Era una notte di metà luglio, l'aria era afosa e i suoi tacchi battevano rumorosamente sull'asfalto scuro. Non sapeva perché aveva deciso di andare a quella festa, lei odiava le feste, ma pensava che quella potesse essere una buona occasione per imbattersi in nuove amicizie.
Dopo alcuni minuti di tragitto finalmente arrivò. La musica era ovattata e all'esterno c'era già gente ubriaca, nonostante fossero solo le dieci e trenta. Per un attimo ebbe dei ripensamenti, forse doveva tornare a casa, mangiarsi un gelato e restare fino a tardi a guardare qualche replica di vecchie serie TV, ma no, lei entrò decisa in casa. Appena varcò la soglia di casa un forte odore di alcol e sudore invase le sue narici, facendole arricciare il naso per il disgusto.
Da subito si beccò qualche occhiataccia, forse non doveva mettere quel vestito; troppo largo per una festa così. Si annotò mentalmente che alla prossima festa avrebbe messo qualcosa di più provocante.
La musica le rimbombò nelle orecchie, si muoveva impacciata tra i corpi sudati intenti a "ballare" cioè a strusciarsi l'uno sull'altro.
Si pentì di essere andata a quella festa, voleva andarsene, tanto nessuno si sarebbe accorto della sua presenza o meno. Ma lei rimase, solo per fare numero evidentemente.
Decise di andare al piano di sopra, voleva stare da sola e tranquilla.
Cercò una stanza libera, senza nessuno al suo interno intento a riprodursi.
Trovò dopo svariati tentativi trovò una camera libera, entrò e chiuse la porta alle sue spalle. Si sedette sul grande letto matrimoniale a lenzuola grigie, tirando fuori dalla borsa
un libro: "Cime tempestose." Era il suo libro preferito. Diceva così di ogni libro che finiva di leggere, amava leggere, amava perdersi per ore tra le righe dei libri. Fu difficile per lei trovare la concentrazione poiché la musica, anche se ottavata, era alta e lei poteva capire perfettamente tutte le parole di quella canzone insensata.
Si fece forza, cominciò a leggere, e come ogni volta si perse.
Dopo svariati minuti - o forse anche ore - di lettura, un rumore improvviso la fece sobbalzare. Vide la porta aprirsi lentamente e un ragazzo entrare, non poté capire molto di lui poiché la luminosità era scarsa, ma fiutò le sue cattive intenzioni.
'Tutta sola?' chiese lui con un ghigno stampato in volto.
Lei non rispose. Aveva la gola secca e il panico cominciò ad impossessarsi di lei.
Buio.
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Silence. - Niall Horan [completa]
Teen Fiction« Riuscirò a toglierti le parole di bocca.» original story, written by lavocediluke copyright lavocediluke ©