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★·.·'¯'·.·★ ᴊᴀᴅᴇ ★·.·'¯'·.·★

Ci trovavamo in quel dannato pub da circa venti minuti e mia sorella ci aveva già provato con almeno tre ragazzi diversi mentre io ero rimasta in disparte per evitare di venir interpellata in qualche conversazione spiacevole.

Mi guardai in giro spaesata, sentendo il cuore rimbombarmi nel petto allo stesso ritmo di quella musica che stava riscaldando gli animi bollenti di molti miei coetanei e non.

«Posso tornarmene a casa?», piagnucolai, aggrappandomi ad un braccio di mia sorella, facendola inevitabilmente sbuffare.

«Te lo scord— oh, andiamo a berci qualcosa», afferrandomi per una mano mi trascinò fra la gente che continuava a sballottarmi a destra e sinistra e ovviamente alla fine, finii per perdere la stretta di mia sorella, ritrovandomi da sola in mezzo alla calca.

Spintonai alcune ragazze che mi vennero addosso poi finalmente riuscii a intravedere la chioma rosso fuoco di mia sorella.

«Ariel», gridai per farmi sentire da lei, ma per colpa della musica alta non riusciva a sentirmi. Mi feci largo tra le persone e finalmente la raggiunsi, guardandomi in giro spaesata e sentendomi veramente fuori posto.

Non mi piaceva ballare né tantomeno bere o ascoltare quel genere di musica e proprio per questo, continuavo a domandarmi per quale assurdo motivo avevo accettato. Ah, giusto... Mia sorella e il suo modo di ricattarmi.

«Ariel, ti prego asp—»

Mia sorella scrollò le spalle, sventolando nell'aria accaldata la sua chioma poi aumentò il passo, fino a fermarsi davanti al barista che, anche da questa distanza, lo vidi sorridere in sua direzione.

Sospirai pesantemente, muovendomi velocemente per raggiungerla, anche se non avevo alcuna intenzione di bere, ma non potevo di certo perderla di vista. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua quindi era meglio per lei se non spariva insieme a qualche ragazzo, sennò una volta tornate a casa, l'avrei ammazzata.

«Ariel! Troia dai capelli rossi, ti vuoi girare?», gridò qualcuno nelle orecchie di mia sorella — dopo essere apparsa dal nulla —, facendola sobbalzare e poi gridare per lo spavento. La ragazza si beccò in risposta un forte schiaffone su un braccio che la fece gemere dal dolore per alcuni secondi.

Chi è quella ragazza e perché mi sembra di aver già sentito la sua voce? Io non conosco nessun'amica di mia sorella.

«Ma sei cretina? Che cazzo mi urli nelle orecchie?!», sbraitò mia sorella — sicuramente col viso paonazzo —mentre io le stavo appena dietro le spalle per cercare di nascondermi.

L'amica di mia sorella fece spallucce poi la vidi scrollare le spalle con noncuranza. Inclinò il capo in un lato e in quel momento capii che stava cercando di capire chi fossi quindi mi nascosi meglio dietro la schiena di mia sorella, percependo le guance riscaldarsi per la vergogna.

«Perdona questa cretina, sai com'è fatta», anche l'altra ragazza intervenne, tirandole uno scappellotto sulla nuca che non la scompose nemmeno per un secondo. Sembrava essere abituata a quel genere di battibecchi.

La ragazza dai capelli castani mosse appena una mano verso di me per salutarmi e per la vergogna di essere stata notata, mi aggrappai al vestito di Ariel, facendola imprecare furiosamente, cosa che non passò inosservata al barista che ridacchiando, tornò al suo lavoro.

Oh, ora si arrabbierà con me per averle fatto perdere l'opportunità di rimorchiare il barista. Povera me.

«Jade, piantala di tirarmi il vestito e per l'amore di Dio, presentati alle mie amiche.»

Ariel mi afferrò per un braccio, facendomi sfuggire dalle labbra un versetto sorpreso e mi spinse verso le sue due amiche, piazzandomi proprio davanti a loro. Chinai all'istante il capo verso il basso mentre le mie guance aumentavano di calore, facendomi provare caldo in tutto il viso.

«Non ti mangiamo mica», ridacchiò la ragazza, facendomi imbarazzare ancora di più mentre la sua voce soave mi parve — nuovamente — di averla già sentita da qualche parte, «Dai, mostraci il tuo volto.»

Dopo qualche minuto in cui titubai parecchie volte, decisi finalmente di alzare il viso e vidi la ragazza castana deglutire fortemente mentre la ragazza bionda al suo fianco, mi sorrise semplicemente.

«Sei la ragazza di oggi pomeriggio!», gridò infine la castana, puntandomi un dito contro. Sussultai violentemente, sentendo i battiti del mio cuore aumentare per l'imbarazzo poi abbassai nuovamente il capo verso il basso.

Quindi lei è la ragazza del minimarket... Quella che ha cercato di essere gentile con me e io senza nemmeno ringraziarla per il consiglio che mi aveva dato, sono fuggita dal negozio.

Alzai nuovamente il capo, col cuore che mi pompava velocemente nel petto e la guardai con gli occhi socchiusi, sentendo le guance bruciare quando la vidi sorridermi ancora.

Cavolo, è veramente bellissima.

I capelli castani e leggermente mossi le ricadevano dolcemente sulle spalle, incorniciandole il viso pallido e un po' spigoloso. Gli occhi di un bel nocciola erano luminosi e sembravano sorridermi, così come le labbra sottili e ricoperte da del rossetto marrone, incurvate verso l'alto.

Mia sorella passò il suo sguardo da me, alla ragazza bionda per poi soffermarsi maggiormente sulla ragazza castana di cui ancora non sapevo il nome, «La ragazza di oggi pomeriggio? Quando avresti visto mia sorella, scusa?», domandò, inarcando un sopracciglio con curiosità.

«A-al m-minim-market», balbettai, aggrappandomi al braccio di mia sorella mentre le mie guance divennero rosse come due ciliegie poi mi sforzai di sorridere — senza sembrare un'impacciata cronica, la quale ero — verso la ragazza del minimarket.

Milk [Supermarket Series ▪ Book #2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora