Fatti ispirati al film
Harleen si avvicinò in modo silenzioso allo specchio semiriflettente che si affacciava nella stanza in cui era stato portato Joker. Era buia, illuminata, quasi per niente, da una lampada sopra un tavolo malridotto. C'era diversa gente lì davanti, pronta a vedere lo svolgimento dei fatti.
Non poté fare a meno di sorridere nello scorgere la figura del suo paziente, con la sua faccia coperta di trucco bianco che risaltava vicino a quella luce.
«Buonasera...commissario» salutò Joker, scandendo l'ultima parola, con una voce cupa, dopo aver visto Gordon entrare.
Quest'ultimo avanzò verso di lui, senza dire nulla, sedendosi e posando le mani sul tavolo ed incrociandole.«Harvey Dent non è tornato, è scomparso.»
«Eh certo» commentò Joker.
«Che gli hai fatto? E' colpa tua?»
Joker spalancò leggermente gli occhi con una faccia quasi sorpresa. «Mia?» Spostò lo sguardo più volte prima di rispondere. «Io ero chiuso là dentro» disse riferendosi all'Arkham Asylum, mostrandogli poi le manette.
Harleen, che fino a quel momento non aveva pensato a nulla, impegnata ad ascoltare, aveva imparato a comprendere diversi dei suoi atteggiamenti. Sapeva che c'era qualcosa sotto, sapeva che quel criminale stava mentendo. Non importava se per quei giorni fosse stato rinchiuso in manicomio, non potevi fermarlo così.
«Tu piuttosto, con chi l'hai lasciato?» continuò indicando il commissario. «Mh? Con i tuoi uomini?» Ancora una volta, si leccò velocemente il labbro superiore, producendo un rumore abbastanza fastidioso. «Ammettendo ovviamente che siano ancora i tuoi uomini...» seguì un attimo di silenzio, «...e non gli uomini di Maroni» concluse nominando uno dei criminali più conosciuti di Gotham, un mafioso a dirla tutta, lanciando uno sguardo quasi fulminante.
Gordon lo guardò senza esprimere tante emozioni, non fiatando, fisso.
«Ti deprime, commissario, sapere quanto sei...profondamente solo? Ti fa sentire responsabile delle...attuali condizioni di Harvey Dent?»
«Dov'è?» domandò quasi senza lasciare il Joker finire la frase.
«Che ore sono?»
«E questo che cosa cambia?»
«Beh, a seconda dell'ora potrebbe essere in un luogo o in molti altri.»
Dopo diversi secondi senza risposta da parte di nessuno dei due, Gordon infilò la chiave nelle manette di Joker, liberandolo ed andandosene via.
L'ultima frase pronunciata dal suo paziente fece venire i brividi ad Harleen, immaginando ciò che potesse significare. Abbassò il viso, avvicinandosi al vetro. I dialoghi che di solito aveva con lui durante le sedute, erano più o meno questi. Lui non ti dava delle risposte molte lunghe, tanto meno chiare. Ma infondo, questa caratteristica non dispiaceva così tanto alla ragazza.
Di botto la stanza dall'altra parte del muro si illuminò completamente ed Harleen sobbalzò nel vedere Batman dietro a Joker, che gli spinse la testa sul tavolo in un modo che sembrava essere parecchio doloroso.
Indietreggiò, quasi spaventata. Ma Joker aveva tutto tranne che paura, anche dopo ciò che era appena successo si mise a fare dell'umorismo, spiegando a Batman che non dovrebbe iniziare con la testa perché la vittima altrimenti rimarrebbe confusa. Potrebbe sembrare una cosa seria, ma...non se è Joker a pronunciarla.«Volevi vedermi? Eccomi» disse Batman, mentre Gordon dall'altra parte si univa al gruppo.
«Volevo vedere cosa avresti fatto...e non mi hai deluso neanche un po'»
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|MESSED UP TOO| •Joker e Harley Quinn• {ITA}
Fanfic«Se sei capace di amare uno come me, devi essere incasinata alla stesso modo.» • Ispirata a «Il Cavaliere Oscuro» •