Harleen piangeva qualcosa che neanche lei sapeva se fossero lacrime, oppure sangue. Si toccò la guancia, andava a fuoco, i brividi ancora le attraversavano le dita delle mani, mentre muoveva la testa in modo strano, aprendo e chiudendo gli occhi lentamente, stesa, a terra, toccandosi anche la ferita causata dalla lama di un coltello appena sotto il seno sinistro che ancora sgorgava sangue.
«Puttana!» gridò lui, mentre riprendeva tra le mani il coltello, «Sei una puttana!» ripeteva, mentre con il manico dell'arma le passava un colpo dritto al volto.
Harleen voleva morire, Harleen non voleva più far parte di questo mondo, non c'era spazio per lei, non c'era tempo per lei, era convinta di meritarsi tutto ciò che le succedeva.
Il suo abusante le sbottonò i jeans e lei non riuscì neanche ad emettere un singolo verso di dolore che dimostrava ciò che ora stava provando, si era arresa, le braccia erano aperte, stese sul pavimento gelato, e non riusciva neanche a compiere il minimo movimento.
Cadde nel buio più totale, risvegliandosi in uno ancora più oscuro.
Harleen Frances Quinzel era un troia. Harleen Frances Quinzel era sola. Chi poteva credere ad un simile sgualdrina? Quella cicatrice rimarrà per sempre lì, pronta a rimandarle alla mente qualsiasi cosa.
Le scariche elettriche continuavano a farsi strada nel cervello della ragazza, mentre lei lo trafiggeva, senza sensi di colpa, vergogna, rimorsi. Le sue mani erano sporche di sangue, non c'era neanche uno spazietto color carne. Rosso. Le risate si mischiarono al pianto, mentre si passava i palmi sul viso, lasciando scie di sangue dalla fronte al mento. Ora si, che avrebbero avuto un motivo per odiarla. Ora si, che poteva dire di meritarsi una simile vita e simili trattamenti.
Ma nessuno mai lo venne a sapere. Infondo, era lei che aiutava la gente. Ma quella volta, aiutò se stessa.Non c'era spazio per Harleen Quinzel su quel mondo. Ce ne era però in abbondanza, per Harley Quinn.
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Sobbalzò, risvegliandosi, prendendo un lungo e profondo respiro come se per tutto questo tempo fosse stata in apnea. Fissò un attimo il soffitto, cercando di ricordare che cosa fosse accaduto. Non riusciva a concentrarsi. La testa sembrava esploderle a momenti. Strizzò più volte gli occhi, anche per mettere meglio a fuoco la vista.
Si sentiva strana, per diversi motivi. Uno era la continua sensazione di aver vissuto quegli orribili momenti per la seconda volta.
Solo quando riuscì ad abbassare il volto e guardare verso i suoi polsi, realizzò non solo di non essere più legata al lettino, ma di star indossando un abbigliamento totalmente differente da quello che si ricordava.Sorpresa più che mai, cercò di alzarsi per riuscire a guardare tutto il suo corpo. Partì dallo scrutare gli stivali che aveva ai piedi, uno nero e l'altro rosso, erano parecchio lunghi, fino alle ginocchia. I pantaloni erano rossi nella parte sinistra, neri a destra, con sopra entrambi disegnati 3 rombi dai colori apposti. Erano, inoltre, tenuti fermi da una cinta nera.
Il tutto continuava con un top appena sopra l'ombelico, anche esso dai colori alternati e anche abbastanza scollato, che assolutamente non la faceva sentire a disagio come sarebbe potuto accadere prima di allora. Non potevano inoltre mancare due lunghi guanti che arrivavano sopra al gomito e lasciavano le dita scoperte, ed uno spesso choker nero attorno al collo.
Sorrise, segno che questo nuovo look non le dispiaceva.
Una dolorosa fitta alla testa la ributtò giù, chiuse gli occhi ma senza farci troppo caso.«Ciao, Harley...» salutò con un tono quasi dolce Joker.
Il quel momento realizzò. Quel vestito di certo non si era infilato da solo. Invece di arrossire a tale pensiero, sorrise mordendosi il labbro inferiore per un secondo, non troppo imbarazzata. Girò la sua testa nella direzione da cui era partita la voce, cercando di vederlo, ma la cosa le fu facilitata quando lui stesso si avvicinò al lettino, osservandola dall'alto.
Non aveva quasi forza di fare nulla, a momenti neanche parlare.«Ciao, Joker...» rispose a sua volta, con la voce stanca. Notò solo ora che si era aggiunta una lunga giacca viola al suo abbigliamento. Si tirò su, anche se a fatica, mettendosi a sedere verso il criminale, la quale aveva afferrato le sue braccia appena notata la sua instabilità, evitandole di ricadere di colpo. «Tu...» cominciò chiudendo gli occhi e tirando la testa indietro, sorridendo. «Lo sapevi?»
«Mh? Che cosa?» il suo tono era dolce, affettuoso, se così si può considerare. Sembrava cercare di non pressare troppo Harley, parlandole a bassa voce e molto tranquillamente. La ragazza si risospinse in avanti, poggiando la testa sulla spalle di Joker per sussurrargli qualcosa all'orecchio, come se ci fosse qualcuno lì ad ascoltare.
«Sono un'assassina...» poi ridacchiò, debolmente, mentre si rilassava poggiata alla sua spalla.
«Io so tutto di tutti» ridacchiò a sua volta, mentre ruotando la testa il suo naso andava a contatto con la fronte di Harley, che ora rischiava di addormentarsi sul serio e quindi si smosse tornando con la schiena eretta. «So anche che i tuoi amichetti del man-»
«Ex-amichetti»
«...so...anche che i tuoi ex-amichetti del manicomio sono disperatamente preoccupati per te.»
«Non mi interessa» mise un finto e mezzo broncio, subito prima di un sorrisetto complice e una risatina. «Io, resto qui, con te.»
«Mi fa piacere»
Gotham News
Gotham torna a tremare. È successo questa notte: dopo aver messo in pericolo la vita del procuratore distrettuale Harvey Dent ed aver ucciso la sua ragazza, Rachel Dawes, in un'esplosione di carburante ed esplosivo, Joker è salito in una volante della polizia insieme al detenuto Lau, riuscendo a fuggire. Ma ciò che ha scioccato di più gli abitanti della città è stato il rapimento della sua psichiatra, Harleen Quinzel. Gli agenti hanno trovato il suo camice a terra, davanti alla centrale, ma per ora non ci sono tracce dei tre.
«Faremo di tutto per fermare quel folle e poter salvare la ragazza» afferma il Commissario Gordon, concludendo con delle parole alquanto tristi, «prima che sia troppo tardi.»
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|MESSED UP TOO| •Joker e Harley Quinn• {ITA}
Fanfic«Se sei capace di amare uno come me, devi essere incasinata alla stesso modo.» • Ispirata a «Il Cavaliere Oscuro» •