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Le caratteristiche di Harley saranno un po' diverse, non si parla di quella presente in "Suicide Squad", ma siete liberi di immaginarla come volete.

«E' sicura, signorina Quinzel?»

Harleen si sciolse la coda di cavallo che si era fatta quella mattina, liberando i suoi lunghi capelli castani ed ondulati. 

«Si» non aggiunse altro, mentre si girava ad osservare il collega visibilmente preoccupato.

Lui si passò una mano in fronte, guardandola mentre scuoteva la testa ma facendosi spuntare un leggero sorriso sul volto.

«Non ha paura?»

«No» gli sorrise, poi tornò un po' più seria. «...almeno, non per ora»

Uno dei più grandi criminali del mondo, era appena stato trasferito all'Arkham Asylum dopo essersi scontrato con Batman, venendo poi catturato. Girava con un vestito fatto a mano ed una lunga giacca viola. Il volto, era totalmente coperto di trucco. Bianco, con gli occhi contornati di nero ed una lunga scia rossa che partiva da entrambi i lati della bocca, esattamente sulle sue misteriose cicatrici. Con i capelli verdi appena sotto le orecchie.

Harleen Frances Quinzel, fu l'unica ad offrirsi per occuparsi di lui...e non ci pensò neanche tanto.
Lei voleva incontrarlo ed aveva anche qualche idea per un libro totalmente incentrato su di lui.

Voler incontrare un criminale ed addirittura scriverci un libro, è da pazzi? Probabile, ma ad Harleen non importava. I suoi colleghi volevano tenerla lontana da un simile psicopatico, ma sapevano che non sarebbero riusciti nel loro intento.

«Se qualcosa non va, sappi che ci sono le guardie appena fuori dalla porta»

Harleen sorrise, annuendo. Nel suo camice bianco lungo fino a sopra le ginocchia, la sua camicia rossa e la gonna nera, si avviò verso la cella in cui si trovava il suo paziente, un po' nervosa ma allo stesso tempo curiosa.

Le guardie cercarono di farla sentire al sicuro ripetendole che per qualsiasi cosa sarebbero intervenute, magari uccidendolo anche.

«State tranquilli»

La ragazza aprì lentamente la porta, iniziando a temere un po' colui che di lì a pochi attimi si sarebbe ritrovata davanti. La stanza era illuminata appena da una lampadina appesa al soffitto, con i muri totalmente a pezzi ed incisi. Si guardò attorno, non era mai entrata lì prima di allora.

Il suo sguardo cadde su di lui. Era lì, seduto, con delle manette. La fissava, senza dire nulla, facendo strani rumori con la bocca mentre si sporgeva in avanti. Aspettava.

Lei rimase lì a fissarlo per qualche secondo, chiudendosi la porta alle spalle. Non poteva credere che uno dei più grandi criminali mai esistiti fosse a pochi passi da lei. Si sistemò, pronta per avvicinarsi ed accomodarsi difronte all'uomo.

«Ciao bellissima»

Il silenzio tombale di poco prima venne improvvisamente infranto. 

«Tu devi essere la mia...» fece un altro dei suoi strani rumori con la bocca, «...psichiatra»

Si tirò indietro, appoggiandosi allo schienale della sedia. Le mani le teneva appoggiate sul tavolo, senza muoverle. Incredibile, l'unica cosa che avevano fatto per tenerlo fermo...erano state delle manette. Harleen avrebbe provveduto lamentandosi di ciò, non c'era dubbio.

«Quindi lei è...» Harleen fece un respiro profondo prima di continuare a parlare. «...Joker»

Annuiva, tenendo in mano dei fogli facendo finta di leggerli. Lo sguardo di quel folle puntato su di lei senza mai essere distolto, la rendeva nervosa ed anche tanto. 

«Io sono Harleen Frances Quinzel» disse, alzando lo sguardo con finta sicurezza.

«Preferirei chiamarti Harley» rispose Joker, un attimo dopo, tornando ad avvicinarsi di nuovo al tavolo. Non aveva mai distolto lo sguardo dalla psichiatra, la incuriosiva...molto probabilmente.

«Non c'è problema» gli sorrise, velocemente «E sono qui per...occuparmi di te»

«Oh, quindi vuoi entrare nella mia mente?»

Il sorriso maniacale che spuntò sulla faccia di Joker immobilizzò Harley. Non tanto per la paura, ma per un motivo che neanche lei sapeva quale fosse. Socchiuse leggermente gli occhi, osservandolo. C'era un qualcosa in lui che incuriosiva la ragazza, ma questa non voleva fare strani pensieri e scosse la testa, abbassando lo sguardo.

«Più o meno, si...» tornò a guardarlo, annuendo «Il mio scopo, possiamo dire, è questo»

Non rispose. I suoi occhi incrociavano quelli di Harley alla perfezione. Sembrava che non volesse risultare debole od intimorita da lui. Il sorriso svanì, mentre gli occhi del criminale cambiarono totalmente direzione, andando prima a destra, poi a sinistra, e tornare poi a fissare Harley. 

Si sporse di più verso di lei, come se dovesse confessarle un segreto. Aspettava di sentirlo parlare, mettendosi una ciocca dietro l'orecchio e abbassando gli occhi per un attimo.

«Non cercare di capirmi...impazziresti nel preciso istante in cui tenteresti di farlo.»



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