? È così che vivi la tua vita? Avanzi lungo il sentiero senza porti questioni?"
Si ferma un attimo e tira il fiato, come se l'ira gli tenesse la gabbia toracica stretta in una tenaglia "Sai io non credo che tu meriti nemmeno un sentiero da seguire" dice nervosamente, e mentre parla tensione e rabbia si mischiano e si affrontano.
Il duello tra questi sfidanti deciderà le mie sorti.
In un attimo mi è davanti con entrambe le mani strette sulle mie spalle e negli occhi per un attimo gli risplende una cupa scintilla;       poi mi lascia e si allontana
"Probabilmente è colpa mia, non ti ho dato il tempo di assorbire il trauma, lo shock ... hai ragione, hai assolutamente ragione.
Facciamo così: ora io vado di sopra, intanto tu sforzati di pensare a ciò che è successo, a ciò che hai fatto.
Ti dò dieci minuti".
Queste sono le ultime cose che dice mentre si volta in uno sbuffo dei capelli lunghi, imbocca le scale velocemente ed infine richiude la porta dietro di sé.
Un colpetto sul muro da fuori arriva in corrispondenza delle luci che si spengono, lasciandomi nel buio più totale.

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