- 8 - M i r r o r

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Feci per salire le scale ed andare in camera mia, fin quando non udii Warren attaccare i nostri genitori con un tono incomprensibile

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Feci per salire le scale ed andare in camera mia, fin quando non udii Warren attaccare i nostri genitori con un tono incomprensibile. Quindi, feci finta di non sentire e ritornai nella stanza, avvolta dalla penombra. La sera stava calando e solo la luce del tramonto veniva filtrata dalle tende scure. Sospirai, riflettendo a tutto quello che era successo in quelle poche ore. Era,però, ancora troppo presto per parlare, perché quello sarebbe stato solo l'inizio. Ci sarebbero state altre decine di brutte giornate come quella, se la mia parte oscura fosse sbucata ancora senza che potessi,realmente,controllarla.

Mi sedetti sul letto riflessa nello specchio appeso all'armadio. Per un attimo mi sembrò che,specchiata nell'ovale , non ci fossi io, ma un'altra. Rabbrividii,avvicinandomi lentamente alla figura che imitava i miei movimenti. Tremavo come una foglia in autunno.

<< Non sono io >>.

La ragazza riflessa aveva lunghi capelli rossi e occhi di un pallido azzurro ghiaccio,trasparenti,come di vetro. I lineamenti erano molto simili ai miei, ma migliorati; duri e freddi. Sembrava scolpita nel marmo, come i ragazzi-corvo del sogno. Strizzai gli occhi e li strofinai con forza , sbavando il poco trucco che era rimasto. Appena li riaprii , scomparve. Nello specchio riapparve la solita me con i capelli neri e gli occhi scuri , carina ma non bellissima come la ragazza imprigionata in esso. Le solite occhiaie erano più pronunciate , evidentemente sintomo della stanchezza e dello stress.

La pazzia era sempre più plausibile.

Senza neanche rendermene conto , mi addormentai subito. Non andavo mai a letto così presto. Anche se non avevo controllato l'ora prima di poggiare la testa sul cuscino, non era ancora notte e non avevo cenato,pensandoci.

Mi sembrò di aver dormito per un secolo,un sonno lunghissimo che confusi con la realtà. Nella testa vagava un uragano di sogni, allucinazioni e incubi. Pensavo che quella notte sarebbe stata priva di essi , ma non fu così. Anzi, ne fui inondata . Ed erano di vario genere. Alcuni limpidi , altri aggrovigliati e difficili da decifrare , se ci fosse qualcosa da decifrare.

Il primo , lo ricordavo vagamente, riguardava le mie amiche.

Dopo aver quasi assalito Nick, si allontanarono tutti da me. Rimasi sola ai corsi , circondata da banchi vuoti . Ero sola anche all'entrata e all'uscita di scuola. Uno squarcio nel petto si faceva sempre più profondo, man mano che i giorni passavano in solitudine. Quello squarcio che non era stato fatto dai ''Corvi'' , si stava generando da solo, probabilmente grazie al dolore che mi corrodeva; man mano che le mie amiche facevano finta che non esistessi. Mi odiavano tutti e mi guardavano sempre con aria disgustata. La visuale della mia vita era diventata completamente grigia e triste, come per il resto dell'incubo. Poi mi ritrovai in un universo senza stelle, completamente nero e diversamente vuoto. Ero una mosca, inutile e pronta ad essere schiacciata dal buio.

Il secondo durò pochissimo. Fu tutto incentrato sulla ragazza dai capelli ramati, riflessa nello specchio.

Mi svegliai nel bel mezzo dell'alba. La luce era ancora fioca e le tende scure della sua camera peggioravano l'illuminazione, proprio come nella realtà,proprio come quando mi ero addormentata. Mi sedetti sul letto , guardando davanti a me. La rossa era lì, a fissarmi, con occhi diventati di getto da azzurro a rubino. Sobbalzai e corsi verso la porta, sbarrata. Mi accorsi in quel momento della realisticità dell'incubo stesso. Avevo indosso gli stessi abiti e tutto era posizionato esattamente come lo avevo lasciato il giorno prima. Avevo ancora i dorsi delle mani leggermente sporchi di mascara sbavato dalle lacrime e dal continuo sfregamento. La ragazza misteriosa riuscì ,lentamente, ad evadere dalla sua prigione riflettente, come se quello fosse solo una pellicola trasparente che portava in una altra stanza , in tutto identica alla mia. Si avvicinò lentamente a me, che ero impotente. Lei fortissima e ... assetata, avrei osato dire. Ma, arrivata a pochi centimetri di distanza dalla mia figura reale e in carne ed ossa, mi sfiorò soltanto con un polpastrello , ghiacciato. Diventai acqua in cui lei si immerse, perché faceva parte di me.

Ciao ! Grazie per aver letto anche questo capitolo! Non meravigliatevi se vedete che pubblico tutto insieme, ma ho già i capitoli pronti e sono entusiasta di mostrarveli !

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Ciao ! Grazie per aver letto anche questo capitolo! Non meravigliatevi se vedete che pubblico tutto insieme, ma ho già i capitoli pronti e sono entusiasta di mostrarveli !

Gli occhi sono lo specchio dell'anima, ma in questo caso non è solo l'anima.

Alla prossima

-NICK

Vermell - Rossa Come Il Sangue *IN REVISIONE *Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora