Capitolo 10

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"Siamo nervosetti Kim Taehyung o forse dovrei chiamarti Diavolo di St. Pietroburgo?"

Taehyung a quelle parole spalancò gli occhi in un'espressione stupita. Come diamine aveva fatto quel ragazzino a scoprire la sua identità? Nessuno conosceva il suo volto, nessuno conosceva il suo nome. Lui era stato Lucifero, l'angelo caduto, dal momento esatto in cui aveva messo piede in quella città. In tutti quegli anni, tutti si erano nascosti, impauriti dalla sua ombra e nessuno era mai riuscito anche solo ad avere un sospetto su di lui. Infondo, chi poteva mai pensare che dietro quel bel faccino si nascondesse il Signore delle tenebre?

Ripresosi da quel momento di shock momentaneo, il grigio si ricompose, girando su se stesso, dando le spalle al minore che in quel momento lo stava guardando con un'espressione quasi compiaciuta ma si vedeva chiaramente che, dietro quel sorrisetto beffardo, quel ragazzino stava tremando dalla paura. Eppure Taehyung non poteva negare che quel ragazzo avesse fegato. Non molti avrebbero avuto il coraggio di presentarsi al suo capezzale e porgli quella domanda, con il rischio di venire ucciso.

In quel momento sul volto del maggiore comparve un piccolo ghigno. Ora si che poteva divertirsi.

"Non so di cosa tu stia parlando." Rispose con tono tranquillo, dirigendosi calmo verso il divano rosso, per poi sedervisi con grazia ed eleganza, mettendo in mostra una delle sue maschere preferite... l'ingannatore.

"Non provarci nemmeno! So che questo posto è di tua proprietà. E il modo in cui detti legge è spaventoso e tremendamente palese! Sono sicuro che tu sia il capo degli Angeli dell'Inferno e non potrai convincermi del contrario."

Jungkook era sicuro di quello che stava dicendo e anche se aveva paura di ciò che sarebbe potuto succedere se quel bellissimo ragazzo lì davanti avesse deciso che doveva sbarazzarsi di lui, non voleva rinunciare. Suo padre era capace di tutto e se Taehyung non avesse rinunciato, sarebbe scoppiato il caos.

Taehyung, dal canto suo, voleva ancora ingannare quel bel faccino, facendolo cadere nella trappola che il suo cervello stava intessendo in quel momento, ma per farlo, doveva ottenere la sua fiducia e lui, quando si trattava di recitare una parte, sapeva farlo molto bene. Ma prima, doveva assicurarsi che quel bell'usignolo non cantasse per il tempo necessario al compimento delle sue volontà.

Dopo un intervallo di tempo indeterminato, nel quale il grigio non aveva fatto altro che fissare negli occhi l'altro, con uno sguardo indecifrabile, ma che faceva percepire il suo dibattito interiore, il maggiore si decise a spezzare quel silenzio.

"Ammettiamo che io sia il diavolo." Disse alzandosi e iniziando ad avvicinarsi a passo lento al corvino, che altrettanto lentamente indietreggiava fino a riappoggiarsi al muro sul quale Taehyung lo aveva malamente sbattuto qualche attimo prima.

"S-Si?" quel piccolo monosillabo fece una fatica assurda ad uscire dalle sue labbra, che iniziava a percepire una forte ansia all'interno di se.

"Cosa faresti?" chiese con tono basso e grave il maggiore, continuando ad avanzare verso il corpo dell'altro che iniziò a tremare simultaneamente ai suoi passi.

"Mi faresti arrestare?" il tono della sua voce si faceva sempre più basso ad ogni parola che pronunciava e il corpo del minore fu scosso da un fremito che non era sicuramente dettato dalla paura.

Una volta che Taehyung si fu fermato difronte al minore, incominciò ad avvicinare il suo viso a quello dell'altro con una lentezza disarmante. La mente di Jungkook stava iniziando a perdere lucidità, quella vicinanza lo faceva impazzire e quel volto così bello lo intimoriva ma allo stesso tempo, lo attraeva come un magnete, facendo ricordare al corvino che di quell'attrazione aveva ancora paura.

One more night - VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora