Prologo

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Non importa quanti anni passino dalla morte di una persona: il dolore non andrà mai via.

Ma in qualche modo bisogna reagire. Ecco perché d'improvviso ti ritrovi a scavare dentro te stesso con la speranza di trovare, sepolta da qualche parte, una forza sconosciuta, una forza che fino a un attimo prima non avresti nemmeno mai pensato di possedere. Una forza che, inspiegabilmente, ti aiuterà ad andare avanti.

Già, andare avanti. Sembra assurdo, non è vero?

Quando è morto mio marito ho sentito andare in frantumi gran parte del mio cuore, ma non potevo concedermi il lusso di piangere la sua scomparsa. Non troppo a lungo, quantomeno.

Avevo una famiglia da mantenere, dei figli a cui badare. Per cui sì, in casi come questi, si deve andare avanti. Non ci sono alternative.

Eppure, nonostante il tempo trascorso e la mia tenacia nel voler pensare che in fondo la vita poteva riservarmi ancora qualcosa di bello, l'amore non è più tornato a farmi visita. Ma mi tocca ammettere le mie colpe: ero io a non cercarlo, a non desiderarlo davvero. Mi sembrava di tradire mio marito e il ricordo che avevo di lui ma, inaspettatamente, le cose sono cambiate. La vita ha voluto dimostrarmi ancora una volta che tutto può mutare. A volte in peggio, altre in meglio...

«Mamma, sei pronta?», mi domanda mio figlio Andreas porgendomi il braccio.

«Sì, amore, sono pronta», dico sinceramente, aggrappandomi a lui. Mi fa quasi tenerezza questo momento. Fino a ieri lo tenevo per mano mentre lo accompagnavo all'asilo o dal dentista e ora è lui ad accompagnare me, a sorreggermi e incoraggiarmi. Chi lo avrebbe mai detto che un giorno il mio bambino sarebbe diventato l'uomo che è oggi e che, addirittura, avrebbe camminato al mio fianco per raggiungere all'altare Ferdinand Schäfer, l'uomo che ha letteralmente preso tutti i cocci del mio cuore e li ha rimessi insieme per farlo tornare a battere. Metafora quasi ironica se penso alla sua professione...

Ferdinand e io ci siamo conosciuti per caso a una cena di lavoro alla quale nessuno dei due aveva molta voglia di partecipare. Ci sentivamo inadeguati, inadatti, fuori posto. Cosa c'entravamo noi con la felicità che dipingeva il volto di tutti gli altri presenti? In fondo quando stai male non hai voglia di stare in mezzo alla gente, vuoi solo mangiare intere confezioni di gelato al cioccolato standotene seduta sul divano a piangere tutto il tuo dolore, magari mentre guardi un noiosissimo film. Tuttavia, quella sera abbiamo parlato molto e a un certo punto ci siamo guardati negli occhi e in silenzio ci siamo detti: "Tu mi puoi capire".  Anche Ferdinand, proprio come me, piangeva la recente scomparsa della sua dolce metà. Chi meglio di lui poteva comprendere il vuoto che sentivo dentro me?

Dal nostro primo incontro è trascorso poco più di un anno, eppure, contro ogni previsione, siamo pronti a prometterci vita eterna con la consapevolezza che l'amore provato per il nostro precedente matrimonio non cesserà mai di esistere e non verrà in alcun modo violato con la nostra unione.

«Vi dichiaro marito e moglie», annuncia il prete. Poi, rivolgendosi a Ferdinand, dice: «Può baciare la sposa». Ed io, in quel bacio, provo amore e gratitudine eterna. Non solo nei confronti del mio novello sposo, ma anche in quelli della vita: mi ha tolto tanto, ma mi ha ampiamente ricompensato per non aver mai mollato e, anzi, aver trovato il coraggio di amare ancora.     

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