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«Io non sono chi pensi che io sia.»

Affermò, guardandolo negli occhi.
Hinata ricambiò lo sguardo, stringendo a sua volte le sue mani tra i guanti rossi che indossava.

«E chi sei allora?»

Aggrottò leggermente le sopracciglia, non capendo.
Kageyama lo scrutò con i suoi occhi blu, cercando in lui il coraggio per pronunciare le parole "Sono un ghoul" ma, per quanto ci provasse, non trovava la forza per farlo.

«Sono... Questo...»

Sussurrò l'ultima parola incerto, mentre sentiva le pupille dilatarsi e la retina mutare.
Sentì un dolore lancinante alla schiena, mentre da essa spuntavano quattro tentacoli blu notte, lunghi e robusti.
Hinata si sentì mancare. Guardò il suo migliore amico negli occhi neri, cercando il loro colore caratteristico, il ciano, ma trovo solo del rosso, cremisi, il colore del sangue. Rimase a bocca aperta, troppo scombussolato per pronunciare una sola parola. Spostò lo sguardo sugli arti dietro di lui, rimanendo ancora più stupefatto.
Rimase a guardarlo per qualche minuto, cercando di fare ordine nel suo cervello che, ora come ora, stava per scoppiare.
Era davvero shockato dal sapere che il suo amico, il suo migliore amico e compagno di giochi da una vita, fosse in realtà un mostro, un predatore. Ma era anche deluso, perché un segreto così grande gli era stato nascosto per troppi anni.
Avrebbe avuto avere paura di lui, avrebbe dovuto scappare urlando e chiamando aiuto, d'altronde, se Kageyama era un predatore, ciò non faceva di lui una preda?
Ma non scappò, anzi, allungò una mano verso il suo viso, accarezzandolo delicatamente.
Se avesse voluto fargli del male lo avrebbe già fatto, continuava a ripeterselo nella testa.

Tobio rimase sconcertato dal suo gesto, ma non esitò a posare la mano sulla sua.

«Perché non scappi...?»

Ebbe finalmente il coraggio di dire qualcosa, nonostante avesse la gola terribilmente secca.
Ora che i suoi sensi da ghoul erano migliorati per via del kagune sprigionato, l'odore invitante di Hinata gli colpì le papille gustative e il naso come un treno, inebriandogli il cervello.

«Perché non ho motivi per farlo, Kageyama.»

Sorrise Shoyo al suo amico.

Un brivido attraverso la nuca al moro sentendolo pronunciare il suo nome, era stato un gesto fantastico, la cosa migliore che potesse fare in quel momento Hinata. Gli aveva fatto capire che per lui, esso era ancora il suo amico, ancora Kageyama. Che la sua natura non cambiasse il loro rapporto. E per questo gli fu grato.

«Non hai paura... Di me?»

Kageyama dovette trattenere le lacrime; si sentiva così piccolo e debole in quel momento.

«No, sei sempre tu. Con degli occhi un po' inquietanti e un polipo sulla schiena, ma sei sempre tu.»

Ridacchiò lui, cercando di sdrammatizzare.
Tobio non ci vide più: lo afferrò per le spalle e lo attirò a se, stringendolo in un abbraccio.
Il rosso ricambiò subito sussurrandogli continuamente che non c'era bisogno di preoccuparsi, che si fidava ancora di lui.
Kageyama annuì con il viso nascosto nell'incavo del collo del più basso.

D'un tratto, il cuore di Hinata iniziò a correre come in una maratona, battendo all'impazzata. Quello era il momento perfetto: Tobio gli aveva rivelato il più grande segreto della sua vita, o almeno lui credeva, ora toccava a lui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 07, 2018 ⏰

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