V E N T I

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il giorno dopo

Non sapevo cosa pensare,
in realtà da quando chiudevo gli occhi a quando li aprivo l'unico pensiero che avevo era la curiosità di sapere se il giorno dopo mi sarei svegliato di nuovo, se il mio cuore avrebbe continuato a battere, se il mio respiro si fosse fermato oppure no.
Erano le 8.00 del mattino ed entrava la luce a strisce data la tendina scorrevole che c'era davanti alla finestra che non lasciava entrare il sole per intero.
Mia madre non c'era, mi disse che sarebbe venuta tutti i giorni dalle 14.00 alle 20.00 perchè dopo dovevano chiudere, mi andava bene così.
Entrò il dottore
D: buongiorno, come va oggi
F: meglio di ieri
D: ho una buona notizia
F: quale?
D: puoi curarti, ci vorrà del tempo, ma puoi curarlo
sorrisi, ero davvero contento, non era una cosa da poco
D: tu ce la farai
F: lo spero
D: chiamerò io tua madre per avvisarla ok?
F: Si, grazie mille
D: puoi considerarci tuoi amici e sei vuoi puoi chiamarmi Andrew
F: grazie mille, Andrew
feci una faccia divertita lui fece lo stesso ed uscì dalla stanza, era un ragazzo abbastanza giovane tra i 20 ed i 25 anni ed io ammiravo il suo modo di lavorare. Mia madre il giorno prima mi aveva portato la chitarra, allora la afferrai e pensai qualche minuto ad una canzone da suonare per poi iniziare

" 'Cause I'm a fucking mess sometimes
But still I could always be
Whatever you wanted
But not what you needed
Especially when you been needing me
'Cause I'm a fucking mess inside
And I'll say what I don't mean
Just 'cause I wanted
Or maybe I need it
Swear lying's the only rush I need"

Poco dopo dalla porta vidi entrare una ragazza dai capelli corvini, con la luce che le filtrava esattamente sugli occhi lucidi come le stesse labbra colorate da un lucido che le faceva brillare, ma non era una ragazza qualunque, era la mia.

Lei si avvicinava molto velocemente, ma io la vedevo come se fosse una scena di un film a rallentatore. Il mio viso era riempito da un sorriso, lei si fiondò su di me per abbracciarmi, appena le nostre pelli si toccarono sentii un brivido percorrermi ovunque, mi mancava.
Sentire la mancanza di qualcuno ci fa comprendere che quella persona ha un vero valore per noi, ci appartiene. Sentire la mancanza di qualcuno è molto più che ricordare e, soprattutto, molto più che soffrire. Cercando sul vocabolario il significato della parola "mancare", si legge che è un verbo intransitivo, il cui significato è "di persona: essere assente, essere lontano da un luogo in cui dovrebbe o potrebbe essere". In particolar modo, indica l'assenza di qualcuno che dovrebbe essere presente.

N: mi sei mancato
F: anche tu

Mi sorride

N: il dottore mi ha appena detto che... si può curare
F: si, lo so, in un certo senso mi sento meglio, non ho più paura
N: perché avevi paura?
F: non lo so... avevo paura di.. di perdere tutto, insomma
lo dico con un filo di voce e gli occhi lucidi
N: pensaci un attimo, siamo in un ospedale a parlare delle tue paure, guarda quanta strada abbiamo fatto, davvero pensi di non farcela?
dice ridacchiando
F: non più
sorridiamo

Web Squad//Finn WolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora