CAPITOLO 15

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Non c'è nulla che irriti di più Lord Sebastian Brisnow di un contrattempo.

E dover rendere conto alla sede di Londra rischia di divenire un'autentica spina nel fianco. Deve fare rapporto quanto prima e si trova di fronte a un bivio pericoloso, da gestire con attenta diplomazia: da una parte non può rivelare l'importanza del portale senza rischiare di trovarsi circondato da agenti dell'Ordine; dall'altra non può né negarne l'esistenza né sminuirne l'importanza, perché si vedrebbe subito richiamato in patria.

Non è semplice e il senso di frustrazione per non poterli mandare al quel paese, lo rende nervoso.

No, a ben vedere c'è una cosa che Lord Sebastian Brisnow detesti di più del trovarsi di fronte a un contrattempo: è il dover rendere conto a qualcuno. 
Si è arruolato nell'Ordine per poterne sfruttare le risorse e agire indisturbato, cercando in tutto il mondo i portali più importanti. L'Ordine li utilizza per evocare i demoni ma lui l'ha sempre vista come una cosa futile. A che cosa serve avere un demone al proprio servizio se si è comunque destinati a morire? No, lui ha ben altri piani. Persone stupide e inette come il Reggente di Ray Falls mirano unicamente al potere, alla ricchezza. Tutti beni transitori e precari, facili da guadagnare e altrettanto da perdere, senza alcuna importanza in una visione di più ampio respiro.

Lui invece desidera qualcos'altro e questo portale, il portale di un paesino così insignificante sulla mappa, può essere la chiave di tutto. 
Deve studiare un diversivo, un espediente che gli consenta di guadagnare tempo senza destare sospetti.

"E adesso che cosa facciamo?" domanda Peach piuttosto sconsolata. L'intera missione si è rivelata una noia mortale e per giunta ora ha una fame da lupo.

Sebastian estrae dalla tasca del cappotto tre piccole statuette di argilla alte cinque centimetri e le sotterra nel terreno umido e maleodorante, a distanza di dieci metri l'una dall'altra.
Fuori dalla grotta l'aria è più respirabile eppure il silenzio notturno che avvolge ogni cosa, pesa in maniera inquietante.

"Le difese di questo posto ormai sono un colabrodo. Se qualcuno dotato di poteri magici si dovesse avvicinare, almeno verrà rallentato."
 Peach non ha più voglia di interessarsi di quello stupido portale.

"Se lo dici tu... andiamo a mangiare un hamburger? Ho la pancia vuota come la testa di questa gente."

"E tua sorella?"


"Io sto bene, grazie."
 Portia emerge dal buio con il passo felpato che la contraddistingue. I capelli viola scuro si confondono con le tenebre, mimetizzata come un predatore in agguato.


"Non ho mai corso alcun pericolo, sono degli sprovveduti."

I piccoli occhi gialli, brillano carichi di disprezzo.


"Aspetta aspetta, indovino! Hanno cercato di manipolarti la mente per capire i nostri piani!"

"Peggio. Mi hanno impiantato la spora dell'Ofiocorde Maligno."

"Ahahhahaha... non ci credo: non se ne sono accorti allora!"

"Beh, hanno tentato di trasformarti in un cavallo di Troia, c'era da aspettarselo. In fondo non potevano fare altro."

"Oh, ma per favore! Un fungo demoniaco! È così... BANALE!"

"Come hai detto tu, non se ne sono accorti. Se avessero saputo che siete due Nonmorte, non avrebbero tentato di trasformare Portia in uno zombie al loro servizio."

"Secondo me sono solo stupidi e basta!" ribatte Peach con sdegno.

"E come te ne sei andata?"

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