14. Déjàvu

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Ieri.

Il giorno del ballo è arrivato. Ho cercato di convincere Adrian ad accompagnarmi ma non c'é stato verso.

Troppi impegni tra la scuola, il basket e il ranch dei nonni, lo hanno costretto a restare a Wilmington.

Non ci siamo visti né sentiti molto dopo la volta del lago, e avrei voluto davvero parlargli di ciò che ho visto quel giorno, ma ho taciuto per paura di quello che potrebbe accadere.

In realtà é solamente la paura di perdere un'altra figura importante nella mia vita, che mi blocca dallo sputargli in faccia tutta la verità.

Guardo ancora una volta la mia immagine riflessa allo specchio della mia camera.

Questo doveva essere un'altra cosa che dovevamo fare insieme, invece.

Sbuffo di rimando alla mia immagine triste, mio padre bussa con colpi delicati alla porta socchiusa della mia camera, la apre appena e mi osserva con occhi colmi d'amore.

<Didi sei magnifica. Il tuo accompagnatore é arrivato>.

Lo vedo asciugarsi una lacrima che furtiva scappa al suo controllo.

<Papà Jeffrey non é il mio accompagnatore! É solo un collega del giornalino, mi da solo un passaggio alla festa dato che anche lui non ci va con nessuna, più che altro lavoreremo>.

Gli sorrido e afferro la stola color pesca che serve a coprire le spalle lasciate nude dall'abito lungo color perla.

Non sarei proprio voluta andare a questo stupido evento, ma sono la redattrice capo del giornalino della scuola é come tale dovrò dare un resoconto dettagliato della festa di quelli dell'ultimo anno in uno dei miei articoli, che sicuramente servirà anche per l'annuario.

Alla porta trovo Jeffrey con il suo smoking a noleggio, per un minuto resta a bocca aperta quando mi vede, poi mi sorride e mi porge il braccio.

<Caspita Daphne, sei...davvero bella>.

Sento il mio volto prendere colore nel mentre gli sorrido e mi aggrappo al suo braccio.

Jeffrey é un bel ragazzone moro con gli occhi nocciola, come me é nel corso di letteratura ma se non fosse stato per il corso di giornalismo non ci saremmo conosciuti.

La sua ragazza Becki lo ha lasciato un mese prima del ballo e dato che aveva acquistato i biglietti, e che dovevamo lavorare all'articolo insieme, mi ha proposto un passaggio per arrivare alla festa.

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La sala é stracolma di palloncini neri e dorati, brillantini ricoprono il pavimento dell'intera palestra, non oso immaginare la stabilità delle ragazze sui trampoli mentre cercano di ballare sul pavimento scivoloso, ne tantomeno alla fatica tremenda che dovrà fare il comitato del ballo per ripulire tutto.

Tovaglie bianche ricoprono i tavoli tondi da dove sbucano piccoli vasi di cristallo con calle e orchidee bianche anch'esse.

Hollywood è il tema dell'evento, ma di Hollywood c'è davvero poco o niente.

La sala si riempie, la musica suona forte tutti ridono e si divertono, io e Jeffrey passiamo da una foto e un intervista all'altra mescolandoci ai nostri compagni di scuola, chi già ubriachi, chi ancora no.

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