CAPITOLO 13

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La musica mi suonava nelle orecchie e il mio corpo assorbiva ogni melodia come una medicina.
Sono seduta su una panchina nascosta da alcuni cespugli, è qui che ho incontrato per la prima volta Sebastian, la panchina di legno mi trasmette un odore pungente, sono incise sul legno molte promesse: ad esempio ti amerò per sempre e alcune lettere scritte a caso. Forse quando scriviamo qualcosa su un qualsiasi oggetto speriamo che veramente quella scritta possa rimanere per sempre, o a volte abbiamo bisogno di vedere scritto in modo concreto, ciò che proviamo per paura che se lo diciamo, possa volare via.
-E tu che fai qua?-
Una voce gentile ferma i miei pensieri.
-Sebastian?-
- È già proprio io-,
È vestito con una tuta blu notte e scarpe da ginnastica, i suoi occhi smeraldo risplendono alla luce fioca del sole, mi guarda girando lievemente la testa e si siede accanto a me, in silenzio credo che vuole iniziare una qualunque conversazione, ma non sa come fare.
-Cosa ci vieni a fare qua?- lo dico cercando di aiutarlo.
-Io vengo qui da tre anni . È tranquillissimo per correre e poi questa è la mia panchina- lo dice ridendo e avvicinandosi un po' di più
-A si è questa sarebbe la tua panchina?-
-Si, guarda c'è scritto anche il mio nome - indica una piccola parte dove c’è inciso "Sebastian"
-E cosa c'entra, questa è anche la mia di panchina- lo dico con un sorriso dispettoso.
-No invece, io ci vengo da più tempo. A giusto tu non puoi neanche stare qua. Questa è proprietà privata - lo dice con sorrido trattenuto
-Addirittura vuoi proprio che vada via!?-
-si, dalla mia panchina-
È strano più mi dice di andarmene più ci avviciniamo, le sue mani timidamente toccano le mie. Io resto ferma, non so proprio come  comportarmi. Il mio corpo diventa rigido, riesco solo a guardare i suoi occhi che infondono una sicurezza assurda. Delicatamente sposta una ciocca dal mio viso
-Facciamo che questa è la Nostra panchina- lo dice sorridendo.
Sentivo il suo respiro fondersi con il mio. Le sue labbra umide mi  avvolgevano come in un sogno. Ho tenuto per tutto il tempo gli occhi , sperando che questo bacio non possa mai finire.
È stato una giornata bellissima siamo stati seduti su la Nostra panchina a baciarci e a guardare il sole.
Credo che lui sia il suono del mare. Così profondo che trasporta ogni tuo problema verso una tranquillità assoluta. Quando è andato via mi ha dato un bacio, mi ha accarezzato dolcemente la guancia ed è sparito tra i cespugli e le ombre della sera. Non vedo l'ora di rivederlo domani. Adesso però devo pensare che quando tornerò a casa ci sarà mia madre pronta per sgridarmi.

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