11. Domande senza risposta

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POV ADRIAN

Il sole non si è ancora svegliato, e la brina ricopre tutta l'erba con un velo bianco e freddo.

Mi sarebbe piaciuto restare ancora un po' sotto le coperte, ma i pensieri non mi davano pace.

Stupidamente, ho creduto che una buona sessione di sesso, con Monique, potesse sfinirmi a tal punto da crollare una volta a casa.

La pace è durata l'attimo di un orgasmo.

Sistemo il fieno nella mangiatoia, mentre spingo la carriola con il letame fuori dalla stalla e rimango a contemplare la distesa addormentata.

La finestra della camera numero otto è ancora chiusa, le tendine verde mela sono tirate.

Chissà che sogni starà facendo.

Scrollo la testa a quel ridicolo pensiero da femminuccia, e mi avvio in casa per preparare la colazione.

Dal piccolo ingresso pulito e ordinato svolto a sinistra per entrare in cucina, e la vedo.

Una visione di raso e sete, una dea dal pallore pudico e malizioso.

Di spalle, agita il culetto sodo, ballando su una musica che non sento,la vestaglia morbida si alza e si abbassa ad ogni suo movimento, lasciando intravedere più pelle del normale.

I capelli tirati su disordinatamente, le ricadono a ciocche morbide,e sono sicuro anche profumate.

Alle orecchie porta degli auricolari.

Spadella qualcosa come se non ci fossero problemi al fatto che non si trova a casa sua, ma in un b&b.

Rimango sulla porta per varie ragioni.

Lussuria e rabbia si mescolano, provocandomi un' erezione dolorosa.

Mi prendo ancora qualche minuto per osservarla, partendo dai piedini delicati.

Risalgo le lunghe e aggraziate gambe, le morbide cosce che si intravedono dalla vestaglia candida.

La forma perfetta del fondoschiena sinuoso.

Sono pienamente cosciente del fatto che il mio autocontrollo sta andando a farsi un giretto, mentre gli ormoni urlano in coro: "Prendila. Prendila subito."

Vorrei avvicinarmi, ma questo potrebbe causare la mia rovina, così aspetto che si accorga di me, del mio esame accurato.

E lo fa. Si volta spalancando i suoi occhioni scuri, imbarazzo, stupore, tutti sentimenti che le passano sul suo bel visetto, appena si rende conto della mia presenza.

Schiarisco la voce, incrocio le braccia, e mi appoggio allo stipite della cucina, stando bene attento ad incrociare le gambe per nasconderle l'imbarazzante erezione che mi pulsa contro i jeans.

<Cosa stai facendo esattamente?>

Sfila gli auricolari e li ripone in una delle tasche della vestaglia, mentre appoggia la padella che aveva in mano sul tavolo.

Un buon profumo di pancake ai mirtilli mi solletica il naso, ma trattandosi di Didi non mi lascio prendere dalla golosità.

<Ehm...pancake...per Julie, ma puoi mangiarli anche tu, se vuoi>.

<Credevo dormissi. Preparare la colazione non è compito tuo>.

La vedo aggrottare le sopracciglia scure.

<L'ho fatto per Julie, oggi abbiamo molte cose da fare, e volevo facesse una buona colazione>.

<So prendermi cura di mia figlia Daphne. Le avrei preparato io una buona colazione, come faccio da undici anni>.

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